Tempi di magra. Per adesso si annunciano a bassa voce, ma i presupposti che i decibel salgano ci sono tutti. Le finanze dello Stato sono esigue, non di meno quelle delle Regioni. L’uno e le altre al momento glissano, temporeggiano, spostano in avanti il problema, ma il nodo è prossimo al pettine. Nel Molise sono i rappresentanti delle sigle sindacali del trasporto pubblico Faisa Cisal – Filt Cgil – Fit Cisl – Uiltrasporti e Ugl (Pasquale Giglio, Franco Rolandi, Antonio Vitagliano, Carmine Mastropaolo e Nicola Libertone) ad essere preoccupati fornendo cifre statistiche e previsioni da cui non si possono che trarre ulteriori preoccupazioni sui possibili riflessi negativi a carico del trasporto regionale. Che, di suo, dicono, “già sconta pesanti difficoltà e una qualità davvero indecorosa nella condizione dei servizi offerti ai cittadini”. Ebbene, a seguito di una decurtazione di 300 milioni sul Fondo nazionale trasporti effettuata dal Governo di Roma, al trasporto regionale, dallo stesso Fondo, verrebbero a mancare circa due milioni di euro. E con questa prospettiva, i casi sono due: o si riducono le corse dei treni e degli autobus, oppure si aumentano sensibilmente le tariffe. In entrambe i casi ad andarci di mezzo saranno gli utenti che già scontano la bassa qualità dei servizi, la loro capotica distribuzione oraria e la lo loro debole intensità. Probabilmente, una migliore organizzazione e razionalizzazione delle corse sulla rete ferroviaria e su quella viarie potrebbe rendere accettabile una riduzione delle stesse evitando l’aumento delle tariffe. Dinanzi agli ostacoli è necessario reperire le soluzioni per superarli. E nel trasporto su rotaia, e su gomma, non è più tempo di dissertare, polemizzare, contrastare per il solo gusto di farlo. Dai sindacati, in particolare, soprattutto nell’ultimo periodo, abbiamo registrato una serie di suggerimenti e di proposte che aprono l’orizzonte a soluzioni migliorative sempre che la Regione, i vettori, le Ferrovie dello Stato si dispongano a tenerne conto. Da possibile opzione, quegli stessi suggerimenti e proposte del sindacato, per come si vanno prefigurando gli eventi dei prossimi mesi, devono essere considerati una stretta necessità di razionalità, di predisposizione al rigore, di contemperazione tra le parti superando le supremazie della politica, delle categorie datoriali, dei sindacati stessi, facendo posto alla coesione degli interessi collettivi per una nuova politica del trasporto. Molto più chiaro il quadro della situazione (presente e futura) lo si avrà non appena sarà reso pubblico il bando regionale per la ricerca del gestore unico. Sarà quello lo snodo per indirizzare il trasporto molisano (ricordiamolo è “servizio pubblico essenziale cofinanziato dalla fiscalità generale”) verso una chiara, tangibile e stabile efficienza, che finora è mancata, ma che i sindacati non hanno mai smesso di reclamare. Parlare solo del trasporto, però, è riduttivo. Tutti gli apparati pubblici nel Molise andrebbero rivisti sotto l’aspetto organizzativo e gestionale. L’era dei comparaggi, degli aggiustamenti, del mettersi d’accordo sottobanco, del dilettantismo amministrativo è decisamente al tramonto. Risorse finanziarie sono poche, le professionalità sono claudicanti e incerte. Voltare pagina, avvalersi della competenza andandola a trovare dov’è. Sul mercato delle professioni, ma anche nei ranghi regionali, alle spalle dei raccomandati e degli imbucati schierati sempre in prima linea. Sarà un percorso accidentato sicuramente reso tale dalla presenza di amministratori regionali largamente inadeguati a concepire il loro ruolo diverso da quello in salsa personalistica, campanilistica e utilitaristica. Ma l’oggettività dei problemi che, irrisolti, si sono accumulati e rischiano di accumularsi coi quali gli amministratori, i datori di lavoro, le forze sociali e produttive dovranno giocoforza misurarsi, li costringerà a prendere coscienza dell’impossibilità a continuare ad amministrare e a gestire il Molise con l’incoscienza e la superficialità con cui finora lo hanno amministrato e gestito. La recessione, la disoccupazione, la sottoccupazione, la mancata programmazione economica e territoriale e i mancati investimenti, sono chiodi infissi nella realtà molisana che vanno rimossi.