ROMA Alla fine anche l'ala dura, la più oltranzista dei 5Stelle ha mollato o quasi. Non per convinzione ma perché alternative vere sul campo non ce ne sono. Così ieri è arrivato l'ok ad Atlantia anche del ministro grillino delle Infrastrutture, Danilo Toninelli, il più critico tra i suoi, che ha in qualche modo preso atto della fine delle ostilità dopo il crollo del Ponte Morandi e aperto all'ingresso dei privati nella Newco Alitalia. Proprio lui che aveva minacciato di togliere d'imperio la concessione autostradale e si era battuto per impedire la ricostruzione del viadotto a Genova. In serata Luigi Di Maio ha chiuso il cerchio, allungando i termini per costruire la cordata al 15 giugno. E invitando a fare presto perché ancora non c'è una richiesta formale.
IL SENTIERO
A quasi un mese dalle elezioni europee non imboccare la soluzione Benetton, caldeggiata con forza da Fs, Mef e Lega, per avviare il salvataggio della compagnia, sarebbe stato davvero un azzardo. A rischio, se non si troverà una intesa con la holding che fa capo alla famiglia Benetton - intesa tutta da scrivere - ci sono infatti 11 mila posti di lavoro (oltre 20 mila con l'indotto). Per non parlare poi delle solenni promesse fatte da Di Maio che, appena insediato al Mise, aveva parlato della necessità di un rilancio in grande stile del vettore tricolore. Rilancio che, senza l'arrivo di un partner industriale forte, non si può reggere sulle sole gambe di Fs, regista dell'operazione, Delta Airlines e Tesoro.
Dunque, salvo colpi di scena, la cordata italiana dovrebbe prendere corpo subito dopo le elezioni europee. Visto che il Mise ha deciso di prolungare i termini dell'offerta vincolante (scaduti ad aprile) al 15 giugno, dando così tempo ad Atlantia di studiare a fondo il dossier. Per la verità, secondo indiscrezioni mai confermate il piano industriale messo a punto da Fs (quello che prevede l'intermodalità treno-aereo, lo sviluppo sul lungo raggio e la sempre maggiore centralità di Fiumicino) è da tempo a conoscenza della holding guidata da Giovanni Castellucci, a cui l'ad di Fs, Gianfranco Battisti, sta facendo da mesi una corte spietata. Tant'è che i contatti tra i due, attraverso gli staff, sarebbero frequenti. Questo non significa che Atlantia deciderà di accettare tout court le avances, ovvero che l'operazione sia già in porto. Di certo la caduta del muro dei 5Stelle fa chiarezza e pone le basi per far partire un negoziato. Del resto, Castellucci ha già spiegato che il percorso è tutto in salita e che il gruppo è già impegnato su altri fronti. La porta comunque è aperta, in attesa che il disgelo avanzi. Se ci saranno certezze sul fronte delle concessioni (messe in discussione dal Mit), degli investimenti bloccati per la Gronda di Genova e un clima politico sereno, gli spazi di manovra non mancano. E Atlantia non si tirerà indietro sopratutto se si tratterà di avviare una grande operazione di sistema, in grado di garantire posti di lavoro e sviluppo in una cornice normativa trasparente.
Per questo le parole di Toninelli segnano una svolta: «Dire che abbiamo cambiato atteggiamento su Atlantia non sta né in cielo né in terra - ha affermato il ministro a Radio 24 - ma non bisogna mischiare le cose: la questione Alitalia è gestita dai commissari e da Fs. Altro ambito è il Ponte Morandi, con la commissione ad hoc al Mit. Sono due cose diverse, due dossier che vengono valutati singolarmente». Come dire che si può andare avanti. «Anche perché - ha aggiunto - ci sono molti colloqui importanti in corso e Atlantia è tra questi». Bisognerà vedere adesso se e a quali condizioni si potrà declinare la trattativa e se non ci saranno altre sorprese. L'investimento per il 35% di Alitalia vale circa 300 milioni e Atlantia valuterà bene il da farsi, anche alla luce di una governance tutta da costruire con Fs (che avrà una quota del 35%), Delta (15%) e Mef (15%). Il nodo, al di là delle risorse da impiegare, è su chi detterà le strategie e su come si articoleranno i controlli in termini di obiettivi da raggiungere, costi da limare, tratte da rafforzare. Se ne riparlerà nelle prossime settimane, e non si esclude che la soluzione arrivi prima delle elezioni.