L'AQUILA - "Quando c'è da ricoprire i ruoli di capogruppo il centrosinistra in Regione dichiara di avere in sé diverse anime, garantendosi così tre capigruppo, da 1.800 in più a testa al mese, per sei consiglieri. Quando c'è da scippare altri due seggi in Consiglio Regionale, allora dichiarano di essere una cosa sola".
La bordata arriva il capogruppo pentastellata Sara Marcozzi, che attacca frontalmente il centrosinitra, con cui condivide i banchi dell'opposizione al centrodestra di Marco Marsilio, che a questo punto non può che gongolare.
Ad accendere gli animi il ricorso elettorale, annunciato all'indomani del voto del 10 febbraiop dal candidato presidente Giovanni Legnini, contro la ripartizione dei seggi all'esito delle regionali del 10 febbraio scorso, che ha visto assegnare 7 consiglieri al Movimento cinque stelle che ha ottenuto il 20,20 per cento dei consensi e 5 al centrosinistra che ha avuto il 31,29 per cento.
A presentare il ricorso i quattro candidati che avrebbero possibilità di subentrare in caso di accoglimento: Luciano D'Amico, ex rettore dell'università di Teramo candidato con la lista Legnini presidente, Donato Di Matteo, ex assessore regionale candidato della lista Abruzzo Insieme, Pierpaolo Pietrucci, ex consigliere regionale candidato con il Partito democratico e Franco Caramanico, ex assessore regionale candidato con Progressisti-Liberi e uguali.
L'udienza si terrà probabilmente entro aprile e in caso di accoglimento del ricorso dovrebbero essere due i rappresentanti che entrerebbero in Consiglio regionale al posto di due dei rappresentanti dei Cinque stelle con i quozienti elettorali più bassi, Barbara Stella eletta in provincia di Pescara, Francesco Taglieri in quella di Chieti, Marco Cipolletti in provincia di Teramo e Giorgio Fedele in provincia dell'Aquila.
Altro motivo di tensione che lacera l'opposizione all'Emiciclo è la partita della presidenza della Commissione Garanzia, a cui ambisce Legnini, ex vicepresidente del consiglio superiore della Magistratura.
"Non è bastato al centro sinistra modificare, nella passata legislatura, la legge elettorale regionale con un provvedimento pensato ad hoc per consentire la candidatura dell'allora vice presidente del CSM Giovanni Legnini, - tuona però Marcozzi - e non costringerlo ad imbarazzanti e poco istituzionali dimissioni. Oggi si vorrebbero applicare modifiche ex post alla legge per mezzo di quello che, a leggere le motivazioni sulla stampa, non è tanto un ricorso quanto piuttosto un emendamento".
"La legge elettorale è chiara - afferma però Marcozzi - e non interpretabile. Dal punto di vista tecnico, l'espressione 'gruppo di liste' viene definita dalla stessa legge in maniera chiara: per 'gruppo di liste' si intende l'insieme di liste circoscrizionali identificate dal medesimo contrassegno" e cioè dal medesimo simbolo. Le motivazioni per la presunta incostituzionalità sono altrettanto infondate, è come dire che domani qualcuno potrebbe depositare un ricorso contestando la costituzionalità del permettere ai partiti di partecipare alla competizione elettorale in coalizione. Si tratta solo di una scelta del legislatore, non si viola alcuna norma costituzionale. Il centrosinistra pur conoscendo la legge elettorale vigente e il sistema di ripartizione ha comunque scelto di correre alle elezioni con una coalizione creata ad hoc per rastrellare voti. Pretendere di modificare la legge elettorale dopo il voto ci sembra davvero un'aberrazione".
"La volontà popolare - conclude - viene invocata dal centrosinistra a sproposito e, all'abbisogna, si dichiara di essere una cosa sola o un gruppo di liste. Quando c'è da ricoprire i ruoli di capogruppo, ad esempio, dichiarano di avere in sé diverse anime, garantendosi così tre capigruppo (da 1.800 in più a testa al mese) per sei consiglieri. Quando c'è da scippare altri due seggi in Consiglio Regionale, allora dichiarano di essere una cosa sola. Troppo comodo, la legge non può essere interpretata a proprio uso e consumo. Il M5S è la prima forza politica di opposizione con il 20,5% dei consensi degli abruzzesi, il doppio rispetto al partito più votato della coalizione di centrosinistra. Se ne facciano una ragione", conclude Marcozzi.
Al ricorso dei rappresentanti del centrosinistra, si aggiunge quello dell'ex consigliere regionale di Forza Italia Emilio Iampieri e del sindaco di Cupello (Chieti) Gianni Bellisario, candidato con Azione Politica, che contestano l'attribuzione del seggio a province con quoziente più basso delle loro, e di Lucia Ottavi, candidata con Forza Italia, che rafforza la tesi di Iampieri.