ROMA Venti giorni dopo il primo via libera in Consiglio dei ministri, il cosiddetto decreto Crescita vede finalmente la luce. Anche se molti capitoli restano ancora aperti e la strada dell'approvazione in Parlamento si prevede già accidentata. Il provvedimento varato martedì sera, che nelle speranze del governo gialloverde deve servire a rilanciare lo sviluppo del Paese, stanzia risorse per quasi due miliardi in tre anni. Nel testo ci sono, fra l'altro, sconti fiscali per le imprese, incentivi al settore immobiliare, norme per i risparmiatori traditi dalle banche e per l'Alitalia e tutela dei prodotti del made in Italy.
GLI INVESTIMENTI
Il ministero dell'Economia precisa che il decreto prevede uno «stanziamento complessivo di circa 1,9 miliardi di euro nel 2019-2021, di cui un miliardo nel solo 2019 e 450 milioni annui nel biennio 2020-2021». «Si tratta di un corposo strumento normativo che favorisce il rafforzamento delle imprese e consente loro di essere più competitive pure nei mercati globali», sostiene il premier Giuseppe Conte, sottolineando che il governo è al lavoro «per non precipitare il Paese in un clima di austerity».
«Investimenti, incentivi, imprese, immobili. Per rilanciare l'economia - scrive ancora il ministero di via XX settembre - il governo punta» su «un insieme organico di misure per sostenere da subito il sistema produttivo». Il miliardo stanziato nel primo anno anno servirà in gran parte a finanziare quattro interventi: 500 milioni vanno ai comuni per l'efficientamento energetico e lo sviluppo territoriale sostenibile; 150 milioni per la media industria per nuovi investimenti; 100 milioni al fondo per la prima casa (che concede garanzie fino al 50% della quota capitale di mutui non superiori a 250.000 euro) e altri 100 milioni per il progetto che finanzia a tasso zero nuove imprese digitali.
Nel testo ci sono poi altre norme destinate, secondo il governo, a dare una spinta alla crescita per raggiungere quest'anno almeno il +0,2% stimato nel Documento di economia e finanza (Def). Nel dettaglio torna il superammortamento al 130% sull'acquisto di beni strumentali, che consente far crescere il risparmio fiscale. Previsto poi un taglio progressivo dell'aliquota sugli utili reinvestiti dalle aziende: l'Ires (limposta sul reddito delle società) nel 2022 scenderà infatti al 20,5% dall'attuale 24%. Scompare invece la mini-Ires al 15%. Inoltre la deducibilità dell'Imu sui capannoni sale dal 40% al 50% per arrivare al 70% nel 2022. Viene poi estesa la possibilità di beneficiare degli sconti per la messa in sicurezza antisismica e ridotte drasticamente le imposte di registro, ipotecaria e catastale per i trasferimenti di fabbricati su cui siano previsti interventi di demolizione e ricostruzione.
Arriva anche un nuovo condono. Regioni, province, città metropolitane e Comuni potranno attivare la definizione agevolata delle entrate non riscosse per multe e tasse locali, stabilendo l'esclusione delle sanzioni. Viene poi istituito il marchio storico di interesse nazionale e un fondo di tutela, con una dotazione iniziale di 100 milioni nel 2020, per proteggere il made in Italy. Per i risparmiatori rimasti impigliati nei crac bancari viene ampliata la platea dei destinatari dei rimborsi automatici. Una delle due soglie necessarie per ottenerli, quella del patrimonio mobiliare, salirà infatti da 100 a 200mila euro, ma solo «subordinatamente all'approvazione da parte della Commissione europea» (l'altra resta fissata a 35mila euro di reddito). Gli indennizzi non arriveranno comunque prima di fine anno. Serviranno infatti ancora due decreti attuativi e solo da allora si potranno presentare le domande di rimborso.
Infine l'Alitalia. Vengono definite le modalità di ingresso del Tesoro nella compagnia aerea con la conversione di una parte del maxi prestito statale da 900 milioni (la quota degli interessi che vale circa 145 milioni) e si cancella la scadenza di giugno per la restituzione.