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Data: 21/04/2019
Testata giornalistica: Il Centro
Siri presto sentito dai pm. L'indagine che vede indagati per corruzione il sottosegretario ai Trasporti della Lega e l'imprenditore responsabile del Carroccio per l'ambiente, potrebbe avere una nuova accelerazione. I testi in Procura, nessuna indagine sul contratto di Arata junior a Palazzo Chigi

ROMA Il sottosegretario Armando Siri e l'imprenditore Paolo Arata saranno presto di fronte ai pm per esporre la propria verità. Dopo la pausa legata alla Pasqua l'indagine, che vede indagati per corruzione il sottosegretario ai Trasporti della Lega e l'imprenditore responsabile del Carroccio per l'ambiente, potrebbe avere una nuova accelerazione. E i magistrati della procura di Roma, che indagano sulla presunta mazzetta da 30mila euro «data o promessa» da Arata a Siri, stanno già ascoltando diversi testimoni. Il sottosegretario allo Sviluppo economico del M5s, Davide Crippa, il capo di gabinetto del Mise, Vito Cozzoli, e la sua vice, Elena Lorenzini, avrebbero confermato ai pm le pressioni di Siri sugli uffici del ministero dello Sviluppo Economico affinché fosse inserito un emendamento sull'eolico. E - prima delle pressioni nei palazzi - tornando a ritroso nella catena di richieste, attraverso documenti e intercettazioni, si era arrivati ad Arata e ai suoi rapporti con il socio Vito Nicastri, l'imprenditore dell'eolico accusato di avere pagato la latitanza di Matteo Messina Denaro. La «filiera» di pressioni, che parte dall'eco business trapanese e arriva fino allo skyline romano, sarà uno degli argomenti al centro dell'interrogatorio di Arata che, accusato di concorso in corruzione, ha chiesto di essere ascoltato dai pm di piazzale Clodio. Stessa richiesta è arrivata dai legali di Siri per il proprio assistito: l'avvocato del sottosegretario incontrerà a metà settimana i titolari dell'indagine e in quella sede verrà individuato il giorno in cui svolgere l'interrogatorio. Dal canto suo l'avvocato Gaetano Scalise, difensore di Arata, ha presentato istanza al tribunale del Riesame. Nessuna indagine è in corso, invece, sul contratto di assunzione di Federico Arata, figlio dell'imprenditore, da parte del sottosegretario Giancarlo Giorgetti a palazzo Chigi. La notizia del contratto di collaborazione, registrato alla Corte dei Conti, era rimbalzata venerdì sui siti scatenando nuove polemiche politiche, ma non sembra all'attenzione degli inquirenti. Per i pm sarà invece importante ricostruire i rapporti che Paolo Arata ha avuto con la politica. L'ipotesi di contatti tra l'imprenditore e altri pezzi delle istituzioni è indicata nello stesso decreto di perquisizione che nei giorni scorsi ha portato gli uomini della polizia giudiziaria a perquisire le tre abitazioni dell'imprenditore a Roma, Genova e Castellammare del Golfo e le sedi delle quattro società a lui riconducibili: «Etna srl», «Solcara Srl», «Alqantara Srl» e «Solgesta» srl. Al vaglio di chi indaga c'è ora il materiale sequestrato, i conti correnti, le migliaia di pagine di documenti acquisiti, le chat sui programmi di messaggistica, i computer e i server delle mail. Vi è uno «stabile accordo», scrivono il procuratore aggiunto Paolo Ielo e il sostituto Mario Palazzi, tra Arata e Siri, quest'ultimo «costantemente impegnato, attraverso la sua azione diretta nella qualità di alto rappresentante del governo ed ascoltato membro della maggioranza parlamentare, nel promuovere provvedimenti regolamentari o legislativi che contengano norme ad hoc tese a favorire gli interessi economici dell'Arata, ampliando a suo favore gli incentivi per l'energia elettrica da fonte rinnovabile a cui non ha diritto». Un accordo che troverebbe conferma nelle conversazioni tra Arata e il figlio, «nelle quali si fa esplicito riferimento alla somma di denaro pattuita», ma anche negli incontri tra gli indagati e nella «incessante attività» di Siri per far approvare le norme.

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