La ferrovia dell'ex tracciato della Sangritana non dovrà essere smantellata. E' l'unico punto fermo su cui tutti sono trovati d'accordo nel maxi convegno dell'altra sera sull'annoso problema del futuro della Sangritana. Poi, su cosa farne della vecchia linea ferrata (soprattutto nelle tratte di San Vito-Lanciano-Castelfrentano e dell'area della Val di Sangro), su quanti i soldi ci vogliano per rimetterla in sesto e su come trovarli questi soldi, il discorso si fa complicato e continua a a presentarsi di non facile soluzione. E l'iniziativa dell'altra sera, promossa dell'ingegnere Antonello Di Campli Finore, esponente di Ali (Alleanza liberaldemocratica italiana), con la partecipazione di esperti, politici e amministratori, ha dimostrato che le idee sono tante, quasi tutte belle e apprezzabili, ma tutt'altro che convergenti. All'inizio doveva essere una strada a doppia carreggiata a sostituire il vecchio tracciato della Sangritana, tra Lanciano e San Vito. Poi si è parlato di un tram-treno. E ancora di una pista ciclopedonale. Adesso, come sostiene il vice sindaco di Lanciano, Giacinto Verna, si punta «su un servizio di bus elettrici, quindi ecologici, affiancato da una ciclovia, in piena sintonia con la nostra idea di Lanciano smart city».
LA RIGENERAZIONE URBANA
«Prima di lanciare idee, anche apprezzabili, ha detto Di Campli Finore il tema fondamentale è quello della rigenerazione urbana, tenendo conto della presenza del tracciato storico della ferrovia Sangritana. Rigenerazione urbana come concetto di intermodalità, di sviluppo urbano sostenibile e soprattutto di riorganizzazione ferroviaria nel tessuto urbano, pensando anche a una nuova ottica di assetto territoriale, introducendo il concetto di area vasta e di area metropolitana. Intanto, per l'immediato, restando la linea diretta e veloce dalla nuova stazione a San Vito, rimettiamo i treni sui vecchi binari, la spesa non sarebbe eccessiva, e facciamogli svolgere un ruolo di tram interurbano. Sarebbe un buon primo passo».
Anche l'assessore all'Urbanistica della Regione, Nicola Campitelli, ha sostenuto il concetto fondamentale che «bisogna procedere alla rigenerazione urbana, restituendo le infrastrutture ferroviarie esistenti alla città, compreso il tracciato, utile a migliorare il sistema di trasporti del comprensorio». Per Italia Nostra, Pierluigi Vinciguerra, ha sottolineato la necessità «di adottare adeguati strumenti legislativi che riconoscano l'importanza del patrimonio storico ferroviario, e di puntare al recupero delle ferrovie dismesse al fine di attivare un servizio ferroviario anche di tipo turistico». Franco Mastrangelo, dell'associazione Lavenum, ha riproposto per l'immediato il progetto ambientalista di una pista ciclopedonale, senza mettere fuori uso i binari che in seguito potrebbero essere utilizzati per un trasporto eco-sostenibile». Altri contributi sono arrivati da Adriano Ghisetti, Maurizio Di Martino, Luigi Di Diego, Carlo Orecchioni, Camillo D'Alessandro.