TERAMOÈ finito a processo con l'accusa di aver tentato di mettere a segno la truffa dello specchietto rotto e di aver bloccato lo sportello di uscita dello scuolabus dopo aver minacciato il conducente con un manganello. Bruno Marcellusi, 49enne teramano, ieri è stato condannato in primo grado ad una pena complessiva di due anni dal giudice onorario di tribunale Carla Fazzini: un anno per violenza privata, tentata truffa e minaccia, sei mesi per il possesso del manganello di legno trovato nella sua vettura e altrettanti sei mesi per la violazione dell'articolo 187 del codice della strada ( alla guida in stato di alterazione). I fatti per cui l'uomo (assistito dall'avvocato Marco Sgattoni) è finito a processo risalgono al 2017. Secondo l'accusa il 39enne teramano avrebbe fermato la macchina vicino al bus incolonnato sulla superstrada Teramo-mare facendo credere al conducente di avergli rotto lo specchietto retrovisore, attribuendo (falsamente secondo la Procura) la causa ad una manovra di guida dell'autista del bus «rivendicando», si legge nel decreto di citazione diretta a giudizio, «il diritto all'immediato risarcimento del presunto danno». La Procura gli ha contestato anche il reato di violenza privata «perché», si legge sempre nella citazione, «posizionando la propria auto dinanzi alla portiera di uscita dell'autobus incolonnato lungo la Teramo-mare e rifiutandosi di spostarla impediva ai passeggeri di uscire dal mezzo». E ancora, sempre secondo la ricostruzione fatta dalla Pubblica accusa, perchè con tanto di manganello in mano avrebbe minacciato l'autista con frasi deltipo «Se non mi ripaghi lo specchietto ti ammazzo, ti spacco la testa». Nel corso dell'istruttoria dibattimentale sono stati ascoltai numerosi testimoni, a cominciare dai passeggeri che quel giorno di due anni fa si trovavano sull'autobus bloccato sulla superstrada e che hanno assistito alla scena. Nel dispositivo di sentenza il giudice ha dichiarato la non sospensione della pena e ha condannato l'uomo al risarcimento dei danni in sede civile.