L'AQUILA C'è già chi parla, scimmiottando i cliché nazionali, di un «contrattino di governo». Chi sostiene la fine della minoranza così come definita dalle urne. Chi scomoda addirittura un intervento da Roma del vice premier Matteo Salvini. Certo è che è piuttosto clamoroso ciò che è successo ieri in fase di composizione della Commissione della Garanzia, con l'intesa Lega-Movimento Cinque Stelle che ha portato all'elezioni del grillino Pietro Smargiassi alla presidenza e dalla salviniana Antonietta La Porta come vice. Una tenaglia che ha stroncato sul nascere l'ipotesi maggiormente accreditata, quella legata al profilo, altamente istituzionale, di Giovanni Legnini. Per il centrosinistra beffa doppia, visto che l'elezione di Domenico Pettinari alla vice presidenza dell'assise era stata sostenuta in nome di un metodo nuovo di condivisione che è evidentemente saltato. La questione non può ritenersi confinata alla sola commissione, che pure ha un compito particolare e delicato perché dovrebbe fungere, appunto, da controllo, garanzia e vigilanza rispetto ai lavori dell'assise. Pare di cogliere un'indicazione politica precisa: se tanto dà tanto, l'intesa potrebbe tranquillamente essere riproposta in altri ambiti, allargando, nei fatti, il confine della maggioranza. E anche nella stessa composizione delle commissioni si evince chiaramente la volontà di conquista delle poltrone: nella prima sono stati eletti D'Incecco presidente (Lega) e Marcozzi vice (Cinque Stelle); nella seconda presidenza a Marcovecchio (Lega) con vice Blasioli (Pd); nella terza Di Matteo presidente (Lega) e Fedele vice (Cinque Stelle); per la quinta Quaglieri presidente (FdI) e Sclocchi vice (Cinque Stelle); alla giunta per il regolamento sono andati Sospiri (Forza Italia) come presidente e Paolucci (Pd) come vice. La quarta commissione Politiche Europee è stata rinviata per mancanza del numero legale e verrà riconvocata nei prossimi giorni.
LE REAZIONI
Durissima la nota dei capigruppo del centrosinistra, Americo Di Benedetto (Legnini presidente), Silvio Paolucci (Pd) e Sandro Mariani (Abruzzo in comune): «L'elezione dell'Ufficio di Presidenza della commissione Vigilanza si è risolta in una farsa. Sugli interessi dei cittadini abruzzesi, che sicuramente avrebbero largamente apprezzato l'elezione di Legnini quale figura di garanzia, sono prevalsi i diktat di Salvini e si è rivelata la vera anima del Movimento 5Stelle, ormai impegnato solo nell'occupazione dei posti. Dunque l'unica opposizione in Consiglio Regionale è il centrosinistra. Altro che organo di controllo: la Commissione di garanzia diventa il terminale politico in Abruzzo della maggioranza di Governo Lega/5 Stelle. Lo Statuto della Regione riserva alle opposizioni la designazione, mentre invece è stata la maggioranza a decidere il proprio controllore. Ora è più chiaro che mai che in Abruzzo non vi è una maggioranza di centrodestra, ma Lega/Cinque Stelle guidati dalla destra, con la sudditanza di Forza Italia e Udc. I Gruppi consiliari di centrosinistra e civici avevano chiesto la disponibilità del consigliere più autorevole, Giovanni Legnini. Solo dopo aver constatato l'esistenza di imposizioni di Salvini e del suo partito, che si è già accaparrato gran parte delle presidenze di Commissione e dei componenti della Giunta, il centrosinistra ha votato il suo candidato consigliere Americo Di Benedetto. La riprova dell'accordo spartitorio è data dalla mancata elezione del Presidente della Quarta Commissione, che la maggioranza - rappresentata in modo singolare e anomalo dal Presidente del Consiglio Sospiri - ha chiesto di rinviare per contrasti interni alla Lega sul nome da designare».
La Lega non ha commentato l'operazione, limitandosi a evocare «indicazioni di partito». Anche il Movimento Cinque Stelle ha glissato sul tema dell'accordo con la Lega: «Nessuno più del M5S può svolgere al meglio il ruolo di vigilanza all'interno di Regione Abruzzo e sono certa che Pietro Smargiassi saprà dirigere questo importante organo ispettivo con competenza e serietà» ha detto Sara Marcozzi.