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Data: 06/04/2019
Testata giornalistica: Il Centro
I sindacati donano 2 milioni per il rilancio. I leader in città

L'AQUILA «La ricostruzione non significa rifare quello che c'era prima, c'è bisogno di ripensare il territorio. Ripensare anche il modello di sviluppo. Il ritardo più grande qui è quello degli investimenti pubblici». Così il segretario nazionale della Cgil, Maurizio Landini, ieri per l'iniziativa "Territori aperti: territori, lavoro e conoscenza" in occasione del decennale del sisma del 2009, dove era presente il segretario nazionale Uil, Carmelo Barbagallo. Al posto del leader nazionale della Cisl, Annamaria Furlan, è intervenuto il segretario confederale Giorgio Graziani.«Emerge un quadro in cui indubbiamente delle cose qui all'Aquila sono state fatte, ma si registrano ritardi molto consistenti», ha continuato il segretario Cgil. Al centro dell'incontro, promosso dai sindacati in collaborazione con Comune e Università dell'Aquila, i progetti e le iniziative che i sindacati hanno messo in campo e per i quali hanno raccolto un milione e 800mila euro grazie alla generosità dei lavoratori di tutta Italia, per il rilancio economico e occupazionale dei territori colpiti dai terremoti. Hanno partecipato tra gli altri il sindaco Pierluigi Biondi, la rettrice Paola Inverardi, il responsabile delle risorse umane della Thales Alenia Space, Riccardo Podda, Davide Martina, responsabile servizio Helpdesk progetto "Territori aperti", Giovannino Anastasio, sindaco di Pizzoli. I tre rappresentanti sindacali hanno visitato lo stabilimento Thales Alenia Space, una delle realtà sostenute nel post-sisma dai sindacati. Landini ha poi visitato lo stabilimento farmaceutico Dompé. «Pensavamo che 10 anni per ricostruire L'Aquila potevano bastare, ma non è stato così». Così il segretario nazionale Uil, Barbagallo. «Qui dobbiamo vedere il bicchiere mezzo pieno, perché bisogna andare avanti». Questa l'opinione di Graziani (Cisl). «Non vanno ricercate colpe precise e circostanziate dei ritardi, c'è un problema generale di normative e burocrazia. L'importante è superare questa situazione. Non dimenticando mai che la ricostruzione non è fatta di mattoni, ma di persone», ha continuato, «nel cratere 2016-2017 l'esperienza non è servita. Ci si è ritrovati con le stesse difficoltà di dieci anni fa. Insopportabile».

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