L'AQUILA - "Se vogliono entrare in Alitalia non possono pensare di comprare il silenzio. Quello che si sta facendo al Ministero delle Infrastrutture non deve assolutamente incrociarsi con quanto sta accadendo al Ministero dello sviluppo economico”.
Tradotto: a nessuno venga in mente che il salvataggio della compagnia aerea di bandiera, possa essere barattata con trattamenti di favore nella partita altrettanto delicata delle concessioni autostradali. Questo il messaggio, lanciato in una intervista con Lucia Annunziata nella trasmissione in Mezz'ora, dal vicepremier e ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio, leader del Movimento 5 stelle.
Messaggio rivolto anche alla holding dell'abruzzese Carlo Toto, che gestisce le autostrade abruzzesi e laziali A24-A25. E che come rivelato dal quotidiano la Repubblica, sarebbe stata coinvolta dallo stesso Di Maio, in un'ipotesi di salvataggio di Alitalia. Trattativa prima smentita da Di Maio, anche per l'imbarazzo che ha creato nel suo partito, soprattutto in Abruzzo, ostile da sempre al gruppo Toto. Poi di fatto non esclusa, nell'intervista, visto che ha posto ad essa dei precisi paletti.
Il messaggio è rivolto poi ovviamente ad Atlantia della famiglia Benetton, tra le più importanti concessionarie autostradali d'Italia, finita nell'occhio del ciclone dopo il crollo del ponte Morandi di Genova.
La partecipazione al salvataggio di Alitalia, sommersa dai debiti, da parte della holding abruzzese, avverrebbe attraverso l'acquisto del 25-30 per cento di quote da parte di Renexia, società guidata da Riccardo Toto, uno dei quattro figli del patron del gruppo Carlo, con un esborso intorno ai 250 milioni, che si aggiungerebbero al 15 per cento dell’americana Delta, e alle quote in mano allo Stato (il 30 per cento a Ferrovie e il 15 per cento direttamente al Tesoro).
Il problema è però che la stessa Strada dei Parchi, non meno che Atlantia, è ai ferri corti con il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli, anche lui M5s, per i fondi mancanti per la messa in sicurezza del tratto autostradale, per il via libera al piano di investimenti pluriennale e, come se non bastasse, minaccia l'imminente chiusura del traforo del Gran Sasso.
Ora Di Maio ha tirato il freno a mano, sul coinvolgimento di Atlantia e Strada dei Parchi. La trattativa sarebbe dovuta entrare nel vivo una settimana fa, ma tutto è stato posticipato a metà giugno. E non è detto che l'ipotesi sia tramontata.
Un gioco delle parti, che però ha messo intanto inevitabilmente in forte imbarazzo i pentastellati, in Abruzzo e al Parlamento.
Lontani infatti sono i tempi quando in campagna elettorale gli esponenti abruzzesi M5s tuonavano contro la concessionaria Strada dei Parchi, al fianco dei sindaci, per gli ennesimi aumenti dei pedaggi sulla 24-A25, per ora congelati, ma che potrebbero scattare a giugno prossimo.
Lontani anche i tempi, quando il ministro Toninelli, dopo la tragedia del crollo del Ponte Morandi di Genova, evocava un pò per tutte le autostrade italiane, comprese quelle abruzzesi, l'ipotesi della revoca dell'affidamento e la nazionalizzazione, arrivando poi ai ferri corti con Sdp, per i fondi per la messa in sicurezza.
Ora i pentastellati sulla vicenda Alitalia tengono un profilo monto basso.
Si registra in verità, sul fronte abruzzese, un post su facebook del capogruppo in Regione Sara Marcozzi, che condivide un lancio Ansa in cui si riferisce che secondo fonti del Mise, "non vi sono stati contatti tra il vicepremier Luigi Di Maio e il Gruppo Toto in merito a Alitalia. Dunque sono da considerarsi prive di fondamento le ricostruzioni che descrivono un incontro a Taranto sul tema". Smentita che però non smentisce l'esistenza della trattativa, confermata da molte altre fonti.
E' un fatto poi che le reazioni M5s sono state a dir poco timide nei confronti di Strada dei Parchi, dopo il clamoroso ultimatum di chiudere dalla mezzanotte di domenica 19 maggio, nientemeno che il traforo del Gran Sasso, tra gli svincoli di Assergi e Colledara, a tempo indeterminato. Per evitare la "reiterazione del reato", visto che i vertici della società, assieme a quelli dei Laboratori di fisica nucleare del Gran Sasso e della Ruzzo Reti, sono sotto inchiesta dalla Procura di Teramo, per gli sversamenti di sostanze pericolose avvenute sotto il traforo. In attesa dei lavori di messa in sicurezza da 104 milioni, per sbloccare i quali la giunta regionale ha chiesto al governo la dichiarazione di stato di emergenza, e l'arrivo di un commissario.
Ma tace soprattutto il ministro Toninelli, che con Strada dei Parchi ha ingaggiato una furibonda battaglia nei mesi scorsi. Intorno ai 192 milioni di euro attesi da Ddp a gennaio, necessari alla messa in sicurezza dei piloni dell'autostrada che corre in zone fortemente sismiche, bloccati da cavilli burocratici, secondo il Mef, stornati poi per ben 80 milioni come pochi giorni fa ha denunciato la deputata del Partito democratico Stefania Pezzopane.
Scintille sono poi volate quando il ministro Toninelli ha fatto un sopralluogo sotto un viadotto dell'A25, a Bugnara, in provincia dell'Aquila, per evidenziare, in un intervista agli inviati della trasmissione Le jene, il grave stato di ammaloramento dei piloni.
"Affermazioni allarmistiche", ha subito ribattuto a muso duro Strada dei Parchi, "smentite dalle relazioni dei docenti dell’Università la Sapienza che hanno eseguito le prove di carico".
Come se non bastasse, è in corso al ministero delle Infrastrutture una trattativa tra Toninelli e la famiglia Toto, per riscrivere la concessione e, soprattutto, il piano economico, per il definitivo ammodernamento e messa in sicurezza dell' infrastruttura, operazione per la quale occorrono investimenti nell'ordine dei miliardi.
Come riferiscono altri quotidiani, il soccorso al governo giallo-verde davanti al capezzale di Alitalia, da parte proprio di Toto, ha "mandato in subbuglio" i pentastellati. Come scrive Lettera 43, appresa la notizia, "i parlamentari grillini dell'Abruzzo hanno inondato di telefonate e messaggi il cellulare di Luigi Di Maio, per chiedere conto della cosa". E ancora "il ministro Toninelli, avrebbe stigmatizzato con il capo del partito l'operazione".
Sopratutto ora che si è nella campagna elettorale delle Europee, sarebbe del resto difficile spiegare agli elettori, la necessità di questo accordo, dopo che per anni i pentastellati hanno tuonato contro l'esito del tentato salvataggio di Alitalia voluto da Silvio Berlusconi, accusando la famiglia Toto di aver in realtà "scaricato" sull’Alitalia la AirOne, arrivata a fine corsa.
Il gruppo Toto, da quanto si è scritto in questi giorni, i soldi per entrare in Alitalia ce li avrebbe, avendo in cassa la liquidità sufficiente per l'operazione dopo la cessione a Edf di UsWind, la società americana che detiene il parco eolico più grande del mondo.
E sarebbe del resto per il gruppo Toto, un ritorno nel mercato dei voli, essendo stato a suo tempo azionista di Air One poi fatta confluire nell'Alitalia tutta italiana dei "capitani coraggiosi" chiamati nel 2008 da Silvio Berlusconi a salvare l'ex compagnia di bandiera. Con magri risultati, visto che l'agonia di Alitalia è proseguita.
Ma per alcuni osservatori quella di Di Maio appare un tentativo volto ad evitare l'ingresso in Alitalia delle vere "bestie nere", ben più temibili: la francese Lufthansa e soprattutto Atlantia della famiglia Benetton, tra le più importanti concessionarie autostradali, entrata nell'occhio del ciclone dopo il crollo del ponte Morandi di Genova. Tenuto conto che Alitalia ha la bellezza di 3,2 miliardi di euro di debiti, sia verso le banche che verso tutti i fornitori, e che il prestito ponte di 900 milioni di euro, che le era stato concesso per consentire l’operatività nel momento del commissariamento all'inizio di maggio 2019, è garantito fino al 30 giugno del 2019.
Come a dire... meglio Toto che nulla. Purchè il salvataggio non venga usato come ''merce di scambio" nella partita delle autostrade.