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Data: 02/04/2019
Testata giornalistica: Il Messaggero
Alitalia, Fs chiede proroga a maggio ma il Mise vuole un rinvio più corto

ROMA E' più lunga del previsto la richiesta di proroga per completare l'acquisizione di Alitalia da parte di Ferrovie dello Stato, trasmessa ai commissari straordinari e al ministero del Mise sabato 30, anche per conto di Delta Airlines. Rispetto alla scadenza del 31 marzo che, cadendo di domenica, slittava tacitamente al giorno dopo, secondo quanto ricostruito dal Messaggero presso fonti del Mise, la lettera firmata da Gianfranco Battisti pone come ulteriore termine il 31 maggio. In breve, i motivi sono riconducibili alla necessità di finalizzare il nuovo piano industriale assieme al partner americano, fare l'offerta binding e chiudere il cerchio della compagine azionaria, allo stato incompleta.
Oggi all'ora di pranzo dovrebbe esserci una riunione fra i commissari Enrico Laghi, Stefano Paleari, Daniele Discepolo e gli uomini dello Sviluppo Economico per concordare la risposta da dare a Ferrovie. Da quello che trapela dal ministero, due mesi in più non sono fattibili: al massimo il ministro Luigi Di Maio che segue in prima persona il dossier sarebbe disposto a concedere un mese, spostando quindi la scadenza al 30 aprile. Non un giorno di più. Comunque per tutta la giornata di ieri la risposta alla lettera dell'ad di Fs sarebbe stata limata dal professor Andrea Zoppini, consulente dei commissari per gli aspetti riguardanti la procedura. Del resto, mercoledì 27 marzo, durante l'audizione in Parlamento, Discepolo aveva anticipato la linea: «Ferrovie o si danno da fare ci portano una richiesta di proroga dell'offerta supportata da documenti inoppugnabili o rinuncino, i commissari se non riescono a vendere la società devono metterla in liquidazione». E se verrà chiesta una proroga «sia brevissima, 3-4 settimane».
STUPORE IN VIA VENETO
Battisti ha chiesto otto settimane in più per completare il piano industriale con Delta ma soprattutto trovare altri partner della New Alitalia. Va detto che Fs sono state lasciate sole a confezionare il piano in quanto la politica pensa ad altro e non si dà da fare per il salvataggio della compagnia. In più il diretto azionista, il Tesoro, non è completamente convinto della struttura dell'operazione e comunque i rapporti fra via XX Settembre e via Veneto sono tutt'altro che idilliaci, e non certo a causa di Alitalia. D'altra parte, i commissari, d'intesa con il Mise, hanno delimitato il periodo di ulteriore slittamento, per questo ieri presso la sede del Mise si registrava un certo stupore, nonostante il partner ferroviario abbia motivato la proroga di altri due mesi: la necessità di trovare compagni di viaggio. Come reagiranno le Fs di fronte a un eventuale diniego? Allo stato, Ferrovie potrebbe sottoscrivere il 30%, Delta il 10-15% iniziale mentre il Mef convertirebbe parte del prestito statale in equity fino al 15%. Resta da coprire una quota del 40% del capitale per la quale molti soggetti dell'area pubblica si sarebbero sfilati (Fincantieri, Eni, Leonardo, Poste). A dare man forte al top management di Cassa Depositi e Prestiti da tempo contraria a operazioni sulla compagnia aerea è intervenuto Giuseppe Guzzetti, leader delle fondazioni riunite nell'Acri (15,93%): l'investimento è «pericoloso» e per questo «gli amministratori di Cdp con il pieno nostro consenso si sono rifiutati di intervenire», ha detto giorni fa.
Il nuovo termine proposto da Battisti ricade sul dopo elezioni europee (domenica 26 maggio) con tutto quello che può significare. E forse anche per questo Di Maio non vorrebbe concedere un termine oltre fine aprile, visto che i sondaggi sul voto europeo pronosticano l'avanzata della Lega e un nuovo calo vistoso di M5S, in caduta libera dalle regionali in Abruzzo, Sardegna e, ultima in ordine di tempo, in Basilicata.
Sul tappeto rimane l'ipotesi Atlantia che ha fatto parte della compagine della compagnia per molti anni. Fs avrebbe contattato il gruppo autostradale proponendogli una quota del 30%. La risposta non sarebbe stata negativa, a condizione però che il governo assuma una posizione più equilibrata verso il gruppo. E comunque, qualora Atlantia dicesse sì, c'è da coprire un residuo 10%.

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