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Data: 15/04/2019
Testata giornalistica: Corriere della Sera
La sfida di Di Maio sui porti: «Chiuderli misura occasionale. E su Tripoli non giochiamo a fare i duri»

Luigi Di Maio è in viaggio verso gli Emirati Arabi per lanciare il suo piano per l’export, ma l’attenzione del vicepremier è sulla Libia. La situazione è drammatica. Un dossier degli 007, come rivelato dal Corriere, parla di seimila profughi pronti a partire. «C’è una crisi in corso, è vero. Il governo la sta monitorando giorno dopo giorno. L’obiettivo è garantire la sicurezza del nostro Paese e dell’area, delle aziende italiane e dei nostri militari che svolgono un lavoro straordinario a sostegno della popolazione locale. Bisogna avere testa in questi momenti e lavorare con responsabilità. Quel che sta accadendo non è un gioco, non è Risiko in cui uno si diverte a fare il duro con l’altro. Le parole hanno un peso».

Si riferisce alle dichiarazioni di Salvini contro la Francia?
«Ma no, dico solo che se non si ponderano i toni il rischio è incrementare le tensioni. E di fronte a un inasprimento sul terreno la possibilità che possano riprendere gli sbarchi verso le nostre coste c’è, non è un mistero. Quindi i primi ad essere colpiti saremmo noi, come Italia. Ripeto: ci vuole responsabilità, non è uno scherzo quello che sta succedendo. Dobbiamo fare squadra e giocare da squadra. La Libia non può essere trattata come un tema da campagna elettorale, la Libia è un interesse strategico del nostro Paese».

Teme che la Francia sulla Libia voglia adottare una linea autonoma?
«La Francia è un Paese amico con cui ci parliamo schiettamente e da un Paese amico mi aspetto correttezza e coerenza, fermo restando che l’obiettivo di tutti a mio avviso deve essere quello di avviare un processo di riconciliazione nazionale che sia innanzitutto inclusivo e intra-libico. No ingerenze, ma sostegno alla pace. Non saranno ripetuti gli errori del passato. La soluzione in Libia non è l’uso della forza. Non è un altro intervento militare».

Ma avete intenzione di chiudere i porti a chi scappa dalla guerra?
«Vede, chiudere un porto è una misura occasionale, risultata efficace in alcuni casi quando abbiamo dovuto scuotere l’Ue, ma è pur sempre occasionale. Funziona ora, ma di fronte a un intensificarsi della crisi non basterebbe, quindi bisogna prepararsi in modo più strutturato, a livello europeo, nel rispetto del diritto internazionale. Occorre pianificare e prevenire, perché la sola reazione ha i suoi limiti».

Cosa dirà a Salvini? Ne avete già parlato?
«Certamente, ne stiamo parlando insieme al presidente Conte e ai ministri competenti. Sarebbe utile, indipendentemente dagli sviluppi in Libia, se convincessero Orbán e i suoi alleati in Europa ad accettare le quote di migranti che arrivano in Italia, visto che il sud Italia è frontiera europea. Il problema è proprio questo. Sento tanto parlare di sovranisti, ma è troppo facile fare i sovranisti con le frontiere italiane. Così non va bene, qui ci vedo un po’ di incoerenza. Non ci si può lamentare dei migranti se poi si stringono accordi con le stesse forze politiche che ci voltano le spalle».

A proposito del leader della Lega: vi pungete su tutto ma sembrate non volervi lasciare...
«Quando lavoriamo sul contratto di governo lavoriamo bene. Io sono un uomo di parola e l’ho dimostrato. Poi non nego che ci sono delle differenze enormi tra il M5S e la Lega, ad esempio anche sul 25 aprile. Per me la Liberazione è un giorno da ricordare, così come gli anni subito dopo. Fa parte della storia del nostro Paese, non possiamo fregarcene della nostra storia. Col menefreghismo non andiamo da nessuna parte».

Ma non ritiene un po’ stucchevole questo continuo battibeccare con la Lega?
«È un naturale confronto, tra due forze politiche diverse, l’importante è portare a casa o risultati. Io sono una persona pacifica, non mi piace discutere, preferisco lavorare con serenità».

Non è che tra i due litiganti il terzo gode...ossia il Pd di Zingaretti?
«Guardi, per ora l’unica proposta che ho visto avanzare da questo nuovo Pd è l’aumento degli stipendi dei parlamentari, faccia lei, mentre sul salario minimo fanno orecchie da mercante. E poi c’è un tema, che per me è centrale: la questione morale. Noi abbiamo avuto un singolo a Roma ed è stato cacciato in 30 secondi, al Pd hanno dimezzato il partito in Umbria e sono ancora tutti lì. La questione morale è una cosa seria, non è che la risolvi incorniciando una foto di Berlinguer nella sezione di partito».

In Umbria Salvini vuole elezioni anticipate. E lei?
«Gli umbri meritano un’amministrazione diversa e più limpida, ma questo gridare al voto dopo cinque minuti mi sembra un po’ strumentale. Quando ho appreso degli arresti ho pensato che è gravissimo che ci sia qualcuno che specula sulla salute dei cittadini. Ho pensato che bisogna fare subito una legge per togliere la sanità dalle mani dei partiti. Più che le urne mi preoccupano le persone che per andare a un pronto soccorso devono farsi 50 km di macchina».

La sanità rimane un vulnus per gli scandali. Sarà oggetto di trattativa sull’autonomia?
«La sanità è un tema centrale sul quale non accettiamo compromessi. Non lo infiliamo dentro una trattativa. Ovviamente, sull’autonomia, anche in vista degli scandali emersi, bisogna andarci con cautela. È nel contratto, si deve fare, ma con equilibrio. Se qualcuno pensa di spaccare il Paese in due noi non ci stiamo. Se qualcuno pensa di creare dei malati o degli alunni di serie A e di serie B non se ne parla. Ad ogni modo sul tema non ho ancora capito se ne devo parlare con Salvini o con Zaia».

Avete dei progetti in mente per il sistema sanitario?
«Il ministro Grillo sta facendo bene e con coraggio, penso al grande lavoro che sta portando avanti per la riduzione delle liste d’attesa, che in molte Regioni sono una cosa ignobile. E poi stiamo lavorando a diverse misure anche sul piano economico. Un obiettivo che mi sono fissato in questa legislatura è quello di abolire il superticket sanitario. E lo porteremo a casa, le coperture si trovano, parliamo di circa mezzo miliardo o poco più».

Intanto c’è chi evoca la crisi di governo. Meloni ha detto: «Dopo le Europee non credo che questo governo avrà più margini di vita».
«Ci sperano in molti nella caduta di questo governo, ma per quanto mi riguarda va avanti per altri 4 anni. Il voto delle Europee non condizionerà gli equilibri».

Lei ha scelto 5 capolista per le Europee ma questo ha creato molti mal di pancia tra gli eletti e nella base.
«Non ha creato nessun malumore, non è vero. È stato un segnale che abbiano voluto dare come M5S. Donne di alto profilo della società civile in corsa per cambiare l’Europa. Nelle scorse settimane c’è stato chi le voleva rinchiudere in cucina, noi le candidiamo».

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