PESCARA Per primi a gettare un ponte a colpi di cavatelli e chitarrina, minestra di scattone e brodetto sono stati gli chef dell'Accademia italiana della cucina che sette anni fa, in una convention a Vasto, hanno proposto, a cinquant'anni dalla separazione, di riunire Abruzzo e Molise in nome della buona tavola. Quella che poteva sembrare un'idea da gourmet ha tracciato un solco negli anni, trovando adesioni e seguaci in ambiti lontani anni luce dalle cucine stellate. A perseguire l'unione amministrativa e organizzativa tra i due territori sono stati in molti, dai sindacati Cisl e Cgil, alla Rai, al Comando dei Carabinieri, fino all'Anas, che ha deciso un nuovo assetto con l'aggregazione delle due regioni. «L'obiettivo - scrive l'Anas in una nota - è assicurare la razionalizzazione dei processi aziendali per rafforzare il presidio». Nessun taglio al personale, ma solo una nuova conformazione finalizzata al riordino della struttura. Un provvedimento che marca una sostanziale discontinuità con quanto accaduto nel 1963, quando la provincia di Campobasso, che coincideva con l'intero territorio molisano, si staccò dall'Abruzzo e venne proclamata regione.
Un modello che a distanza di 57 anni sembra segnare il passo «perché forse - spiega lo storico Costantino Felice - è venuto meno il mito per cui piccolo è bello. Con l'affermarsi della globalizzazione è entrato in crisi il particolarismo. L'esaltazione della dimensione locale ha innescato processi di disgregazione e di frantumazione che non reggono alla competitività di una società globale». Né alla crisi finanziaria generale, come osserva l'economista Pino Mauro: «L'unione tra le due regioni permetterebbe l'abbattimento dei costi e una maggiore funzionalità, ma la struttura territoriale, composta da piccoli centri, non è pronta e non comprende che il futuro è nell'aggregazione».
I PIONIERI DELL'ARMA
Un processo che, nel caso dell'Arma dei Carabinieri, «ha comportato la possibilità sottolinea il generale Carlo Cerrina - di una revisione della struttura a vantaggio del potenziamento capillare sul territorio». Ci sarà un motivo, del resto, se i Carabinieri sono stati gli ultimi a separarsi e i primi a riunire le due regioni. Del resto, commenta il segretario bi-regionale della Cisl, Leo Malandra, «si tratta di aree che presentano analoghe problematiche sociali. Mettere insieme economie di scala può essere utile per entrambe le regioni, anche se questo significa qualche poltrona in meno. Non è stato facile per noi, ma oggi possiamo dire che i risultati sono buoni. Il problema è che, al di là delle dichiarazioni programmatiche sulla macroregione, gli amministratori sono restii a proseguire su questa strada». Un programma che stenta ad affermarsi anche a livello popolare «dal momento che - osserva Carmine Ranieri, segretario della Cgil - non si ha ben chiaro che la razionalizzazione delle strutture e dei servizi significa migliorare l'operatività».
«PRONTI ALLE BARRICATE»
Sul vento di diffidenza sembra soffiare la politica prigioniera dei localismi. La difesa dei propri confini spazia nelle vicine Marche come a sud, in quel Molise che oggi sembra non avere alcuna voglia di tornare indietro. «Sono sconvolto dal tentativo di trovare elementi che di fatto costituiscono una chiara violazione dei principi costituzionali - afferma l'assessore ai Trasporti della Regione Molise, Vincenzo Niro Si tratta di un'azione che parte da lontano. Ma sono pronto a fare le barricate contro quello che ritengo essere un tentativo prevaricatore. Non mi oppongo ad un processo di trasformazione, ma dovrebbe riguardare l'intero territorio nazionale. Il Molise non può essere penalizzato in ragione del fatto che conta poco più di 300 mila abitanti. Le presunte similarità con l'Abruzzo devono rimanere sul piano storico e culturale».