ROMA Per quanto possa sembrare strano, fino a domenica scorsa la Basilicata era una Regione rossa. E la vittoria del centrodestra in questa Regione conferma quanto già emerso nelle politiche del 2013 e poi in quelle del 2018: una quota del blocco sociale della sinistra, in particolare il ceto basso, si è spostato a destra. Tuttavia, la Basilicata segna anche una novità rispetto al 2018: parte del voto di protesta, in particolare dei meno abbienti ma anche degli operai, si è spostato dai 5Stelle verso il centrodestra ed in particolare la Lega.
UNA MAPPATURA ORIGINALE
A fornire le tracce della nuova mappa elettorale lucana sono gli analisti della SWG di Trieste che hanno fotografato i flussi dei voti rispetto alle politiche 2018. Il dato più clamoroso sta nella transumanza dell'elettorato grillino più che dimezzato rispetto al 44,4% delle politiche di un anno fa. Che fine hanno fatto quei voti? Solo un elettore grillino della Lucania su tre - per l'esattezza il 31% - ha confermato il suo voto ai pentastellati, il 39% è rifluito nel non voto; il 17% ha votato per il centrodestra, il 12% per il centrosinistra e solo l'1% per la Lista Tramutoli, il candidato indipendente di sinistra. In altre parole: nell'astensione al momento ci sono più elettori grillini di quelli che hanno votarono nel 2018 per la lista pentastellata. «Questo paradossalmente significa che il M5S sta subendo un riflusso ma che non è in crisi - spiega Enzo Risso, direttore SWG - L'elettorato grillino somiglia in parte a quello che una volta era l'esercito di Berlusconi. sparisce nel non voto ma potrebbe rientrare in gioco di fronte al classico richiamo della foresta». Fra i molti, pesanti segnali di debolezza ieri i 5Stelle ne hanno raccolto anche una di forza: fra i giovanissimi lucani sono nettamente la prima forza raccogliendo il 44% dei consensi contro il 26% del centrosinistra e il 22% del centrodestra.
Lo schieramento che ha portato alla vittoria l'ex generale della Guardia di Finanza, Vito Bardi, ha ottenuto il 38% dei consensi fra gli operai (30% per i 5Stelle e 29% per il centrosinistra) e ha raggiunto il 44% dei voti dei ceti bassi e lo stesso livello nella classe media.
«La vittoria del centrodestra è figlia della somma dello spostamento verso la Lega di consensi popolari che si sono sommati alle rete di personale politico, cresciuta intorno a Forza Italia, che ha forti legami col territorio - spiega Risso - Lo slogan Prima gli italiani continua a mietere consensi a più livelli ed è un consenso ancora senza rendiconto».
Molto diverso lo scenario sul fronte del centrosinistra. Il Pd si è presentato diviso in quattro liste e, al contrario dell'Abruzzo e della Sardegna, con un candidato discusso per i suoi legami giovanili con la destra. Ciononostante la coalizione è arrivata a raccogliere il 33% dei consensi contro una percentuale intorno al 20% delle scorse politiche ottenuta dalla somma di tutte le formazioni di sinistra. «Quello per la sinistra lucana è un voto di resistenza - spiega Risso - Anche qui la rete del personale politico legato al territorio ha retto. E il centrosinistra ha raccolto anche molti voti fra i cinquantenni fra i quali ha staccato di 12 punti il centrodestra e di 30 i grillini dai quali ha recuperato circa il 20% del voto perso un anno fa». Ma secondo Risso questo dato è un punto di debolezza del centrosinistra. «Alle regionali del 2013 avevano il 60% dei consensi - sottolinea Risso - ne hanno perso la metà perché non hanno un'idea forte del futuro da offrire agli italiani».
Dal Reddito non arriva la spinta ai grillini al Sud è Quota 100 a trainare i consensi
ROMA Luigi Di Maio aveva provato a rivendicare il risultato. Parlando in uno degli ultimi comizi elettorali in Basilicata, il leader dei Cinque Stelle, aveva provato ad infiammare gli elettori spiegando che, con il Reddito di cittadinanza, 50 mila ragazzi della Regione «non partiranno più per l'estero. Li formeremo qui per lavorare». La folla aveva reagito tiepidamente alle parole. Del resto, nel lunghissimo programma elettorale di ben 159 pagine del candidato governatore grillino Antonio Mattia, il Reddito era citato soltanto due volte, per dire che la misura sarebbe stata armonizzata con gli aiuti regionali già esistenti. I lucani, da subito, hanno mostrato un certo scetticismo nei confronti della misura bandiera del Movimento Cinque Stelle. Del resto sono anni che nella Regione si testano strumenti anti-povertà, dai lavoratori socialmente utili, ai Copes, l'azione di contrasto all'esclusione sociale e alla povertà, fino al reddito minimo di inserimento. Misure finanziate in parte con le royalty del petrolio estratto in Val D'Agri.
L'ANALISI
Il Centro Einaudi aveva osservato come in dieci anni, nonostante i sussidi e le politiche attive per il reinserimento, il tasso di disoccupazione in Basilicata fosse aumentato. E quello perenne, di lunga durata, anche. Gli aiuti, insomma, non sono serviti a fermare l'emigrazione di giovani verso altre regioni e altri Paesi, un problema molto sentito. Il Reddito di cittadinanza, al quale molti osservatori avevano legato il boom elettorale del Movimento Cinque Stelle nel Mezzogiorno alle ultime elezioni politiche, una volta attuato non sta avendo il traino che i vertici grillini probabilmente immaginavano. In Basilicata non ci sono state code a chiedere il sussidio. Le domande, arrivate tramite le Poste, sono state poco più di 1.600, lo 0,9% di tutte quelle presentate in Italia. Manca, certo, ancora il dato dei Caf, ma se la percentuale fosse la stessa, non si arriverebbe a un decimo di quelle annunciate da Di Maio nei suoi comizi elettorali. Alle Poste, a conti fatti, sono arrivate solo trecento domande in più di quelle presentate all'Inps per l'altra misura bandiera, quella della Lega: Quota 100 per il pensionamento anticipato.
La Basilicata non è il primo, e non è il solo, campanello d'allarme per i Cinque Stelle. In Abruzzo, la prima Regione nella quale si è votato dopo l'approvazione delle misure economiche del governo, sono arrivate 3.500 domande di sussidio e 3 mila per Quota 100. Solo in Sardegna, altra Regione nella quale sono state chiamate le urne, le domande per il Reddito sono state 12 mila, il triplo di quelle per la pensione. Ma il risultato elettorale non è cambiato. Il film è praticamente lo stesso: un senso diffuso di disamoramento verso il Movimento nonostante il Reddito promesso per anni sia diventato una realtà. Una sorta di male oscuro che gli stessi Cinque Stelle faticano a diagnosticare. Una volta terminato il lavoro di narrazione sul Reddito, il Movimento si è trovato all'improvviso senza altre frecce al proprio arco. Si è verificato un effetto simile a quello che talvolta si registra nelle operazioni di Borsa, quando il mercato compra sugli annunci e vende sulle notizie. Nel momento in cui il Reddito si è materializzato, gli elettori hanno venduto azioni del Movimento Cinque Stelle e comprato quelle della Lega. Paradossalmente, anche dal punto di vista del Carroccio, si sta registrando un effetto inatteso riguardo alle pensioni Quota 100.
LA MISURA
La misura era stata pensata soprattutto per i dipendenti privati delle aziende del Nord Italia. Gli esperti si attendevano che, a lasciare anticipatamente il lavoro, fosse chi svolgeva mansioni faticose in fabbrica. Anche qui, il racconto del «ricambio generazionale», del passaggio del testimone nel posto di lavoro dai padri ai figli, era stato costruito avendo in mente un numero consistente di uscite dagli stabilimenti settentrionali di tutti quei lavoratori rimasti bloccati dalla legge Fornero. Non ci si aspettava, invece, che a voler anticipare la pensione fossero i dipendenti pubblici del Mezzogiorno. E invece, i dati che stanno arrivando dall'Inps, starebbero delineando proprio uno scenario del genere.