ROMA Sarà il premier Giuseppe Conte a provare in extremis a far decollare il salvataggio Alitalia. Lo farà probabilmente già martedi, incontrando l'ad di Fs Gianfranco Battisti, che sta lavorando in queste ore a tentare di ricucire una situazione che appare sempre più problematica. Di fatto l'unico partner industriale su cui possono contare le Fs sono gli americani di Delta Airlines, disposti ad entrare nella NewCo con una quota del 10-15%. Il piano a cui pensava Battisti, d'intesa con il Mef, prevedeva e prevede ancora che accanto al colosso Usa e al Tesoro, scendesse in campo Atlantia. Una soluzione di mercato, industriale, per evitare gli strali europei e l'accusa di voler salvare la compagnia con i soldi dello Stato. Atlantia, che si è chiamata fuori nonostante un pressing insistente ma garbato, avrebbe dovuto rilevare una partecipazione del 30-35%, analoga a quella delle Fs, mentre Delta e Tesoro avrebbero avuto complessivamente il 25-30%, il resto sarebbe dovuto andare a società nell'orbita pubblica: Fincantieri e Poste in primis, che però al dunque sono sparite dai radar dopo aver assicurato, in via informale, di voler essere della partita.
Nel vertice di governo convocato per la prossima settimana, Conte tornerà a chiedere alle società pubbliche di rientrare in gioco, per avviare un'operazione di sistema e soprattutto con valenza industriale. Fonti di Palazzo Chigi fanno sapere che il piano messo a punto da Battisti e condiviso da Delta ha basi molto solide, una strategia aggressiva per crescere sulle rotte di lungo raggio e una solida linea di sviluppo dell'intermodalità, delle sinergie cioè con i treni.
LE LIMITAZIONI
Senza contare che verranno poste alcune limitazioni alle low cost per frenare i vantaggi di cui hanno goduto finora. Ma di là delle tecnicalità, ciò che più preoccupa l'esecutivo è che con l'uscita di scena di Atlantia cade l'unica alternativa industriale privata valida. Anche se non è escluso che, in prossimità della scadenza di fine mese, data entro la quale il dossier va chiuso, possa partire dalla Lega un ultimo pressing sui suoi vertici.
Il governo ha chiarito che la NewCo sarà pulita da ogni debito, come del resto già accaduto nei precedenti tentativi di salvataggio del vettore (si ricorda che dalla sua fondazione la compagnia di bandiera è costata finora 9 miliardi circa al Paese). D'altra parte, proprio l'azzeramento del debito costituisce un punto su cui si svilupperà il pressing del governo sui candidati a rilevare quote della compagnia: un modo per rendere meno gravoso l'impegno. Ma chi potrebbero essere questi candidati? Pur trattandosi di società quotate, e quindi con degli obblighi precisi verso gli azionisti sulla destinazione di risorse aziendali, di fronte a una chiamata diretta da Palazzo Chigi non sarà facile per i grandi gruppi partecipati dallo Stato negarsi ancora.
La situazione è ormai tale che a questo punto nemmeno le rigide regole europee sugli aiuti di Stato freneranno il governo. Si ricorda peraltro che a cavallo dell'estate va restituito il prestito da 900 milioni (con gli interessi ora sfiora il miliardo) concesso all'Alitalia dal Tesoro, sempre che non si ricorra all'ennesima proroga. In ogni caso, senza nuove iniezioni di liquidità la compagnia vanta un'autonomia che al più tardi, e grazie anche al forte miglioramento gestionale impresso dai commissari, può arrivare alla fine del prossimo inverno o poco più in là.
Respinta al mittente la proposta di Lufthansa, pronta a rilevare la flotta tricolore ma solo dopo il taglio di 4-6 mila dipendenti, e cadute nel vuoto le offerte di easyJet e di alcuni fondi d'investimento, dalle parti del governo si sta pensando nuovamente a una partecipazione della Cassa depositi e prestiti: un'idea che nelle intenzioni degli advisor che lavorano attorno alla formazione della cordata, avrebbe dovuto completare la combinazione con Atlantia. Ma, pubblicamente frenata dal presidente dell'Acri Giuseppe Guzzetti («Non farei mai un investimento in Alitalia»), alla fine Cdp si è ritirata dalla partita appellandosi a un divieto statutario che però alcuni ritengono possa, attraverso passaggi tecnici nemmeno tanto sofisticati, essere superato. Sarebbe infatti insostenibile, dal punto di vista politico, annunciare adesso un nuovo piano lacrime e sangue dopo avere lasciato intendere che il salvataggio Alitalia era cosa fatta.
CONTO ALLA ROVESCIA
Di qui la nuova linea d'azione sulla quale il governo ora vorrebbe lavorare, tentando di convincere i vertici di Cdp a scendere in campo in qualche modo: già questa settimana sono previsti incontri ai massimi livelli nella sede di Via Goito. Di certo lo spettro di migliaia di esuberi, sopratutto a Roma dove ha sede la compagnia aerea (si parla di almeno 2.500 espulsioni subito se non partirà il piano delle Fs), è un motivo sufficiente per mobilitare, questa volta si spera seriamente, le forze di governo. Altrimenti, dopo Atlantia anche Fs - che ha posto la condizione di potere avviare un piano a condizioni di mercato - dovrà gioco forza arrendersi, trascinando con sé Delta. Il countdown è cominciato.
Sindacati pronti alla mobilitazione. E Di Maio assicura: «A breve novità per il rilancio»
«A chi è preoccupato gli dico che ci saranno novità positive: siamo alle battute finali per arrivare a un rilancio e non ad un salvataggio». Il ministro dello Sviluppo Luigi Di Maio anche ieri ha cercato di rassicurare a parole sul futuro dell’Alitalia, nonostante a pochi giorni dallo scadere della proroga accordata a Fs manchi ancora il nome degli investitori disposti a entrare nel capitale. «Sta andando tutto per il meglio, ma serve molta prudenza e attenzione»,ha insistito. «Il lavoro che stanno facendo i commissari e le Ferrovie con Delta,nonché le manifestazioni di interesse arrivate, dimostrano - ha proseguito - che è una compagnia competitiva». «Alitalia ha ottimi margini di crescita anche se la sua situazione finanziaria non è positiva. Ma credo che ci siano buone opportunità di chiudere il piano industriale. E lo Stato – ha concluso - ci dovrà essere». Di tutt’altro segno i commenti dall’opposizione e del mondo sindacale.«Siamo preoccupati per come il governo abbia abbandonato al proprio destino Alitalia e i suoi lavoratori. Chiediamo di venire a riferire in Parlamento», dice il segretario del Pd, Nicola Zingaretti. I sindacati intanto sono pronti alla mobilitazione. La Federazione del trasporto Aereo,che riunisce Anpac, Anpave Anp, «ribadisce forte preoccupazione» e aggiunge: «Questa situazione di stallo è inaccettabile». «La realtà è l’assenza totale di convocazioni e comunicazioni formali da parte del governo», aggiungono i più arrabbiati della Filt-Cgil.