PESCARA Il sogno di Carlo Masci si avvera sedici anni dopo quel ballottaggio perso nonostante la mano sulla spalla di un Berlusconi all'apice e i favori di tutti i pronostici. Il sogno di Marinella Sclocco tramonta dopo il breve tempo di una candidatura maturata in extremis, giunta soltanto un mese fa. Eppure, la vittoria al primo turno del candidato del centrodestra a Pescara, accreditata dal clima generale e dal passo costante durante tutto lo scrutinio, è stata certa soltanto a fine spoglio, dopo una flessione verso quota 50 per cento che a metà percorso ha visto materializzarsi antichi incubi. La ripresa nel finale ferma il conteggio a quota 51 per cento, con la coalizione a quota 53, ben cinque punti in più rispetto al dato delle europee. Vittoria limpida. Pescara torna al centrodestra dopo i cinque anni dell'amministrazione Marco Alessandrini, rispettando il respiro perfetto dell'alternanza pescarese. Una vittoria da ascrivere all'intera coalizione, più che altrove, visto il contenuto exploit della Lega, che orbita intorno al 21 per cento, ben sotto il 35 delle europee su base regionale, e viste la sostanziale tenuta di Forza Italia, un 12 per cento che non ha uguali in regione, e le affermazioni di Fratelli d'Italia (7,34) e Pescara futura (6), la riserva di caccia personale di Carlo Masci. Dentro il dato complessivo vanno letti i due punti di vantaggio dei partiti della coalizione rispetto al candidato sindaco, probabile dazio delle scorie lasciate da una scelta imposta dal tavolo nazionale a dispetto delle ambizioni della Lega su Pescara.
IL CROLLO DEL M5S
Vittoria importante perché completa, nella città più grande d'Abruzzo, già roccaforte di Luciano D'Alfonso, la grande rivincita del centrodestra su base regionale. Dietro il solido secondo posto di Marinella Sclocco, che arrotonda la buona affermazione del Pd (a condizioni date) con il risultato della sua lista personale, c'è praticamente il vuoto. Il crollo del Movimento 5 Stelle non trova argine neanche nella valida candidatura di Erika Alessandrini, maturata però al prezzo della scissione del gruppo guidato da Massimiliano Di Pillo. Il 12 per cento raccolto dalla lista, nonostante la spinta arrivata da Luigi Di Maio, unico leader della maggioranza di governo a spendersi in prima persona a Pescara. Delude il tentativo civico di Carlo Costantini, nonostante l'appoggio degli scissionisti pentastellati, che sommava alla velleità di intestarsi per intero il traguardo della Nuova Pescara l'esibito aiuto indiretto di molti, e autorevoli, scontenti del Pd: credenziali ipertrofiche rispetto al modesto 6 per cento. Tramonta nel modesto 2,3 per cento anche l'astro civico di Gianni Teodoro, che non riesce a riproporre il suo movimento civico come ago della bilancia in prospettiva ballottaggio. Non pervenuti tutti gli altri, a cominciare dalla sinistra ambientalista e professorale di Stefano Civitarese.
FINE DELLA CORSA
#Vedilofinito diceva l'hashtag coniato per lei dal marito Alfredo. E a fine corsa Marinella Sclocco, ex assessora regionale transitata in corsa dal Pd ad Articolo uno, ha poco da rimproverarsi: «Ho fatto tutto in un mese, con l'aiuto di una piccola squadra di appassionati debuttanti», dice la prima perdente. «Essere la candidata sindaca della mia città è stato un grande onore, arrivare al ballottaggio nelle condizioni attuali della mia e della coalizione avversaria sarebbe stato il vero successo. A metà corsa il rallentamento di Carlo Masci e l'attesa di sezioni teoricamente vicine al centrosinistra ha riacceso la speranza; lucidamente, devo però dire che la performance nel complesso deludente degli altri candidati ha consentito al centrodestra di prendere il largo».
GLI ALLIEVI DI CARLO PACE
Nonostante la forza trainante della Lega, con la vittoria di Carlo Masci torna al timone di Pescara la classe dirigente tendenzialmente azzurra formatasi alla scuola del primo centrodestra di governo, quello di Nino Sospiri e di Carlo Pace. Da quella scuola escono tanto Carlo Masci quanto Nazario Pagano, Berardino Fiorilli e, in certa misura, Lorenzo Sospiri: una leva pescarese che pianta una bandiera importante per bilanciare il maggior potere di Fratelli d'Italia sull'asse Roma-L'Aquila presidiato da Marsilio e Biondi.