A Pescara Carlo Masci vince e vince al primo turno. Un traguardo che rincorreva dal 2003 senza mai riuscirci. E a sorpresa, dopo quasi 20 anni, non è l’effetto Lega che lo porta a una vittoria schiacciante (qui il Carroccio si attesta intorno al 20 per cento) ma sono Forza Italia e Pescara futura, insomma il centrodestra tutto. Un risultato per niente scalfito dall’affollatissima lista di candidati sindaci. Aspetta scaramanticamente fino all’ultimo per presentarsi al comitato elettorale: mancano solo una ventina di sezioni quando fa la sua apparizione. Fino a quel momento era stato a casa, fa dire lui ai giornalisti. Arriva scortato dalla fedelissima Simona Romiti, che durante la campagna elettorale si era tenuta in disparte, attentissima a evitare flash e telecamere. Ieri no, sale sul palco con Masci, felice. Una gran festa, ci sono tutti: da Pagano a Sigismondi, a Michele Russo, all’altro Michele detto Miki (Lepore), e il neo sindaco ringrazia tutti, dal padre ai figli ai fratelli, l’unica che non cita è la moglie ma probabilmente solo perché non sta bene da parecchio tempo.
Masci arriva quindi al 51 per cento. Una vittoria così ha molte spiegazioni.
La prima è l’aria che cambia, il contrappasso rispetto alla giunta Alessandrini, il momento favorevole, che trainano il candidato di Forza Italia ben oltre le aspettative; la seconda e decisiva è la pessima performance dei suoi competitor, non tanto della candidata sindaca del centrosinistra Marinella Sclocco che pure arriva al 23 per cento, ma di Carlo Costantini, addirittura accreditato come lo sfidante, quello che sarebbe andato al ballottaggio con Masci superando la Sclocco e che si è fermato poco più su del 6 per cento; di Gianni Teodoro, il re di San Donato, che ha visto miseramente tramontare la sua stella racimolando uno scarso 2 per cento; di Stefano Civitarese, leader di quella sinistra che ha racimolato poco più del due per cento, anche lui è risultato poco convincente.
Non è andata bene neppure la candidata dei 5 stelle Erika Alessandrini, vittima della fase calante del Movimento su base nazionale. E se Teodoro e Civitarese hanno forse pagato per essere stati entrambi assessori della vecchia amministrazione guidata da Marco Alessandrini, Carlo Costantini nonostante avesse imbarcato un transfuga penta stellato, nonostante l’appoggio di Donato Di Matteo e l’endorsement iniziale di Luciano D’Alfonso (o forse a causa di quello), nonostante sia il papà della Grande Pescara, porta a casa un magrissimo risultato.
E il voto disgiunto, il grande protagonista di queste elezioni pescaresi, che ha molto fatto parlare di sé in campagna elettorale, alla fine si è rivelato un flop: lo agitavano come una minaccia molti candidati del centrodestra nei confronti di Masci per dargli un segnale visto che ha sfilato la candidatura ad alcuni di loro; lo consideravano l’arma segreta di Luciano D’Alfonso per premiare Costantini e punire la Sclocco ma in entrambi i casi alla fine si è rivelato una chiacchiera punto e basta. Gli schieramenti hanno retto compatti, la Sclocco ha addirittura incassato più di quanto si aspettasse e Masci anche è riuscito a ricompattare tutto il fronte, allettato dalla torta da dividere. I veri grandi sconfitti sono gli altri candidati, proprio quei Civitarese, Teodoro, Costantini, e la stessa Alessandrini: se fossero andati meglio, ci sarebbe stato sicuramente il ballottaggio.
Un ballottaggio che si rivelerebbe in queste condizioni perfettamente inutile, visto lo scarso appeal degli altri candidati. (Sarebbe bello pensare che nel caso di Teodoro gli elettori si siano stancati di questo suo stanco cliché, cioè quello di abbandonare a pochi mesi dalle elezioni il sindaco di cui è alleato, fargli campagna contro e farsi eleggere in un altro schieramento o da solo. Ma purtroppo così non è. D’altronde anche Carlo Masci è stato bocciato più volte dai pescaresi, che adesso lo hanno eletto sindaco).
Che batosta per i sindaci dalfonsiani
Per il resto, perdono i candidati sindaci dalfonsiani. E perdono di brutto: a Bolognano bocciato l’ex presidente della Provincia Antonio Di Marco che non potendo più fare il sindaco ad Abbateggio (dove è comunque candidato consigliere), ha tentato la carta nel paese della moglie. Ma non ce l’ha fatta. Bocciato anche l’ex assessore regionale Mario Mazzocca a Caramanico, che solo qualche giorno fa pubblicava la foto della piazza strapiena dicendosi “commosso”.
Non ce la fa a superare il quorum l’unica lista che correva a Torre de’ Passeri, con candidato sindaco Antonello Linari, battuto dal prete, don Mauro Pallini che dal pulpito di Facebook aveva invitato all’astensione. L’unico fedelissimo che vince è il suo omonimo Simone Romano D’Alfonso, eletto sindaco a Lettomanoppello, il paese dell’ex governatore: che si era affacciato qualche giorno fa proprio dal balconcino dell’abitazione del neo primo cittadino.
Il centrodestra fa il pieno
Anche a Città Sant’Angelo vince il centrodestra con Matteo Perazzetti, a Montesilvano vince Ottavio De Martinis ma non c’erano dubbi visto che la Lega lì ha imbarcato tutto l’ex centrosinistra. Mentre Giulianova andrà al ballottaggio: il candidato della Lega Pietro Tribuiani dovrà vedersela con l’altro candidato di centrodestra Jwan Costantini.
A Pineto sconfitto l’ex questore Paolo Passamonti battuto dal sindaco uscente (e quindi rientrante) Robert Verrocchio. A Farindola premiato il sindaco uscente Ilario Lacchetta, nonostante l’inchiesta di Rigopiano (ma il suo competitor Antonio De Vico, è anche lui indagato).
Dalle Europee alle amministrative
Il risultato delle Europee, d’altronde, aveva già fatto capire che la tendenza era quella: Lega primo partito, Movimento 5 stelle giù, Pd in ripresa davanti ai grillini. Nessun candidato abruzzese eletto al Parlamento europeo.
Un voto in controtendenza quello dell’Abruzzo, rispetto alle altre regioni del sud Italia con la Lega al 35,31 quindi più avanti di circa un punto, il Movimento 5 stelle al 22,4, il Pd al 16,96, Forza Italia al 9,39, Fratelli d’Italia al 7%, + Europa 2,39, La Sinistra all’1,79, Europa verde all’1,57, Partito comunista all’1,12, il partito Animalista allo 0,54, il Popolo della famiglia allo 0,47, Casapound allo 0,46, Popolari per l’Italia allo 0,21, Forza Nuova allo 0,18, il Partito pirata allo 0,17.
Fa eccezione Mozzagrogna, dove il sindaco uscente Filippo Schips vince e schiaccia lo sfidante Filippo Manci, dirigente della Asl di Chieti.