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Data: 04/05/2019
Testata giornalistica: Il Messaggero
Autostrade, oltre 400 pagine al Mit sul Morandi: «Abbiamo rispettato tutte le regole contrattuali»

ROMA Con una nota sintetica Autostrade per l'Italia ha comunicato ieri di aver inviato al ministero dei Trasporti la risposta ai chiarimenti chiesti dal dicastero sulle attività della società, nell'ambito della procedura di revoca minacciata a seguito del crolo del Ponte Morandi. Secondo quanto risulta a Il Messaggero, il documento sarebbe particolarmente corposo: 400 pagine di dati, informazioni e analisi, supportate da oltre 3.000 pagine di allegati, nelle quali Aspi ribadisce la correttezza del proprio operato, rendendosi disponibile a ulteriori approfondimenti. Nella risposta Autostrade certifica di aver «sempre agito nel pieno rispetto delle norme e degli obblighi convenzionali», collaborando «con la massima trasparenza con il ministero», come è dimostrato dai carteggi tra concessionario e concedente e dalle frequenti visite ispettive compiute negli anni su tutta la rete, Ponte Morandi compreso. La relazione ricorda che la concessionaria autostradale dal 2000 a oggi ha investito 14 miliardi su tutta la rete e che è pronta a investire ulteriori 7,7 miliardi nel biennio 2019-2020 solo per le grandi opere. Importi che si sommano alle spese di manutenzione: 2,5 miliardi nel periodo 2008-2016, ben oltre quanto previsto dagli obblighi della Convenzione. Investimenti che, sostiene il documento, hanno prodotto risultati molto importanti sul fronte della sicurezza, portando ad un abbattimento della percentuale di mortalità (-70%, pari a 300 morti evitate ogni anno) attraverso «interventi innovativi ed unici nel panorama internazionale», come ad esempio la stesura dell'asfalto drenante sull'intera rete. Per quanto riguarda in particolare il Morandi, Aspi mette nero su bianco che le proprie strutture tecniche avevano già realizzato 9 milioni di euro di investimenti dedicati esclusivamente al viadotto, che il Ponte era strettamente monitorato non solo da Spea, ma anche da enti esterni di primaria importanza quali il Politecnico di Milano, il gruppo ingegneristico Cesi, leader a livello internazionale nelle attività di monitoraggio, e la società specializzata Edin. Nessuno di questi consulenti aveva mai ravvisato criticità che potesse portare a quanto poi è accaduto (l'ultimo report del Politecnico risale a dicembre 2017, pochi mesi prima del crollo).
IL VIDEO
La parte più complessa del documento è quella nella quale Aspi risponde alla richiesta del Mit di fornire informazioni sulle cause del crollo del 14 agosto. L'obiettivo della società è dimostra l'incongruenza delle ipotesi avanzate dalla Commissione ministeriale, mettendole in relazione con le evidenze delle macerie del Ponte, e si riserva di perfezionare la propria ricostruzione delle cause del crollo soltanto dopo che, nell'ambito del secondo incidente probatorio, saranno stati messi a disposizione delle parti tutti gli elementi emersi: in particolare il video che - secondo quanto ipotizzato da fonti vicine alla Procura di Genova - sarebbe dirimente sulle cause del crollo.
Un audiovisivo che era stato definito dagli inquirenti la prova regina, capace di escludere la caduta di un coil o altre sollecitazioni esterne. Infine Aspi ricorda che da parte del ministero non è stato ad oggi contestato formalmente alcun inadempimento e che qualunque atto del ministero che dovesse superare illegittimamente le previsioni contrattuali «sarebbe di enorme gravità, costringendo Aspi a reazioni adeguate per tutelare i diritti della società e delle sue migliaia di lavoratori e azionisti».

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