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Data: 06/04/2019
Testata giornalistica: Il Messaggero
Il premier Conte: «Mai più morti così»

«Mai più morti per fatti del genere». Vincenzo Vittorini è faccia a faccia con il premier Giuseppe Conte. Intorno ci sono decine di migliaia di fiaccole ardenti. C'è un silenzio irreale. Vittorini ha perso moglie e figlia. Ma come lui ci sono decine di familiari delle vittime del sisma aquilano, di Rigopiano, di Viareggio, delle innumerevoli stragi italiane. A dieci anni dalla catastrofe aquilana la notte del ricordo e della memoria si accende di significati profondissimi. Vittorini dice a Conte che c'è bisogno di «fare giustizia», di «verità», di prevenzione. Il premier ascolta attento. «Occorre lavorarci tutti insieme, come abbiamo fatto per il piano di messa in sicurezza del territorio, una strategia integrata» risponde. La sua presenza conferisce al corte del dolore la solennità della massima espressione governativa.
Dieci anni dopo l'Italia è ancora qui. Con una lista lunga di presenze autorevoli (ci sono anche, tra gli altri, il sottosegretario Gianluca Vacca, il segretario pd Nicola Zingaretti, Walter Veltroni, Gianni Letta, Giovanni Legnini). E, ovviamente, il governatore Marco Marsilio e il sindaco Pierluigi Biondi, i primi ad accogliere Conte nel piazzale del centro commerciale Meridiana dove, molto opportunamente, è stato allestito un palco distante rispetto al corteo, proprio per non violare la zona del silenzio, del ricordo, della denuncia. Conte all'arrivo dice poche, ma significative parole: «Sono qui per rappresentare il governo, doverosamente per testimoniare solidarietà e vicinanza in questa che è una giornata che ravviva la sofferenza di una comunità locale e in qualche modo riapre la ferita di una intera comunità nazionale. In occasione di accadimenti del genere non bisogna sentirsi soli. Anche a distanza di dieci anni voglio testimoniare la vicinanza del governo. Il mio primo viaggio da presidente del consiglio è stato in un'area terremotata del Centro Italia, per un valore simbolico e operativo. Vogliamo fare di più, siamo qui per testimoniare la determinazione. Nel giorno e della sofferenza dice Conte rivolgendosi alla platea dei soccorritori - si rinnova il ricordo dei mille gesti che avete compiuto, con dedizione straordinaria». Il premier vuole stringere ogni singola mano, fino alla seconde, terze, quarte file.
Il sindaco Biondi esalta «il segnale di vicinanza a questa gente, un gesto che vale più di mille parole. Un riconoscimento non solo al destino dell'Aquila, ma al dolore e alla commozione di sentimenti forti, di ferite che si riaprono. Un segnale di vicinanza anche a queste divise così familiari per noi, persone venute da ogni parte d'Italia, che hanno in comune una cosa: il tricolore. La raffigurazione migliore di una nazione che quando serve sa dare il giusto sostegno. Stasera si spengono le luci e si accendono le fiaccole. Ci piacerebbe che restassero accese le luci dell'attenzione sempre. Che da domani mattina ci sia il racconto di una città che rinasce, che combatte, che si guadagna sul campo i propri diritti. Che dimostrerà a tutta la Nazione ciò di cui è capace. Purché la Nazione faccia lo stesso con L'Aquila».
Prima, nel pomeriggio, Biondi aveva criticato «il circo» mediatico e la narrazione negativa del Decennale, della città in difficoltà, in declino. I familiari dicono che «un anno o dieci anni non cambia nulla: è come se fosse successo ieri. Non è una cosa bella». Zingaretti ricorda che era qui «dieci anni fa e anche il giorno dopo, come presidente della Provincia di Roma. Arrivai di corsa per portare la vicinanza e la solidarietà, per coltivare un rapporto con si è mai interrotto, anche per la tragedia di Amatrice. Un legame profondo con questa terra: prima del sisma sottoscrivemmo il protocollo delle Province gemelle». Letta esprime il ricordo di «una partecipazione sincera, vera, cercando di fare tutto il nostro dovere, con la consapevolezza di doverlo fare, con un supplemento di amore verso questa terra che mai ho dimenticato, in un pellegrinaggio». Legnini sostiene che «si vigilerà costantemente, giorno dopo giorno».

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