L'AQUILA Un atto «palesemente inopportuno», per i consiglieri comunali dell'opposizione, uno «spregio delle regole e della buona creanza», per i sindacati. Ha scatenato sorpresa e incredulità la nomina come sostituto del direttore d'esercizio del Centro turistico del Gran Sasso dell'ingegnere Daniele Pignatelli, figlio di Dino, attuale amministratore unico della stessa azienda. A farlo, è stato il direttore d'esercizio titolare Pier Paolo Grassi. Una possibilità prevista dalla legge, previo benestare dello stesso amministratore unico. «Una nomina che non è retribuita», la replica di Dino Pignatelli, «e che andava fatta con urgenza». Ma intanto i consiglieri comunali Stefano Palumbo e Paolo Romano chiedono l'intervento della commissione consiliare di Controllo e Garanzia e invieranno una segnalazione all'Anac, l'Autorità nazionale anticorruzione. Mentre Filt-Cgil, Uiltrasporti e Ugl sollecitano un immediato passo indietro.
L'OPPOSIZIONE. «Appare del tutto evidente come tale nomina risulti gravemente inopportuna e in palese conflitto di interesse», denunciano il capogruppo del Pd Stefano Palumbo e il capogruppo del Passo Possibile Paolo Romano, «dal momento che siamo in presenza di una società pubblica, interamente partecipata dal Comune, gestita con fondi pubblici. Aggiungiamo, per completezza di informazione, che lo stesso Grassi, nominato direttore di esercizio degli impianti sciistici del Gran Sasso ad ottobre dello scorso anno (quindi sotto la presidenza dell'ingegner Dino Pignatelli), solo un mese prima, cioè a settembre, partecipava, in partnership con lo stesso Pignatelli, a una gara per la progettazione di una seggiovia da realizzare nel Comune di Roccamorice».Palumbo e Romano si chiedono «come il sindaco possa essere all'oscuro di tutti questi particolari, di cui certamente il consiglio comunale, che pure ha l'obbligo di esercitare un'azione di controllo sulle società partecipate, non è mai stato informato». Infine i consiglieri ricordano che «il Ctgs, già in precedenza, aveva presentato situazioni che avevamo rilevato come anomale e in conflitto di interesse. Questa volta però si è andati addirittura oltre, dato il rapporto di stretta parentela tra due cariche apicali all'interno di una società a controllo pubblico, circostanza che rappresenta un incredibile inedito in città».
PIGNATELLI. Daniele Pignatelli è stato nominato lo scorso 2 gennaio: «La nomina», spiega Pignatelli padre in una lettera al sindaco, «è stata appositamente ritardata per cercare un eventuale altro nominativo, in quanto avrebbe potuto far nascere immotivate illazioni: ma di fronte alla necessità di definire con urgenza tale nomina per non esporre l'ingegnere Grassi alla non osservanza delle norme, ho accettato, pur raccomandando a Grassi stesso di sostituirlo una volta trovato un elemento terzo adeguato a tale incarico. Premetto che la nomina non è retribuita e quindi non comporta esborsi da parte della azienda. La possibilità di nominare un sostituto, che deve avere tutte le qualifiche analoghe al titolare, è complessa proprio perché in Regione esistono solo tre ingegneri con le caratteristiche richiamate: ovvero oltre al dimissionario ingegnere Marco Cordeschi, l'ingegnere Paolo Grassi e l'ingegnere Daniele Pignatelli. Pertanto nelle more della ricerca in una regione confinante di un direttore d'esercizio avente le caratteristiche richieste e disposto ad accettare una carica gratuita, gioco forza ho avallato la nomina, pur sapendo le critiche alle quali sarei stato sottoposto, conoscendo il clima di sospetto caratteristica di alcuni esponenti politici che puntualmente sono arrivate. Detto questo, sono pronto ad affrontare con serenità la commissione consiliare o chiunque altro abbia necessità, e titolo, di sentirmi».
SINDACATI. Fontana, Cipriani e Bussolotti ironizzano, ma non troppo: «Il pargolo in questione sarà certamente titolato, ma un sospetto di aver ricevuto l'aiutino è del tutto legittimo. Cosa aspetta il titolato papà a fare un passo indietro? Cosa aspetta la proprietà, cioè il consiglio comunale, a rimuovere il malcostume? »«Il Centro turistico del Gran Sasso», aggiungono, «sempre impropriamente additato per la scarsa produttività dei propri dipendenti, ha bisogno di tutto, tranne di altra cattiva fama. Lì si annidano interessi milionari derivanti dai fondi Cipe. Nessun dubbio può e deve esistere sulla trasparenza delle azioni intraprese. La cura di interessi personali o per meglio dire familiari, non è certamente compatibile con lo stato dell'azienda e del difficile percorso di rilancio della stessa. Mentre da quasi un mese attendiamo di ricevere documentazione sul percorso di selezione dell'attuale direttore di esercizio, mentre arbitrariamente si gestisce il personale in spregio alle regole e prerogative contrattuali», concludono i tre sindacalisti, «si manifestano una efficienza e solerzia sospette sulla promozione di una figura professionale sinora mai esistita in azienda».