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Pescara, 23/11/2024
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Data: 01/05/2019
Testata giornalistica: Il Messaggero
«Subito l'intervento del governo» Il vice presidente di Strada dei Parchi Fabris: «Il governo mandi un segnale. La chiusura del tunnel è inevitabile. Possiamo ripensarci soltanto se ci sarà un’azione del Ministero»

L'AQUILA Nessun «atteggiamento ricattatorio», semmai «la logica conseguenza» di una situazione critica giunta al suo culmine. E' così che il vice presidente di Strada dei Parchi, Mauro Fabris, motiva al Messaggero la paventata chiusura del traforo del Gran Sasso, prevista per il 19 maggio. Lasciando, però, uno spiraglio: la nomina di un commissario che ratifichi la situazione di emergenza e che dia corpo alla presa di coscienza collettiva dell'urgenza della messa in sicurezza dell'intero sistema Gran Sasso. Sul tema è arrivata anche la richiesta del centrosinistra di convocare un consiglio regionale straordinario.
Fabris, perché Strada dei Parchi ha accelerato in questo modo arrivando a minacciare la chiusura del traforo?
«C'è una consecuzione temporale generata dall'indagine aperta dalla Procura di Teramo e dalle conclusioni della Regione che evidenziano ai nostri occhi il rischio inquinamento. Una situazione che fino alla delibera della Regione e all'indagine nessuno conosceva. A questo punto siccome la Regione stessa, a gennaio scorso, nel piano deliberato dal presidente vicario Lolli, indica interventi che ci riguardano, abbiamo chiarito che non siamo in grado di farli e abbiamo scritto al Ministero, ad aprile. Il Ministero ci ha risposto che non è la Regione che può dirci cosa fare visto che l'infrastruttura è di proprietà dello Stato. Non potendo fare altro che prendere atto di una situazione che può esporci ad altre responsabilità, la chiusura del traforo costituisce un passo obbligato».
E' di tutta evidenza che una simile evenienza causerebbe conseguenze molto gravi.
«Certamente, ma non è una cosa che dà vantaggio a noi e a un'infrastruttura strategica che serve i territori. Sarebbe un danno grave anche per la società. Su quella tratta passano circa 10-11 mila veicoli al giorno».
Il nuovo governo regionale, però, sembra aver compreso appieno la situazione.
«La delibera approvata di recente (quella che chiede la nomina di un commissario, ndr) riporta tutti i passaggi e prende atto del fatto che devono essere soggetti sovradeterminati ad assumere provvedimenti. La giunta con i tempi più celeri possibili ha fatto propria fino in fondo la preoccupazione, in maniera inattaccabile. La delibera è illuminante perché mette insieme tutti gli elementi con grande correttezza e prende atto che insistendo tre situazioni uniche al mondo su questa realtà non si può pensare che ci siano limitazioni».
Come giudica la posizione dei comitati che vedono non di buon occhio l'arrivo di un commissario e criticano il vostro operato?
«Ci dicono che dovremmo comportarci da imprenditori illuminati. Non comprendiamo questi attacchi scriteriati alla concessionaria. Da parte nostra in questa vicenda non c'è alcun aspetto ricattatorio. Non possiamo fare altro che ribadire che l'infrastruttura non è di Strada dei Parchi, è stata costruita a partire dal lontano 1963, i lavori sono cominciati nel 1968, sono durati 25 anni, solo nel 1982 sono arrivati i laboratori e nel 1993 è stata completata la seconda canna. Noi siamo entrati con la gestione nel 2003. Nessuno ha mai paventato questo tipo di rischi, né al nostro insediamento né nei bandi di garo o nei piani economici e finanziari successivi, neanche nel nuovo che ancora non arriva».
Cosa si può fare per scongiurare la chiusura? Il 19 maggio è vicino.
«La Regione ha approvato, nel 2017, un protocollo d'intervento che prevede una procedura ben codificata per l'allerta, le autorizzazioni preventive, la gestione degli interventi, la manifestazione dei possibili rischi, la comunicazione. Questa è già una momentanea garanzia. Quel protocollo potrebbe essere valutato dal commissario, dalle autorità preposte, dai Prefetti, come elemento temporaneamente sufficiente. Speriamo che da qui al 19 maggio ci sia un segnale da parte del governo e auspichiamo che in sede locale sia convocato un tavolo per gestire questa fase che diverrebbe finalmente riconosciuta come emergenziale con la nomina del commissario».
Perché avete impugnato la delibera regionale che definisce interventi e fabbisogni economici?
«Ci è stato chiesto di collaborare e abbiamo portato le nostre competenze. Quando poi questo lavoro ha assunto la veste di una delibera che può apparire cogente e dare indicazioni su cosa deve fare e chi, a quel punto un conto è trovare le soluzioni, altro è accettare le cose senza averne titolo. Noi non abbiamo competenze. Non possiamo accettare che un organismo senza titolarità ci dica cosa fare».
Possono incidere in questo scenario i rapporti tesi con il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti?
«Ci auguriamo che i rapporti saranno molto più seri rispetto a quanto accaduto con la messa in sicurezza dei viadotti. Nei giorni scorsi si è parlato dello sblocco dei primi 30 milioni: segnalo che quando il Ministro più volte ha detto che i soldi c'erano evidentemente non era così visto che stanno per arrivare adesso. E comunque nel protocollo d'intesa alla registrazione in Corte dei Conti, in cui è prevista l'anticipazione dei 30 milioni, si parla di 112 milioni totali: è altrettanto vera, dunque, la sottrazione degli 80 milioni. Lo certificano gli uffici del Ministero».

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