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Data: 24/04/2019
Testata giornalistica: Il Centro
Matteo e Luigi vicini alla rottura. La guerra dei nervi tra i due vicepremier supera il livello di guardia. L'attenzione del Quirinale. Dai rimborsi al rilancio di Alitalia. Nel provvedimento le regole per i risparmiatori traditi ma anche il taglio dell'Ires

ROMA Nel D-Day del Salva-Roma la guerra di nervi tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini supera il livello di guardia. È una guerra dialettica, una strategia di logoramento fatta di blitz in piazza davanti a Palazzo Chigi e di presenze/assenze a Consigli dei ministri delicati. È una battaglia che, a poco più di un mese dalle Europee, vede il dialogo tra i due vicepremier pressoché azzerato e lo spazio di mediazione del premier Giuseppe Conte ridotto notevolmente. E, se fino al Cdm convocato alle 18, slittato alle 19 e iniziato alle 20, i rumors interni alla maggioranza davano l'esecutivo saldamente stabile fino alle Europee, da qui in avanti ogni ulteriore attrito potrebbe essere quello fatale. La cronaca di una giornata sull'ottovolante M5S-Lega parte con gli attacchi di Di Maio al comparto sicurezza-rimpatri di competenza del leader della Lega, si sviluppa sulla requisitoria del M5S contro il sottosegretario Armando Siri e sfocia in una polemica tra i due vice sul 25 aprile. Polemica che arriva fin sopra al Colle dove è alta l'attenzione su quella che viene vista come una strumentalizzazione su temi seri come la Festa della Liberazione. Ma è al Cdm che la battaglia deflagra. Il punto di partenza è il decreto crescita che, al suo interno, presenta la norma salva-Roma sulla quale anche Conte, oltre al M5S, avrebbe chiesto l'ok della Lega. Alle 19 circa a Palazzo Chigi arrivano Salvini e praticamente tutti i ministri leghisti. È nel M5S, invece, che si registrano diverse assenze, a partire da Di Maio, impegnato in tv. Al tavolo di governo, oltre a Conte, sono presenti, tra i M5S, i ministri Alberto Bonisoli, Elisabetta Trenta e Barbara Lezzi. Ed è davanti a quest'immagine che, secondo fonti qualificate di maggioranza, Salvini sbotta. Il leader della Lega, secondo le stesse fonti, comunica al premier la posizione della Lega, quindi abbandona la sala delle riunioni del Cdm e, poco dopo, esce in piazza dando la linea della Lega ai cronisti: lo stralcio del Salva-Roma dal testo. Una linea «concordata» con chi c'era, spiega Salvini in diretta tv. Ed è un blitz, il suo, con cui il leader della Lega, probabilmente, punta a far saltare le staffe all'alleato. Lo stralcio «non è stato neanche discusso», protestano i Cinque Stelle. Ma la mossa di Salvini di dichiarare alla stampa prima del Cdm scatena anche l'irritazione del premier Conte. La riunione inizia alle 20, con Di Maio che raggiunge il Cdm solo un'ora dopo. E, in ballo, non c'è solo il Salva Roma ma anche la questione Siri, oggetto, sembrerebbe, di attacchi incrociati nelle riunioni informali che precedono il Consiglio. Sul caso del sottosegretario, infatti, il M5S ha scatenato la sua «contraerea» con un duplice obiettivo: recuperare terreno in vista delle Europee e compattare una base da tempo sfilacciata dall'atteggiamento dei vertici sul caso Diciotti. Dall'altra parte c'è un leader, Salvini, che su Siri non ha alcuna intenzione di mollare. Salvini continua a dirsi tranquillo, nega qualsiasi coinvolgimento laddove fonti della Lega definiscono gli attacchi, anche via blog, del M5S su Siri «da asilo». Resta, ancora aperto, il nodo Salva-Roma. Al tavolo del Cdm, nonostante l'arrivo di Di Maio, la componente del M5S è minoritaria rispetto alla Lega, che quindi ha lo spazio e votare lo stralcio andando contro, anche, alle intenzioni di Conte. A quel punto il Salva-Roma andrebbe in un testo ad hoc, per effetto di una forzatura leghista.

Dai rimborsi al rilancio di Alitalia. Nel provvedimento le regole per i risparmiatori traditi ma anche il taglio dell'Ires.

ROMA Anche se tra mille difficoltà, il decreto crescita è pronto a vedere la luce. Il secondo passaggio in Consiglio dei ministri si è reso necessario per mettere fine ad una lunga e tormentata gestazione su alcune misure cardine, che poco hanno a che fare con il rilancio vero e proprio dell'economia, ma che molto invece pesano dal punto di vista politico: dai rimborsi per i risparmiatori, che hanno tenuto il governo impegnato fino a qualche settimana fa, all'Alitalia, perenne terreno di scontro e di emergenza. Il metodo scelto per i rimborsi sarà quello del «doppio binario» concordato a inizio mese con la maggior parte delle associazioni dei risparmiatori colpiti dai crack bancari: l'indennizzo arriverà automaticamente (senza ricorso ad alcun arbitro terzo) ad obbligazionisti ed azionisti con 35.000 euro lordi di reddito imponibile o 100.000 euro di beni mobiliari. Per tutti gli altri casi sarà invece previsto il ricorso a un «arbitrato semplificato» da una tipizzazione delle violazioni massive, davanti ad una commissione ad hoc di 9 esperti. Secondo il governo saranno in questo modo salvaguardati in modo automatico il 90% dei risparmiatori, non contravvenendo allo stesso tempo alle regole europee in materia. La norma su Alitalia consentirà invece l'eventuale ingresso del Mef nel capitale della compagnia, cancellando la previsione di una data fissa (finora periodicamente procrastinata di sei mesi in sei mesi) per la restituzione del prestito ponte. Più complessa la partita sul cosiddetto Salva Roma, su cui è il caos. Per arginare le proteste della Lega, il viceministro all'economia Laura Castelli aveva ribattezzato la norma Risparmia-Italia, allargando la visuale sul lavoro per tutti i Comuni, ma potrebbe non bastare. Castelli pensava a misure di salvataggio che permettono a Cdp di rinegoziare e sospendere per 2 anni i mutui delle città capoluogo e che consentono di rinegoziare le anticipazioni per i pagamenti dei debiti della P.a. Infine la pagina dedicata alla crescita che, secondo le stime contenute nel Def, permetteranno quest'anno di raggiungere una crescita dello 0,2%. Ancora asfittica, ma comunque migliore dello 0,1% altrimenti raggiungibile. Sul fronte fiscale, per le imprese tornerà il superammortamento al 130% sui beni strumentali e si dirà addio alla mini-Ires introdotta dalla legge di bilancio, sostituita da un graduale taglio dell'aliquota sugli utili reinvestiti: si passerà quindi dal 24% al 22,5% quest'anno, al 21,5% nel 2020, al 20,5% nel 2021 e al 20% a regime dal 2022. Salirà progressivamente la deducibilità dell'Imu sui capannoni, dal 50% fino all'80%. Molti gli incentivi: dalla proroga di quelli per Ricerca e sviluppo e rientro dei cervelli, a quelli per l'aggregazione di imprese, fino al rafforzamento di ecobonus e sismabonus, esteso alle zone sismiche 2-3, non solo alla zona 1. Per evitare nuovi casi Pernigotti, arriva infine il registro dei marchi di interesse nazionale, tutelati con un fondo da 100 milioni di euro. Per contrastare l'italian sounding arriva un contrassegno di Stato «made in Italy», da usare sui mercati extra-Ue, volontario e a pagamento.

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