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Data: 18/04/2019
Testata giornalistica: Il Messaggero
Strada dei Parchi e Mit intesa contro la Regione

L'AQUILA Se sulla sicurezza dei viadotti autostradali la battaglia è al calor bianco ormai da mesi, sul pericolo di inquinamento del sistema idrico del Gran Sasso è nato un imprevedibile asse tra Strada dei Parchi e Mit, il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Tutto nasce dalla lettera dello scorso 5 aprile con cui la società ha, in sostanza, ventilato la possibile chiusura del tratto A24 che comprende il traforo se non dovessero arrivare «indicazioni dirimenti sotto il profilo regolatorio e legale» per quanto concerne la messa in sicurezza del sistema. La concessionaria ha il preciso obiettivo corroborato da un ricorso al Tar presentato da poco di evidenziare la mancanza di responsabilità propria sul tema e «l'assoluta carenza di potere» in capo alla Regione nel prescrivere adempimenti o indagini di sorta. Oggi SdP trova nel Mit un alleato insperato. Il Ministero, infatti, ha risposto alla lettera con una comunicazione firmata dal direttore generale, Felice Morisco. Nella nota si dice chiaramente che la Direzione «ha già riscontrato la richiesta della Regione Abruzzo rilevando l'estraneità degli interventi, richiamati nella delibera regionale (la 33 del 25 gennaio 2019, ndr), al rapporto concessorio in quanto non contemplati dalla convenzione unica attualmente vigente». Il tutto, dice il Ministero, «conformemente a quanto sostenuto dalla concessionaria». «Ulteriori indagini e approfondimenti conclude la nota saranno contemplati dagli organi istituzionalmente preposti che verranno prontamente interessati alla questione». Lo scontro, dunque, si acuisce, nella cornice dell'indagine della Procura di Teramo che ha indagato dieci persone (vertici di SdP, Infn e Ruzzo Reti) ipotizzando che il pericolo di inquinamento ambientale sia determinato dalla carenza di isolamento tra le varie superfici e le condutture di scarico della gallerie autostradali e la falda acquifera. L'udienza preliminare si è chiusa con un nulla di fatto. La Regione ha anticipato i tempi annunciando che sarà parte civile nell'eventuale processo. L'unitarietà del fronte, così come si era profilato con il gruppo di lavoro tecnico-istituzionale coordinato dall'ex presidente Giovanni Lolli, è sempre più a rischio. E per le messa in sicurezza servono almeno 100 milioni.

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