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Pescara, 23/11/2024
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Data: 02/04/2019
Testata giornalistica: Il Messaggero
Famiglia, la sfida M5S: ddl Pillon in archivio. La Lega: no, si va avanti. Spadafora chiude al testo sull’affido e Di Maio annuncia misure nel Def. `Salvini difende la riforma: buon punto di partenza.Eaggiunge: escludo la crisi

ROMA Il focolaio del giorno nella maggioranza si accende intorno alla legge Pillon, quella sul cosiddetto affido condiviso. I 5Stelle lo danno per archiviato, i leghisti no. La Lega prova a spegnere le polemiche del congresso di Verona sulla famiglia e da via Bellerio si invitano parlamentari e ministri a non replicare agli attacchi del M5S.
Il fuoco di fila pentastellato è, sostengono dalle fila del Carroccio, una trovata di marketing comunicativo che prova a dar fiato al Movimento in vista delle europee. Ma che la Lega andrà avanti sui temi legati alla famiglia, almeno in questa fase, lo chiarisce lo stesso Matteo Salvini.
Avanti con la proposta di legge per una commissione d'inchiesta sulle adozioni ma anche con il disegno di legge Pillon sull'affido familiare. Il sottosegretario Vincenzo Spadafora, dalle fila del M5s, torna a incalzare gli alleati: «Il ddl Pillon è chiuso. Quel testo non arriverà mai in aula, è archiviato. Adesso bisogna scrivere un nuovo testo», dichiara.
Ma il capogruppo leghista al Senato Massimiliano Romeo sottolinea che quel testo «non si può archiviare» perché è parte del «contratto di governo: lo rispecchia ed è stato firmato anche dal M5S». «È un buon punto di partenza», perché «forse Spadafora non lo sa però è pieno di bambini che vengono usati dagli adulti per i propri litigi».
I 5Stelle hanno in mente ben altre misure per la famiglia. Come, ad esempio, un fondo di 100 milioni di euro per aiutare le giovani coppie ad acquistare la prima casa. È una delle misure che Luigi Di Maio vorebbe inserire nel decreto crescita che dovrebbe approdare in Consiglio dei ministri giovedì.
IL TORMENTONE
Solo sul revenge porn, ovvero sulla vendetta tramite la diffusione di filmati hot privati, dopo lo scontro della scorsa settimana tira aria di intesa: si annuncia il via libera all'emendamento di Forza Italia per introdurre il reato. C'è infatti non solo il via libera del M5s ma anche quello della Lega, che con il ministro Bongiorno ricorda di essere stata sempre favorevole all'introduzione del reato.
Ma già si annuncia l'arrivo di un altro tormentone, quello sulla castrazione chimica. La Lega, infatti, è assolutamente favorevole, il M5s no. La spaccatura della maggioranza sul tema dei diritti, che ha tenuto banco nel weekend del congresso della Famiglia, si prepara a riemergere plasticamente in Aula alla Camera quando si arriverà all'emendamento leghista al «codice rosso» sulla violenza sulle donne, sostenuto anche dal ministro Giulia Bongiorno, per introdurre nel nostro ordinamento la castrazione farmacologica, sia pure facoltativa e temporanea, per gli stupratori.
Questa volta non sembra esserci mediazione possibile. E si annuncia la prima plateale spaccatura giallo-verde, nell'ambito di una «convivenza» al governo che si fa sempre più difficile.
E infatti dal M5s si osserva che ormai con la Lega si è arrivati ad uno scontro costante sui diversi dossier che - causa campagna elettorale - si trascinerà fino all'apertura delle urne europee a fine maggio. In casa pentastellata viene notata e subito stigmatizzata l'intenzione attribuita a Salvini di «comandare» nel governo: «Chiarisca», intima Luigi Di Maio. Di rimando, i leghisti notano un gioco di sponda «evidente da mesi, ancor prima della vicenda Tav, tra Conte e il M5s: il premier nega - raccontano - ma è chiara la sua appartenenza al Movimento».
Salvini anche ieri è tornato a smentire tentazioni di rottura. Ma ormai nel governo si elencano tre scenari possibili se dopo le europee crollerà tutto. Tre scenari compatibili con la necessità di tenere al sicuro i conti pubblici che sarà nei prossimi mesi la missione prioritaria del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Il primo potrebbe essere un governo del presidente che si incarichi di fare la manovra, per votare nella primavera del 2020. Il secondo è il tentativo di Salvini, «difficile - osservano fonti parlamentari della maggioranza - ma non impossibile», di fare subito un governo di centrodestra con Fi e Fdi e i parlamentari che ci stanno. Il terzo, al momento considerato più improbabile, è lo scioglimento immediato delle Camere e il ritorno al voto.

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