La paura, lo sgomento di fronte alla terra che trema e alle case franare, il dolore, le lacrime e poi le macerie, le tendopoli, il senso di disorientamento e la precarietà dei giorni successivi a quel maledetto 6 aprile 2009. Sono sensazioni che ebbi modo di condividere, visitando il capoluogo di Regione appena fu possibile accedervi, ma che i più giovani, coloro che sono nati "dopo", fortunatamente non hanno vissuto.Molti, tra gli studenti che stamattina osserveranno un minuto di silenzio prima dell'inizio delle lezioni, non hanno conosciuto L'Aquila com'era, se non nei racconti dei loro cari. Di chi ha dovuto abbandonare tutto, precipitosamente, senza neanche il tempo di calzare le scarpe, per cercare ospitalità sulla Costa o altrove, senza sapere se e quando avrebbe fatto ritorno. Per ricominciare. Certo, i ragazzi hanno respirato la polvere dei cantieri, sono cresciuti con speranza, ma in una città lacerata, in alcuni tratti puntellata, sorretta e sommersa da impalcature, con troppi luoghi ancora inaccessibili. La ricostruzione pubblica non ha tenuto il passo di quella privata, è un dato da cui dobbiamo ripartire nell'unico modo possibile: accelerando per recuperare il tempo perso.La Regione Abruzzo offrirà il suo contributo a quella spinta propulsiva alla rinascita che già ha superato ostacoli che sembravano insormontabili. Investendo sulla ricerca e su una prevenzione mirata, concreta e diffusa, potenziando il Servizio di Protezione civile regionale. Non c'è spazio per polemiche inopportune, né per proclami che suonerebbero stonati in questa occasione, né per fare bilanci, collazionare numeri e cifre, dichiarare propositi e annunciare progetti. È il momento della commemorazione delle vittime, del raccoglimento di un'intera comunità che porta il segno di cicatrici che solo un evento così drammatico può lasciare, del ringraziamento per chi c'è stato, sia nell'emergenza che nel post-sisma. Il sindaco Pierluigi Biondi ha giustamente proclamato il lutto cittadino e negli edifici pubblici le bandiere sono a mezz'asta, ma nei giorni scorsi per le strade è stato un fiorire di iniziative d'ogni genere, in larga parte spontanee, altre stimolate e organizzate da istituzioni e associazioni: documentari, incontri, film, concerti, cerimonie religiose e civili, la suggestiva ed emozionante fiaccolata di stanotte.Questo è quello che conta: da una parte la testimonianza e dall'altra la volontà di non arrendersi alla rassegnazione, di ritrovarsi e dimostrarsi, al di là delle appartenenze culturali, sociali e politiche, una vera famiglia, determinata a riconquistare quella normalità che è stata smarrita improvvisamente dieci anni fa e che faticosamente sopravvive nella quotidianità di chi è qui e resterà al nostro fianco, per restituire all'Aquila la sua identità e un futuro all'altezza delle sue legittime ambizioni. Il 6 aprile non sarà mai, per gli aquilani e gli abruzzesi tutti, una data come le altre, in particolare la ricorrenza di oggi.
(*) Presidente della Regione Abruzzo