ROMA Il Capitano della Lega vince ma mobilita le truppe dei nemici. E se n'è giovato il Pd. Si pensava a un astensionismo record, e invece il numero dei votanti - anche senza il pienone: anzi ci si è fermati al 56 per cento, circa due punti e mezzo in meno del 58,7 di affluenza nel 2014 - ha più o meno retto. E riecco il popolo della sinistra che, dopo aver voluto punire Renzi e il renzismo nelle scorse politiche, stavolta al netto della campagna di Zingaretti non particolarmente brillante e piena di slanci programmatici si è ripresentata ai seggi più convinta, più battagliera. Tutti contro Salvini. Elettori dem che si erano allontanati dalla partecipazione politica (o erano passati ai 5 stelle) adesso in un clima da scontro frontale e di nuovo ideologico, basti vedere le piazze tornate in auge il 25 aprile o la guerra del Salone del libro di Torino all'insegna del «dagli a Salvini!», sono tornati a «commettere il loro dovere» (per dirla con il geniale Altan) ossia votare a sinistra per bastonare il Truce, o il Duce (suvvia...), o il Capitano. E dei 5 milioni di voti perduti da M5S, secondo le prime analisi dei flussi tre milioni e mezzo sarebbero andati alla Lega e almeno milione al Pd.
La polarizzazione Salvini-Pd ha prodotto il fatto che, rispetto alle cifre dell'affluenza media delle altre parti d'Italia, la partecipazione elettorale è stata maggiore nelle cosiddette regioni rosse. Quelle su cui Salvini sta puntando di più anche in vista delle regionali in Emilia e in Toscana. Lì, l'elettorato di sinistra - nelle ultime edizioni politiche un po' apatico e sfiduciato - si è ripresentato in massa alle urne. Superando di oltre punti, rispetto al dato delle 19, la quota nazionale che a quell'ora era del 43,8 per cento.
L'ONDA
YouTrend, il sito specializzato nelle tendenze di voto, fa notare un particolare importante: l'affluenza in Italia è aumentata di più nelle zone dove la Lega è andata meglio alle elezioni del 4 marzo 2018. Questo che cosa significa? Potrebbe significare che l'onda delle politiche (primo balzo del Carroccio dal 4 al 17 per cento) la si è voluta mantenere e rafforzare, producendo una seconda onda (espressione che si usava al tempo del Psi, l'«onda lunga dei socialisti», per segnalare però piccole crescite: 3-4 per cento mentre adesso è tutto più impetuoso) che ha portato la Lega a sfondare il tetto del 30 per cento e a diventare il primo partito in Emilia e in Romagna. Rubando elettori a tutti: ai 5 stelle e al Pd. E il Carroccio è il primo partito nell'Italia centrale. Mentre è il secondo al Sud, oltre il 20 per cento, dove M5S ancora vince ma scendendo vertiginosamente rispetto alle cifre (dal 40 fino a oltre il 50 per cento) che i grillini presero alle politiche. Ma l'astensione meridionale, due o tre punti in più rispetto al resto d'Italia, li ha comunque penalizzati.
Spiega Roberto Weber, sondaggista di Ixé: «Quando lo scontro è polarizzato, i cittadini vanno di più alle urne. Se è vero perciò che il referendum su Salvini ha smosso i suoi, può avere anche rimobilitato gli avversari più estremi. Che non sono quelli di M5S, ma la sinistra che Salvini non ha smesso un attimo di attaccare in campagna elettorale».
TERRITORI CRUCIALI
«Il votanti rossi sono tornati alle urne»: la sintesi di Sergio Rosso, di Swg, è questa. E in effetti, in Emilia l'affluenza sale rispetto alla media nazionale. In Toscana pure. In Trentino, dove la Lega aveva vinto le elezioni regionali, è più alta di quasi 10 punti. La mappa dei flussi naturalmente dirà di più. Quel che è certo è che la mobilitazione di sinistra nell'Italia centrale - dove si è votato in molti comuni, 300 solo in Emilia Romagna - è stata una sorta di chiamata a raccolta contro quelli, i leghisti, che molti considerano «fascisti». Il Pd un po' se n'è giovato. Ma se davvero questo voto è stato un referendum su Salvini, Salvini non lo ha perso affatto e da nessuna parte.