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Pescara, 23/11/2024
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Data: 27/05/2019
Testata giornalistica: Il Centro
Election day 2019 - La Lega primo partito. Sorpasso del Pd sui 5S. Secondo le prime proiezioni, il Carroccio vola. Può sfondare il tetto del 30%. M5s crolla sul 2018, recupero Dem. Fi tiene, Fdi al 6%. +Europa sfiora il 4%

ROMA L'esultanza di Matteo Salvini, perché la Lega è «primo partito d'Italia», sulla soglia del 30%. Il silenzio di Luigi Di Maio, perché il M5s è in netto calo rispetto a un anno fa, attorno al 20%: rischia di finire solo terzo, dietro il Pd di un sorridente Nicola Zingaretti. La soddisfazione di Forza Italia, che punta al 10%, e Fdi, che è sopra il 5%. È' la fotografia del voto per le europee, a urne appena chiuse. Se le prime proiezioni fossero confermate, il voto sancirebbe un cambio di equilibri nella politica italiana. Il M5s paga a caro prezzo l'alleanza gialloverde. E anche se la Lega nega di volere la crisi di governo, già chiede un cambio nell'agenda, a partire dal via libera alla Tav. In una tornata che mette in ballo anche 3800 Comuni, il centrodestra guidato da Alberto Cirio si avvia verso la vittoria in Piemonte contro l'uscente Sergio Chiamparino. L'affluenza cresce rispetto alle europee del 2014: alle 19 ha votato il 41,92% degli aventi diritto, un punto in più di cinque anni fa. In Europa popolari e socialisti perdono terreno, i sovranisti crescono ma non sfondano, i verdi sono protagonisti di un vero e proprio exploit. Ma Roma sembra fare storia a sé. Non c'è boom ecologista ed Europa verde, così come La Sinistra e Rifondazione comunista vanno verso l'esclusione dall'Europarlamento, restando sotto la soglia del 4%. In bilico +Europa, quotata al 3,9%. «Una sola parola: grazie Italia!», esulta Salvini da via Bellerio, che scrive il messaggio a mano, su un foglio di carta e poi si fa immortalare sorridente nel suo ufficio. Al termine di una campagna elettorale al vetriolo, segnata da uno scontro tra i partiti di governo tanto duro da offuscare la posta in palio a Bruxelles, la Lega fino all'ultimo spera di superare il 30%. Nel 2014 era al 6% e solo un anno fa al 17%: secondo la prima proiezione di Opinio per la Rai, Salvini sarebbe al 30%, con possibili oscillazioni. Ma è il risultato del M5s a sembrare essere clamoroso. Le proiezioni lo quotano infatti al 20,2%, terzo dopo il Pd, che è stimato al 21,3%, in crescita rispetto al 19% delle politiche. Il Movimento, all'esito di una campagna guidata tutta da Di Maio - assenti Beppe Grillo e Alessandro Di Battista - rischia non solo di vedersi sorpassato dai Dem di Nicola Zingaretti. Ma di fare addirittura peggio del 2014, quando si fermò al 21% mentre Matteo Renzi sfondava il 40%. Se il dato degli exit poll fosse confermato, si tratterebbe di un crollo di oltre dieci punti rispetto al 32% delle politiche di un anno fa. Mentre al Nazareno farebbe premio la scelta unitaria del nuovo segretario, che si fa fotografare sorridente con Paolo Gentiloni. «Il Pd è in campo per l'alternativa», dice Andrea Orlando. Di Maio, a Montecitorio con alcuni fedelissimi, attende i dati consolidati per commentare. Con un dato del genere, rischierebbero di cambiare gli equilibri dentro il Movimento e soprattutto nel governo, di fronte allo strapotere elettorale leghista. Da via Bellerio trapelano poche parole d'ordine: niente crisi, niente rimpasto, né la richiesta di sostituire a Palazzo Chigi Giuseppe Conte. Ma se davvero ci fosse il tracollo M5s tutto rischia di tornare in discussione. Di certo, il Movimento non avrebbe interesse a tornare alle urne. Ma Salvini avrà buon gioco a chiedere subito di virare verso le politiche leghiste, dalla Tav, all'Autonomia, fino alla flat tax. Il centrodestra esce intanto forte dalle urne, con Fi stimato al 10% e Fdi al 6%.

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