L'AQUILA - "Occorre ora aprire una riflessione sull'eventuale abolizione, a livello regionale, alla luce dell'accordo trovato sullo schema di ulteriore provvedimento legislativo, che la Regione sarà comunque obbligata ad approvare entro il 30 giugno".
Le parole di Roberto Santangelo, vicepresidente del Consiglio regionale, all'uscita della Conferenza Stato Regioni che si è tenuta ieri a Roma, sono la conferma che tranne clamorose sorprese, saranno fatti salvi, seppur ridotti nelgi importi, i doppi vitalizi di cui godono gli ex consiglieri regionali abruzzesi ed anche ex parlamentari.
E che non vedrà forse mai la luce la legge abruzzese, in ballo da oltre quattro anni, e riproposta in consiglio regionale martedì scorso, per poi essere subito rinviata. Norma già approvata nella passata legislatura, che prevedeva appunto l'abolizione del cumulo, oltre che i tagli degli assegni.
Questo perché la Conferenza Stato-Regioni ha raggiunto ieri l'intesa sullo schema di legge voluto dal governo giallo- verde nella legge finanziaria, a cui tutte le regioni dovranno attenersi, e che una volta recepita, supererà la norma abruzzese, che se arriverà, sarà comunque fuori tempo massimo. In un passaggio chiave l'intesa dice infatti chiaro e tondo che "Le Regioni assumono l’indicazione di procedere all’abrogazione, laddove presente, del divieto di cumulo dei vitalizi".
I vitalizi regionali, compresi quelli che si cumulano ad altri assegni, come già avvenuto per quelli del parlamento, saranno solo ricalcolati con il metodo contributivo, in base a quello effettivamente versato, nei pochi anni di attività istituzionale, dal 9 al 30 per cento. Ma mai sotto una certa soglia, fissata ai 1.096 euro. Tagliati, senza nemmeno la mano pesante, insomma, ma non aboliti.
"Una nostra eventuale norma, che preveda il taglio del doppio vitalizio, sarebbe comunque impugnata dal governo", avvisa Santangelo.
L'esito della Conferenza Stato Regioni, era stato il motivo che ha indotto il consiglio a rinviare martedì all'unanimità la discussione e l'approvazione, su proposta del presidente del Consiglio Lorenzo Sospiri di Forza Italia della legge abruzzese. Assieme alla necessità di aggiornarne il testo in un passaggio tecnico. Tornerà insomma in commissione, dove ha bivaccato per anni, il provvedimento che porta la firma di Sara Marcozzi del Movimento 5 stelle e dell'ex presidente del consiglio regionale Giuseppe Di Pangrazio, Partito democratico, approvato all'unanimità a novembre 2018.
Legge poi non promulgata, perché approvata da un consiglio regionale, che dopo le dimissioni del presidente Luciano D'Alfonso andato a fare il senatore Pd, aveva poteri limitatissimi, e aveva facoltà di occuparsi sono di provvedimenti connotati da "urgenza e necessità". Come stabilito dal collegio delle Garanzie statutarie, che si battono come leoni per mantenere quello che loro considerano diritto acquisito, e che invece da buona parte dell'opinione pubblica è considerato un intollerabile previlegio.
La legge abruzzese prevede come detto, l'abolizione del doppio vitalizio, e riduce l'importo dell'assegno, dal 9 al 25 per cento, a partire dagli assegni superiori a 1.500 euro mensili, per finire a quelli di oltre 6.000 euro.
Taglio più o meno in linea, con quelli previsti nella norma quadro, approvata dalla Conferenza Stato Regioni.
Non si prevede in ogni caso un salasso per i 153 ex consiglieri regionali d' Abruzzo, o anche familiari stretti con la reversibilità, a cui si aggiungono 14 beneficiari anche dell'assegno da ex parlamentare, che percepiscono ancora il vitalizio abolito nel 2011, a partire dalla passata legislatura.
Ad un costo complessivo per i contribuenti calcolato per il 2019 in 4 milioni e 935 mila euro.
In base alla tabella del ricalcolo allegata all'intesa, un vitalizio fino a 1.500 subirà infatti un taglio del 9 per cento, cioè massimo di 130 euro mensili. Da 1.501 a 3.500, sarà del 13,5 per cento, cioè massimo di 472 euro. Da 3.501 a 6.000 euro, il taglio sarà del 18 per cento (massimo 1.080 euro), da 6.001 a 8.000 euro del 22 per cento (massimo 1.760 euro). Oltre 8.001 euro la riduzione sarà infine del 30 per cento. La buona parte degli assegni abruzzesi sono comunque compresi, tra i 1.000 e i 3.000 euro.
Una meritata "pensione" che può essere goduta, e continuerà ad esserlo, seppure con importi minori, a partire dai 65 o anche dai 60 anni con penalità, anche con soli 4 anni di contributi versati. Trattamento che comunque un lavoratore comune, neanche si sogna.