ROMA Prende corpo l'operazione di sistema per salvare Alitalia. Il consiglio dei ministri è pronto ad eliminare la scadenza per la restituzione del maxi prestito da 900 milioni che la compagnia di bandiera avrebbe dovuto restituire a giugno e, tema ancora più rilevante, dato il via libera all'ingresso del Tesoro nel capitale della newco proprio attraverso la conversione in azioni di una quota del finanziamento concesso dopo il commissariamento. Le norme contenute nel decreto crescita dovrebbero essere messe nero su bianco nella giornata di oggi.
IL PERCORSO
Non si tratta solo di un passaggio formale, per altro necessario in vista dell'operazione di rilancio che vuole il governo, ma di un atto politico che consente di guadagnare tempo in attesa della definizione dell'assetto azionario. Un primo passo è stato fatto perché, nonostante i tanti dubbi del Mef, con la nuova norma approvata, è possibile per il Tesoro rilevare una quota del 10-15 della compagnia, quota che si andrà ad aggiungere a quella analoga di Delta Airlines e al 35% che si dovranno accollare le Ferrovie. Resta da coprire un altro 35% che, nelle intenzioni di Palazzo Chigi, dovrebbe andare ad Atlantia. Non è chiaro se in consiglio dei ministri si sia affrontato l'argomento, di certo però dalla Lega spingono in questa direzione, mentre spetterà al premier Giuseppe Conte cercare una mediazione con i 5Stelle. Senza un accordo a tutto campo è di fatto impossibile che possa scattare la fase due, ovvero l'interlocuzione con la holding che fa capo alla famiglia Benetton. E non è detto poi che, qualora si arrivasse a questa fase, la risposta possa essere positiva. Insomma, la strada da percorrere è tutta in salita vista la tensione nell'esecutivo. I sindacati, in assenza di un quadro certo, sono pronti ad alzare il livello dello scontro. E' vero che Alitalia ha in cassa oltre 500 milioni (e altri 200 milioni di introiti legati ai biglietti che prevede di vendere), ma è altrettanto vero che dopo l'estate il carburante finanziario comincerà ad esaurirsi e sarà necessario un nuovo intervento di ricapitalizzazione. Sia come sia proprio in virtù di questa necessità, è urgente per l'esecutivo chiudere il caso. Per dare alla compagnia di bandiera e agli 11 mila dipendenti che ci lavorano una strategia bene precisa che si fonda, questo è l'unico dato certo, sul piano industriale messo a punto da Fs. Un piano condiviso, secondo i rumors, anche con gli uomini di Adr, la controllata di Atlantia che gestisce l'aeroporto di Fiumicino. Proprio questo particolare la dice lunga su quanto il gruppo ferroviario punti sul partner privato per costruire una governance solida e bilanciata. E varare così una operazione di mercato. Ma al di là delle tecnicalità, la palla è tutta nelle mani dei grillini che dovranno dare o no il via libera a Conte. A quell'operazione di sistema cioè che dovrebbe, tra l'altro, mettere fine alle ostilità tra 5Stelle ed il gruppo privato, ostilità scattate dopo il crollo del ponte di Genova.
NUOVO SUMMIT
E' possibile che il dossier finisca al centro di un nuovo vertice di governo nei prossimi giorni, probabilmente dopo il rientro del premier Conte dalla Cina. Anche perché senza Atlantia - ripetono gli uomini della Lega - lo spettro per Alitalia è quello della liquidazione, dei libri in tribunale. O, in alternativa, la cessione in extremis a Lufthansa che ha già detto a chiare lettere di voler adottare un piano di tagli draconiano.
Proprio per cercare di arrivare a giugno verranno eliminati alcuni ostacoli. Con una misura ad hoc che cancella, dopo ben tre proroghe, il termine del 30 giugno per la restituzione del prestito ponte e che consente, contestualmente, l'ingresso del Tesoro nell'azionariato, usando i proventi degli interessi sul prestito. Il nodo principale, quello che riguarda Atlantia, non è stato sciolto. Non è però da escludere che tutto possa cambiare se arrivassero delle aperture sulla procedura di revoca della concessione autostradale. Segnali per rasserenare il clima e dare certezze. In attesa di novità, i contatti sotto traccia continuano. Un cda di Alitalia è previsto per il 26 aprile, mentre tre giorni dopo toccherà a quello di Fs. Pare quasi certo poi lo slittamento del termine del 30 aprile, data entro la quale le Ferrovie devono avanzare l'offerta finale per chiudere il cerchio. Ma senza Atlantia, Fs non pare disposta ad andare avanti. Concetto ben chiaro recapitato a Palazzo Chigi e al ministero del Tesoro.