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Pescara, 23/11/2024
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Data: 29/05/2019
Testata giornalistica: Il Messaggero
Marsilio: «La vittoria merito anche nostro». Il governatore: «Vera prova di forza. Fi sbaglia a opporsi al sovranismo. Asse Fdi-Carroccio in Regione? No, nessuna intesa particolare» Alla Lega anche le roccaforti del Pd ma senza alleanze si perde potere

L'AQUILA «Adesso abbiamo il dovere di nutrire questo clima di fiducia con i fatti». Lo dice il governatore Marco Marsilio al Messaggero, commentando i risultati elettorali e fissando gli obiettivi da qui ai prossimi mesi.
Presidente, cosa è emerso dalla urne?
«Già alle regionali il centrodestra aveva conquistato un consenso molto ampio. Alle Europee è stato addirittura incrementato perché almeno due forze su tre sono cresciute. Fratelli d'Italia di oltre mezzo punto, da 6,4 al 7%. La Lega fa un ulteriore balzo in avanti molto significativo. Il voto ci consegna una maggioranza assoluta di centrodestra in Regione. E questo è importante per l'orientamento generale in Abruzzo».
Un quadro confermato anche dalle amministrative.
«E' la prova del nove: vittoria tonda, persino clamorosa a Montesilvano. Vittoria al primo turno a Pescara: non era facile, c'erano otto candidati e molte liste, in genere questo favorisce la frantumazione del voto. Concentrare la maggioranza assoluta dei voti è stata una prova di grande forza. Addirittura a Giulianova vanno al ballottaggio due candidati di centrodestra, lasciando fuori il Pd che ha fatto il padrone della città per lungo tempo. Un inedito».
E' chiaro che è troppo presto per immaginare influenze significative, ma il voto può aver espresso anche un giudizio sui primi mesi di governo regionale?
«Registriamo e apprezziamo un buon clima, ma non sto qui a vantarmi. E' presto e non credo si possa misurare né in positivo né in negativo l'impatto del governo regionale. Diciamo però che il clima positivo creato e intercettato intorno al centrodestra già il 10 febbraio lo stiamo alimentando. Adesso abbiamo il dovere di nutrirlo con il lavoro e con i risultati».
L'esito del voto aumenta le attese sul vostro operato?
«Le attese ci sono sempre, cambia poco».
Quali sono gli obiettivi più immediati?
«I dossier sono tantissimi ed è difficile stare su tutti i temi con la tempestività che meriterebbero. Cercheremo di accelerare dove magari siamo rimasti un po' indietro, d'altronde è giusto lavorare sulle priorità. A questo proposito stiamo negoziando con il Gabinetto del ministro Toninelli per definire la norma sul commissario del Gran Sasso. Un altro tema che per decenni è rimasto sospeso e che ora abbiamo preso di petto per arrivare a definizione. Spero che nelle prossime ore il Mef dia le coperture finanziarie richieste. Noi abbiamo preparato un testo che stiamo confrontando con i Ministeri competenti. Mi auguro che ci sia una risposta positiva, ci metterebbe in condizione di affrontare e chiudere una vicenda delicatissima accantonata per troppo tempo».
Tornando al voto, rischia di polarizzarsi l'asse Lega-Fratelli d'Italia anche in Regione?
«In Regione non c'è nessun asse particolare. Ogni tanto qualcuno si diverte a dipingerne uno e poi uno uguale e contrario. In realtà ci sono condivisione e collaborazione».
C'è, a suo avviso, un caso Forza Italia?
«Ho avuto occasione di parlarne anche con qualche vecchio amico di Forza Italia in Parlamento. Nessuno vuole escludere Forza Italia dal centrodestra visto che governiamo insieme in tutta Italia e continuiamo a vincere, come accaduto ora anche in Piemonte. C'è un quadro politico chiaro. Ma Forza Italia sbaglia se continua a dipingere gli alleati con cui governa da vent'anni come dei pericolosi sovversivi. Una volta faceva la diga contro il comunismo, ora sembra più impegnata ad accreditarsi come barriera contro il sovranismo. Che senso ha? Spero che Berlusconi continuerà ad avere il coraggio, la lungimiranza e la lucidità politica di scegliersi i propri compagni di viaggio, in Italia e in Europa. Sarebbe problematico se tra un mese, all'apertura del Parlamento europeo, Popolari, Socialisti, Liberali, Verdi mettessero insieme di tutto pur di tenere fuori Meloni e Salvini. E' evidente che questo sarebbe un problema, una schizofrenia che potrebbe avere conseguenze anche in Italia».
L'annunciata accelerazione sull'autonomia troverebbe l'Abruzzo preparato?
«Il percorso è stato delineato. Adesso dobbiamo costituire la commissione speciale a cui è stato affidato il tema. Se ci dovesse essere un'accelerazione di alcune Regioni già pronte passeremo dall'accademia e dalla teoria a un po' di pratica. Oggi è difficile giudicare serenamente sul tema senza numeri su cui confrontarsi. Magari dopo una proposta di accordo con una Regione si aprirà una discussione che certificherà la conseguenze economiche. Questo aiuterà anche noi».

Alla Lega anche le roccaforti del Pd ma senza alleanze si perde potere

PESCARA L'Abruzzo si risveglia con la spilla del guerriero di Giussano cucita sul petto, ma lo straordinario risultato della Lega di Matteo Salvini è forse la sorpresa minore in una tornata elettorale che ha offerto molti altri spunti di riflessione. Intanto l'Abruzzo è la sola regione del Mezzogiorno dove il risultato della Lega è avanti a quello del Movimento 5 Stelle e fa segnare un consenso superiore al 30%, in linea con il dato del Centro e del Nord-Italia. Inoltre, assieme alle Marche, l'Abruzzo è la sola regione della fascia adriatica dove ciò è accaduto, con un'altra curiosità: l'aumento esponenziale del consenso della Lega rispetto alle politiche del 2018, che nelle province abruzzesi ha avuto una oscillazione tra il 20 e il 25%, anche qui ben lontana rispetto alle altre regioni della Circoscrizine meridionale (Puglia, Molise, Campania, Calabria e Basilicata). Questo ha naturalmente condizionato anche il voto nei Comuni, che rispetto a quello per il Parlamento europeo offriva tre variabili: la possibilità del voto disgiunto, il doppio turno previsto nei centri sopra i 15.000 abitanti (Pescara, Montesilvano e Giulianova) e la soglia di sbarramento più bassa rispetto al 4% delle europee.
Un altro segnale è arrivato dall'astensione. Nella election day di domenica ha toccato in Abruzzo la quota record del 48%, contro il 25% delle politiche 2018. E' il partito più silenzioso ma anche il più grande nei numeri; quasi 180.000 elettori spariti dalle urne, sempre mettendo a confronto i due dati più omogenei: 786.533 votanti alle politiche dello scorso anno, 607.382 alle europee del 26 maggio, che pure avevano le amministrative nei 99 Comuni chiamati al voto (un terzo del totale) a fare da traino.
CAMPO
Il centrodestra unito ha praticamente sbaragliato il campo ovunque, lasciando al Pd e al resto del centrosinistra solo la soddisfazione di vedere confermata la risalita rispetto alla debacle di 15 mesi fa. Rimonta per altro già certificata dall'esito delle regionali del 10 febbraio. Ma complessivamente nei 99 Comuni tornati alle urne per l'elezione dei sindaci, il centrosinistra è costretto ad arretrare, lasciando al partito di Salvini e ai suoi alleati anche alcune roccaforti storiche, come Caramanico e Città Sant'Angelo per citarne solo alcune. Il centrodestra riconquista soprattutto Pescara con Carlo Masci, la città più grande e dinamica della regione, governata per 5 anni dal sindaco Marco Alessandrini (Pd) che alle amministrative del 2014 aveva sbaragliato il campo ottenendo un consenso altissimo: 66, 3%. Questa volta neanche la novità Marinella Sclocco, nonostante il successo personale garantito dalle sue liste di appoggio, è riuscita a portare al successo il Pd. Intanto il vento Padano-Nazional popolare, dove non ha dovuto vedersela con le ambizioni dei singoli, come nella vicina Montesilvano (tre soli candidati sindaci), ha addirittura ottenuto una vittoria schiacciante: il 66,96% al primo turno per il candidato leghista Ottavio De Martinis. Là dove invece sia il centrodestra che il centrosinistra si sono divisi (il caso di Giulianova) sarà necessario tornare al voto del ballottaggio fra due settimane per sapere chi la spunterà tra Jwan Costantini e Franco Arboretti, entrambi di area centrodestra. L'Abruzzo non porta invece nessun rappresentante al Parlamento europeo, e anche questo era scontato considerata l'ampiezza della Circoscrizione Sud nella quale si giocava la partita. Per i 19 candidati, di cui 12 donne, solo l'occasione per misurarsi in una competizione importante e di offrire una semplice testimonianza che potrà magari tornare utile alla prossima occasione. Nei piccoli Comuni, alcuni di poche decine di anime, il voto è stato ancora una volta segnato dal proliferare delle liste civiche. L'elezione di qualche sindaco con percentuali bulgare (anche oltre il 98%) lascia poco spazio alle letture ideologiche e si spiega solo con il voto personale.

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