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Pescara, 23/11/2024
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Data: 20/05/2019
Testata giornalistica: Il Messaggero
Il caso Sea Watch - I migranti sbarcano. Lega contro M5S e pm «E ora il dl sicurezza». La GdF a bordo: dopo l’ok della Procura di Agrigento porta a terra 47 persone. Salvini: «Pronto a denunciare chiunque, anche i magistrati. Il decreto va in Cdm». Conte stoppa il decreto bis «Niente via libera in Cdm»

ROMA I primi a scendere a terra sono stati una donna incinta e il marito, proprio quando il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, ribadiva il diniego allo sbarco. Anche i 47 migranti a bordo della Sea Watch3 sono approdati a Lampedusa, mentre l'imbarcazione della Ong tedesca, sequestrata dalla Finanza, è stata scortata fino a Licata. La decisione di fare scendere i profughi è stata presa dai pm di Agrigento: il procuratore capo Luigi Patronaggio e l'aggiunto Salvatore Vella, gli stessi che per primi avevano indagato il ministro per il caso Diciotti, e che ora procedono per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Un via libera che ha irritato il vicepremier leghista, che poche ore prima si era scagliato anche contro l'Onu per le critiche al decreto sicurezza bis, e che riapre il fronte dello scontro tra Viminale e magistratura. «È una nave fuorilegge - dice Salvini - Se qualche procuratore intende fare il ministro si candidi». Poi, minaccia azioni giudiziarie: «Sono pronto a denunciare chiunque faccia scendere immigrati irregolari. Vale anche per organi dello Stato: se questo procuratore autorizza, vado fino in fondo».
Salvini assiste allo sbarco in diretta tv, «se qualche ministro ha dato l'autorizzazione ne risponderà davanti agli italiani. È stato Patronaggio o Toninelli», sbotta. E a stretto giro arriva la replica del ministro delle Infrastrutture: «Se ha qualcosa da dirmi, me la dica in faccia. L'epilogo della vicenda è legato al sequestro. Si informi prima di parlare e trovi soluzioni vere sui rimpatri». Intanto la procura fa sapere che il blocco della nave serve a consentire accertamenti e anche per verificare se la condotta del comandante o della Ong abbia violato la legge. E Salvini rincara: è un atto politico.
IL DECRETO
Ma il fronte dello scontro è più ampio e mette di nuovo a rischio la tenuta del governo. Perché il dossier sui migranti agita gli ultimi giorni di campagna elettorale per le Europee, con Salvini che cerca di forzare i tempi per avere l'ok al decreto sicurezza bis in Cdm: «Spero che nessuno voglia perdere altro tempo», dice. E sottolinea poi il «silenzio» del premier Conte, «sono abituato ad avere avversari tra i poteri forti». Anche la tensione con Luigi Di Maio resta alta, con il leader del M5S impegnato mostrare il volto moderato del Movimento rispetto alla Lega. La convinzione del Viminale è che l'intervento della Finanza sia in accordo con i pm per aggirare il divieto di sbarco, «un'accelerazione d'intesa che ha spogliato il Viminale delle sue competenze» dicono dal ministro. Tesi che non trova d'accordo Di Maio: «Nessun espediente, la magistratura è indipendente. Non accetto che ci dia la colpa. Salvini si legga le leggi dello Stato. M5S vuole le redistribuzioni che i suoi amici dell'Est Europa non vogliono». Ma il leader del Carroccio se la prende con tutti. Anche con l'Alto Commissariato Onu, che in una lettera al ministro degli Esteri aveva criticato le direttive anti-migranti e chiesto di non approvare il decreto sicurezza bis. «È da Scherzi a parte», il commento del vicepremier leghista. Mentre il ministro Enzo Moavero incarica il Rappresentante italiano alle Nazioni Unite di contattare i firmatari della lettera «per chiedere elementi più precisi sulle fonti utilizzate».

Conte stoppa il decreto bis «Niente via libera in Cdm»

ROMA L'istituto della decadenza per gravi contrasti di un cda, previsto dal codice, non dovrebbe valere per l'attuale maggioranza e per il suo cdm. Ma il premier-avvocato Giuseppe Conte a scanso di equivoci convocare per stasera un Consiglio dei ministri proprio per evitare equivoci. Sul tavolo solo due nomine la promesse ai due vice di poter avviare la discussione dei due potenziali decreti - sicurezza e famiglia - ma senza decisioni finali.
LA SOTTRAZIONE
Evaporato il contratto di governo - e con un cdm che alla fine si riunisce solo per le varie ed eventuali - restano due leader, Di Maio e Salvini, impegnati ormai da settimane in una lunghissima campagna elettorale che ha ingessato l'esecutivo. Fermo palazzo Chigi e ferme le Camere che hanno messo in stand by anche il decreto crescita e lo sblocca cantieri. Poichè è ormai tutto campagna elettorale, lo sono anche i due possibili decreti motivo dell'ultima più o meno vera zuffa tra i due vicepremier che il presidente del Consiglio Conte ha comunque congelato. Anche ieri Salvini ha infatti insistito sul varo del decreto sicurezza-bis sostenendo che avrebbe ancor più scoraggiato la Sea Watch a raccogliere migranti nelle acque libiche. Il testo messo a punto dal Viminale, oltre a sollevare dubbi di costituzionalità, non convince Conte e non piace proprio al M5S che ne contesta l'intera struttura e soprattutto la sottrazione al ministero di Toninelli di alcune competenze. Per ritorsione analogo destino segna il presunto decreto famiglia, composto da un solo articolo, attraverso il quale Di Maio vorrebbe devolvere i risparmi del reddito di cittadinanza a sgravi per nidi e pannolini.
Due bandierine che i due vicepremier potranno però sventolare al consiglio dei ministri serale pur sapendo che probabilmente nessuno dei due sopravviverà dopo il 26 maggio. Conte, pur di evitare la fine dell'esecutivo per gravi contrasti (veri o presunti) ha concesso ai suoi due vice il palcoscenico di palazzo Chigi, ma a patto che i due non arrivino alle mani ad uso delle contrapposte tifoserie. I segnali di una sorta di tregua - magari solo di un paio d'ore - ieri sera spuntavano anche dalla trattativa - condotta dal presidente del Consiglio con il silenziatore - sulla cinquantina di migranti, ancorati sulla Sea Watch a largo di Lampedusa, e che sono stati fatti sbarcare da Conte lavorando di sponda con tutte e due i vicepremier.
Di Maio già il giorno prima si era rimesso al premier subordinando la discesa a terra dei migranti alla conoscenza di coloro che li avrebbero accolti. La disponibilità delle chiese evangeliche, avanzata dal pastore Luca Negro, ha convinto Di Maio e fatto chiudere un occhio a Salvini che però pubblicamente ha continuato ad attaccare la magistratura che ha disposto il sequestro della nave, ha fatto scendere i migranti e che è la stessa che di recente ha aperto più di una inchiesta su amministratori leghisti. Di fatto tutti e tre, Conte, Di Maio e Salvini, hanno contribuito alla soluzione, ma tutti hanno evitato di metterci la faccia, lasciando ai pm il compito di risolvere la faccenda.
IL CERINO
Ieri Salvini ha anche dovuto prendere atto che nella svolta moderata, responsabile e quasi-europeista dell'alleato, avviata dopo la sconfitta in Abruzzo, non è contemplato il tema giustizia sul quale il M5S non intende fare sconti. Di Maio si è infatti detto pronto a chiedere le dimissioni del viceministro Rixi se condannato a seguito dell'inchiesta sull'uso di alcuni fondi regionali. Il leader grillino se la prende anche con «questa strana urgenza sull'Autonomia» del Carroccio che gli sembra «un modo per nascondere una serie di scandali di corruzione». Di fatto volano gli stracci su ogni argomento anche se tutti e due i vicepremier sostengono che dopo il 26 maggio «il governo va avanti». Una certezza che, passando i giorni, rischia di trasformarsi in un pericoloso gioco del cerino che alla fine potrebbe scappare di mano qualora dalle urne non uscissero percentuali in grado di soddisfare l'attesa leghista per un grande balzo - oltre il trenta per cento - e la speranza grillina di non finire sotto il Pd.

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