La CGIL del Molise, nell’ottobre del 2015, organizzò un’iniziativa pubblica di grande rilievo dal titolo “Area di crisi complessa : un’ opportunità o ennesima occasione persa?”. In quella sede lanciammo un confronto ampio con attori istituzionali, mondo imprenditoriale e realtà associative avanzando e sintetizzando proposte sulle diverse opzioni che si sarebbero potute aprire per il rilancio di un tessuto produttivo che mettesse al centro della discussione politica e programmatica, a tutti i livelli, il problema atavico del Molise: il lavoro. Siamo tornati – non sempre ascoltati – più volte e in più di una occasione su questo tema, avendo l’ambizione di essere un riferimento costante per portare la voce fondamentale del mondo del lavoro laddove si dovrebbero decidere le prospettive di sviluppo e della ripresa economica del Molise. In una delle tante occasioni, nel marzo del 2018, riscontrando una serie di ritardi e di mancanze in termini di quantificazione di risorse reali, di investimenti e di programmazione, rilanciammo di nuovo l’iniziativa per sollecitare fatti concreti con una grande manifestazione, voluta proprio a Bojano, che vide la partecipazione dell’attuale Segretario Nazionale CGIL Maurizio Landini. L’amara risposta alla prima domanda che abbiamo posto nell’ormai lontano 2015 appare oggi scontata e tutta compresa nell’ occasione persa che purtroppo temevamo. Siamo di fronte a una situazione che rischia di diventare oltremodo drammatica se non irreversibile per migliaia di lavoratori e per le loro famiglie. E’ bene ricordare che, nel corso di questi anni, abbiamo firmato, con diversi protagonisti della scena politica locale e nazionale, decine e decine di accordi e protocolli che dovrebbero richiamare ognuno alle proprie responsabilità. Fiumi di inchiostro ai quali, in queste ore, si aggiungono fiumi di parole che, invece di raccontare storie di assunzione di responsabilità, parlano dello scarica barile che a nessuno giova tantomeno a chi sta vivendo o vede imminente l’incubo della mancanza di lavoro e di salario. Un dato resta : gli unici ad essere dignitosamente responsabili, in questi anni, sono stati i lavoratori coinvolti nelle grandi e piccole vertenze che però hanno deposto, con più o meno convinzione, le loro speranze anche nelle promesse dei politici di turno. Promesse che, nella maggior parte dei casi, si sono rivelate semplici stridii elettorali. Siamo consapevoli del fatto che la crisi è stata dura e che i suoi effetti stentano a essere superati soprattutto nelle regioni del nostro mezzogiorno ma siamo anche stufi di sentire dire, da parte di chi ha RESPONSABILITA’ e RESPONSABILITA’ DI GOVERNO, che ci vorrebbe la bacchetta magica. Riteniamo che sia il caso che la politica regionale e nazionale, insieme all’intero apparato, cambi passo e si renda conto del fatto che nessuno si è candidato a dirigere una provincia nord europea o uno stato canadese in florido sviluppo economico ma chi si è proposto lo ha fatto, speriamo consapevolmente, nell’Italia in regressione e nel nostro bistrattato Molise. In questa martoriata regione che, insieme ai suoi cittadini, deve subire oggi, oltre agli effetti di una inspiegabile stentatezza di interventi, anche l’onta di una situazione paradossale : quella di assistere al teatro inscenato da coloro che sono stati causa e/o concausa del problema che si ergono a paladini dei deboli e a propositori di improbabili soluzioni. Questi signori che dovrebbero far capire da che parte stanno (oltre che dalla palese parte loro) e che non perdono occasione per dire che le cause di tutti i mali sono da attribuire, facendo i distinguo di convenienza, a chi li ha preceduti. Domani magari diranno anche che la colpa è dei sindacati. Tanto anche questo è uno sport che va di moda. Fatte queste considerazioni, poi, sicuramente si ricandideranno a tirare fuori il coniglio dal cilindro. La politica non può più essere affidata a questi prestigiatori. Agli altri, invece, ai rappresentanti del cosiddetto nuovo che avanza, forse tante cose andavano spiegate prima: la dicotomia di essere forza di governo nazionale e una specie di opposizione locale risulta poco efficace in termini di risultati. Inoltre sono costretti a subire, in ambito nazionale, proposte che ci fanno piombare in uno squallido medioevo culturale e quindi, non gli resta che sbandierare al vento il provvedimento del reddito di cittadinanza che, per quanto apprezzabile come mero strumento tampone per la lotta alla povertà, non risolverà nessuno dei problemi atavici in termini di crescita e nemmeno quelli determinati dalla mancanza di lavoro, dalla crisi e da speculazioni macroeconomiche fuori dalla portata dei loro proclami elettorali. L’Italia viaggia a diverse velocità e il Sud sta pagando un prezzo altissimo a causa delle solite distrazioni della politica e come conseguenza di un patto scellerato di governo. Per il Molise non c’è più tempo. Richiesta di investimenti pubblici concreti, mirati e programmati che siano presupposto a politiche industriali, piani di sviluppo, programmazione di politiche attive del lavoro, proposte di progetti seri di orientamento e riqualificazione in base alle esigenze reali del mercato del lavoro non se ne vedono. Se poi la soluzione deve essere, quando va bene, quella di cassa integrazione prorogata a botta di manleva che grava solo sulle spalle dei già martoriati lavoratori e cassintegrati di lungo corso o il ricorrere a mezzucci tampone tipo il reddito di cittadinanza, venga detto chiaramente : almeno noi, per parte sindacale, risparmieremo tempo ed energie profuse nell’elaborazione e nella tentata condivisione di piattaforme organizzando azioni consequenziali di lotta e di proposta in altri luoghi; voi, governanti vari, sarete chiamati, finalmente, ad assumervi le vostre responsabilità. Poi, tutti insieme, senza prenderci in giro e riconoscendo per quota parte mancanze e ritardi, magari ci affideremo alla Messa Pasquale proposta dal buon Padre Giancarlo che, mai domo ma forse troppo cauto, continua a invocare comprensione da parte di chi non comprende richiamando i valori dell’etica e della solidarietà. Sicuramente non otterremo perdono e laicamente, alla messa e agli auspici, andrebbe accompagnato l’annuncio di dovute bolle di scomunica verso i cultori della sciatteria e del menefreghismo generale che sta portando la nostra Regione alla morte: morte dalla quale – attenzione – non si risorge dopo il terzo giorno recitando semplicemente ossessionanti preghiere, promesse elettorali, e/o proclamando buoni propositi. La morte, onorando il suo nome, stavolta rischia di essere irreversibile e finalmente giusta.
(*) Segretario Generale Cgil Molise