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Data: 27/03/2019
Testata giornalistica: Il Centro
Sulla vittima del porto si attende l'autopsia. La Capitaneria consegna alla Procura il fascicolo sull'incidente nel container. Dolore a Villa Caldari. Di Laudo (Cgil): basta morti bianche

ORTONA La morte di Ridvan Meizini ha aperto una profonda ferita nella comunità ortonese, nella quale il cinquantanovenne originario del Kosovo era perfettamente integrato. Ma a circa 48 ore dalla tragedia che si è consumata sulla banchina di riva del porto di Ortona, oltre allo sgomento e il dolore per l'evento luttuoso c'è un'inchiesta coordinata dal sostituto procuratore Marika Ponziani che in questi giorni prenderà forma per accertare eventuali responsabilità. Dopo il sequestro del container adibito a magazzino all'interno del quale si trovava l'operaio quando è rimasto schiacciato da una scaffalatura metallica, l'attesa è tutta per l'autopsia che sarà eseguita a Chieti dal medico legale Cristian D'Ovidio. L'esame, d'altronde, fornirà ulteriori elementi utili alle indagini.Su questo fronte ieri è stata una giornata transitoria, in attesa dei prossimi sviluppi. La Capitaneria di Ortona, diretta dal comandante Giuseppe Marzano, ha proceduto a trasferire gli atti in Procura mentre a Villa Caldari, dove la vittima risiedeva, la gente si è stretta attorno alla famiglia dell'uomo, ben voluto da tutti. All'interno del container in cui lunedì è avvenuto l'incidente, c'erano profilati di metallo e tavole di legno. È ipotizzabile che Meizini stesse spostando del materiale quando la grossa impalcatura metallica gli è finita addosso. E nonostante il pronto intervento dei soccorritori - vigili del fuoco, guardia costiera, 118 e carabinieri - una volta liberato il corpo da tutto ciò che lo schiacciava, si è solo potuto accertare la morte del 59enne. Meizini viveva in Italia da circa trent'anni, aveva anche la cittadinanza, e tra tre anni sarebbe andato in pensione.

Di Laudo (Cgil): basta morti bianche

La Cgil vuole lo stop agli incidenti sul luogo di lavoro dopo i fatti di cronaca avvenuti lunedì al porto di Ortona e sottolinea tutta la sua rabbia per il ripetersi di queste tragedie. La sigla sindacale affida al segretario generale di Chieti, Germano Di Laudo, le parole con cui esprimere «indignazione per la frequenza quotidiana con cui si verificano piccoli e grandi incidenti sul lavoro, vicende di cui anche la nostra provincia è purtroppo protagonista in negativo e che sono indegne per un Paese cosiddetto civile». Sulle responsabilità della morte di Ridvan Meizini - che lascia una moglie e quattro figli - farà luce la magistratura ovviamente, ma come sindacato la Cgil esterna «un sentimento di vicinanza e solidarietà alla famiglia alla quale, se lo vorrà, metteremo a disposizione tutte le nostre strutture per aiutarla nelle sue necessità». Il segretario generale del sindacato, Di Laudo, ricorda che «la maggior parte di questi eventi sono legati al mancato rispetto delle norme sulla sicurezza sul lavoro, per le aziende spesso un risparmio su cui fare leva per potersi aggiudicare una commessa o un appalto». Ecco che allora, secondo la Cgil di Chieti, «dobbiamo tutti spingere con convinzione perché la sicurezza diventi centrale e prioritaria nel nostro approccio ai temi del lavoro, ma soprattutto perché caratterizzi l'attività quotidiana e l'agire in tutti i luoghi e in ogni situazione».

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