ROMA «Gli europei provano un senso di appartenenza crescente. E paradossalmente, all'origine di questo rinnovato interesse vi sono i movimenti euroscettici. A forza di denigrare le istituzioni e le politiche europee, sono riusciti a mobilitare nuovamente gran parte della popolazione». In una lunga intervista alla rivista francese La Revue de Politique Internationale, Sergio Mattarella affronta il tema del destino dell'Europa e spiega - in vista delle elezioni di fine maggio - perchè il vento del sovranismo non minaccerà l'Unione.
IL RIARMO
Nel ricordare che sono «quarant'anni che il Parlamento europeo è eletto a suffragio universale diretto» Mattarella sottolinea come «per la prima volta, stiamo assistendo a una vera e propria campagna elettorale pan-europea nel senso pieno del termine. Non si tratta cioè di 27 campagne elettorali separate - spiega - bensì di un unico dibattito in un'unica arena».
I temi della campagna rispecchiano «sempre meno» le questioni nazionali perché la gente «si interessa sempre più a ciò che accade negli altri paesi dell'Unione ed è consapevole di condividere un destino comune». Nell'intervista, dal titolo Francia-Italia: una relazione indistruttibile Mattarella difende le organizzazioni internazionali molte delle quali nate dopo la guerra e che «rispecchiano rapporti di forze ormai scomparsi». «Ma la crisi - sostiene - è conseguenza delle politiche dei principali attori sulla scena internazionale più che dell'inadeguatezza degli strumenti multilaterali stessi». Doveroso il ricordo di cosa a ha rappresentato l'Onu e il ruolo «prezioso» che ha svolto dopo la scomparsa della cortina di ferro. «Durante questo periodo - sottolinea il presidente della Repubblica - è stato possibile raccogliere i dividendi della pace del dopo-guerra fredda. E chiaro che il vuoto politico che risulterebbe dal trionfo dell'unilateralismo esporrebbe il mondo a tensioni premonitrici di conflitti potenzialmente devastanti».
Importante il passaggio sul riaffiorante antisemitismo definito «un vero e proprio veleno» perché «agisce come un virus estremamente pericoloso, in grado di infiltrarsi nel tessuto sociale delle democrazie». «Nonostante gli sforzi delle società europee» questo virus «non è mai stato completamente debellato».
Inevitabile un passaggio sul problema dei migranti. Mattarella sottolinea come sia «ancora insufficiente» e «inadeguato» ciò che abbiamo fatto per l'Africa. Ricorda che «da qui a trent'anni, gli africani saranno 2 miliardi e mezzo, a fronte di 700 milioni di europei». Quindi occorre «lavorare, con rapidità ed energicamente, a soluzioni veramente europee: canali di migrazione legali; misure per combattere i trafficanti di esseri umani; mezzi per migliorare le condizioni di vita nei paesi di provenienza». «Soltanto una soluzione europea - sottolinea il presidente della Repubblica - può consentirci di padroneggiare un fenomeno che rischia di scuotere il continente. Questo sarà uno dei temi principali della prossima legislatura europea».
Anche il rapporto dell'Italia con la Francia viene affrontato nell'intervista. Mattarella sostiene che «i rapporti non hanno subito lacerazioni» e ricorda il recente Forum economico che si è tenuto a Versailles, e che aha riunito le organizzazioni degli imprenditori dei nostri due Paesi, la Confindustria e il Medef». Il trattato di Aquisgrana, siglato da Parigi e Berlino, non preoccupa il Capo dello Stato anche se sottolinea come «di tanto in tanto, tornano a galla velleità di direttorio» che «dobbiamo respingere senza esitazione».