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Pescara, 23/11/2024
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29/05/2019
Il Messaggero
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Pignoli in giunta prima grana per Carlo Masci. Teodoro, Padovano, Diodati la crisi dei bocciati eccellenti. Il Pd rottama i dalfonsiani. L'elettorato segue Blasioli |
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PESCARA La proclamazione degli eletti a quanto pare non avverrà prima di una decina di giorni ma il neo sindaco Carlo Masci si è già messo al lavoro per fronteggiare le emergenze: come quella del mercato coperto di via Bastioni, chiuso da Nas e Asl per motivi igienico sanitari con gravi conseguenze per l'attività dei commercianti. E' in quella struttura che Masci si è presentato ieri per concordare il da farsi: «Ho contattato i dirigenti Vespasiano e Silverii che già nel pomeriggio dovrebbero firmare l'ordinanza che consente ai commercianti di lavorare all'aperto durante l'esecuzione dei lavori di riqualificazione» ha detto ieri Masci, passato anche al mercato rionale di Largo Scurti: «Lì sono andato per fare la spesa - ha chiarito - ma ho ascoltato le segnalazioni di chi ci lavora». Interrogato sul futuro del mercatino etnico appena aperto nel tunnel della stazione, pur tra mille polemiche e problemi, Masci ha confermato la linea della coalizione: «Per noi l'integrazione degli ambulanti stranieri passa attraverso il loro inserimento nei tanti mercati rionali. Ciò premesso, studieremo le carte sul mercato etnico per comprendere come sarà meglio agire». Poi c'è stata una sua telefonata cordiale con il sindaco uscente Marco Alessandrini per concordare un incontro di saluto per un punto della situazione in Comune con un po' di anticipo sul passaggio ufficiale di consegne. L'agenda delle cose da fare è già piena. «Andrò nelle periferie a rischio i cui residenti attendono decisioni importanti di cui si è parlato in campagna elettorale, intendo dichiarare guerra agli abusivi che vanno sfrattati dagli alloggi popolari» ha ribadito ancora Masci. IL NODO POLITICO C'è poi da affrontare il nodo delle scelte politiche, a cominciare dalla nuova giunta. Punta ad ottenere un ruolo operativo l'ex sindaco Lugi Albore Mascia, a distanza di cinque anni riabilitatissimo dall'elettorato essendo stato il più votato in Forza Italia con 785 preferenze. «Un risultato che mi ripaga di tante fatiche, altri ex sindaci sono stati archiviati senza complimenti, invece il mio lavoro è stato riconosciuto e premiato» ha detto Albore Mascia, pronto a rimboccarsi le maniche da subito ma anche già proiettato verso ambiziosi obiettivi futuri. Benissimo è andata Manuela Peschi che era in ticket con lui e si è piazzata seconda precedendo sul filo di lana l'ottimo terzo, Eugenio Seccia. «Peschi è preparatissima e merita fiducia, mi aspetto di trovare anche lei in giunta» ha aggiunto Mascia. In quota Lega le porte della giunta dovrebbero aprirsi per Marcello Antonelli, vice sindaco in pectore, e Giovanni Santilli. Un'altra donna della squadra potrebbe essere Isabella Del Trecco che non è stata eletta in consiglio comunale ma la cui preziosa esperienza passata ha un peso specifico di rilievo (la regola che tempo fa impediva nomine di giunta a candidati non eletti è stata cancellata ovvero modificata). Un ruolo in giunta toccherà alle civiche, forse l'ex vicesindaco Fiorilli, mentre a Fratelli d'Italia potrebbe andare la presidenza del consiglio comunale e in tal senso si ipotizza il nome di Alfredo Cremonese. Ma la grana che Masci dovrà sciogliere è legata al posto in giunta dell'Udc, sigla che ha eletto l'ex teodoriano Massimiliano Pignoli, sotto processo per presunto voto di scambio alle elezioni del 2014. La Lega, e in particolare Marcello Antonelli che lo denunciò, minaccia di non entrare in giunta in caso di una sua nomina. Scelta che a ben vedere non converrebbe neppure a Pignoli il quale, in caso di rimpasto o, peggio, di condanna, verrebbe messo fuori all'istante. Più agevole e sicuro per lui mantenere il posto da consigliere, anche se a scapito dell'amico Giuseppe Bruno, primo dei non eletti nell'Udc.
Teodoro, Padovano, Diodati la crisi dei bocciati eccellenti
PESCARA Telefoni staccati o che squillano a vuoto. Al massimo qualche riga sulla bacheca di Facebook per esprimere profonda amarezza e ringraziare i sostenitori. Ma poca o nessuna voglia di parlare il giorno dopo la sconfitta. Nella lista dei bocciati alle urne ci sono nomi eccellenti che fanno scalpore, personaggi che da vent'anni nel bene o nel male hanno segnato la politica cittadina. «L'impegno mio e di altri non è stato riconosciuto, forse lo abbiamo comunicato male» si rammarica Riccardo Padovano, il primo a partire nella campagna elettorale con lo slogan del sindaco del mare con la lista civica Pescara domani. Il suo passaggio dell'ultimo momento sul fronte di centrodestra, insieme con Pignoli e Bruno (quest'ultimo rimasto appena fuori della porta), non gli ha regalato simpatie elettorali. «Riparto dal mare, dal lavoro allo stabilimento balneare e chissà che non riesca ad occuparmi di portualità» ha detto Padovano. Clamorosa l'esclusione dei fratelli Gianni e Piernicola Teodoro, arenati al 2,6% di una lista penalizzata dalla soglia di sbarramento al 4%. «Il vento soffia dalla parte opposta, bisogna prenderne atto» ha detto ieri Gianni, assessore uscente e candidato sindaco di Scegli Pescara, commentando la beffa al telefono con il sindaco Marco Alessandrini. Il morale è sotto i tacchi ma l'orgoglio non fa abbassare la testa, anzi spinge a lavorare e a guardare alle prossime sfide. Di sicuro, però, per i Teodoro è un colpo duro perché costretti a un turno di riposo che peserà molto per chi è abituato a una quotidianità di pane e politica. Non ce l'ha fatta neppure un altro ex assessore della giunta Alessandrini, leggi Giuliano Diodati, cacciato e ripescato una prima volta e poi di nuovo esonerato. Se n'è andato sbattendo la porta promettendo vendette, ha vagato cercando appigli da Donato Di Matteo poi da Azione politica per approdare infine in Forza Italia. Dove, giustamente, non ha trovato sponda nel partito e non è andato oltre il sostegno dell'elettorato personale. «422 voti sono tanti ma sicuramente il risultato è inferiore alle mie aspettative - ha ammesso su facebook -. E' giunto per me il momento di chiudere con la politica attiva e tornare a tempo pieno alla mia attività professionale ed ai miei affetti» ha scritto dicendosi sereno e consapevole delle critiche cui sarebbe andato incontro. «Sono stati 10 anni intensi, ricchi di soddisfazioni ma anche di incomprensioni. A tutti voi che mi avete sempre sostenuto va il mio ringraziamento speciale» ha chiosato Diodati. E' entrato in consiglio ma ambiva a diventare sindaco Carlo Costantini il cui 6,35% conseguito con tre liste concede un solo seggio: il suo. Segno di una iniziativa rivelatasi alla fine velleitaria. Inconsistente per Costantini il contributo dell'ex grillino Massimiliano Di Pillo, altro silurato eccellente. Mentre i cinquestelle, pur nella sconfitta di un'Erika Alessandrini fermata sotto il 13%, hanno comunque conquistato un seggio in più.
Il Pd rottama i dalfonsiani. L'elettorato segue Blasioli
Fuori Marco Presutti, Enzo Del Vecchio e Moreno Di Pietrantonio. Dentro, a gonfie vele e a pieni voti, Piero Giampietro in ticket con Stefania Catalano, quest'ultima ha sfiorato addirittura le mille preferenze (un po' com'era successo cinque anni fa a Sandra Santavenere) grazie alla spinta propulsiva di Antonio Blasioli. I risultati di domenica raccontano di un Pd chiamato a un rinnovamento di organismi nel segno del segretario Nicola Zingaretti. Scenario che, lo indicano i numeri e i nomi dei nuovi eletti, sembra certificare da un lato l'ascesa appunto di Blasioli, consigliere regionale (e mancato candidato sindaco per sua scelta, dice lui) e dall'altro il tramonto dei dalfonsiani. Evidenti, dietro la sconfitta, le responsabilità di chi ha gestito la ricerca del candidato sindaco arroccandosi su posizioni non condivise dalla base. Il nome di Marinella Sclocco è uscito tardi e proposto con l'entusiasmo di una scelta obbligata ovvero di ripiego. Lei, targata Articolo 1, ci ha messo l'anima e il cuore e ha portato a casa un onorevole 22,87% che fa gridare al recupero, ma che in verità segna un'altra sconfitta onorevole, dopo quella delle regionali con Legnini, «un modello perdente» disse non a caso Matteo Renzi, voce controcorrente. E con il «si salvi chi può» è andata a finire che i candidati Pd hanno fatto ognuno corsa a sè. I panzer Cuzzi e Pagnanelli sono i due campioni di preferenze che entrano con Catalano e Giampietro. Il vero colpo gobbo, però, l'ha piazzato il giovane ex consigliere Mirko Frattarelli: dirottato suo malgrado nella civica Per Sclocco sindaco, gli sono bastati 198 voti per riaccomodarsi nell'assise civica proprio grazie alla buona performance della lista. Ne hadovuti prendere quasi mille, invece, per l'ex vice sindaco Giovanni Di Iacovo, per riconfermarsi in aula con l'altra civica legata alla Sclocco, Pescara città aperta. Una beffa per quanti nel Pd hanno mietuto molti più consensi ma sono rimasti fuori per il calcolo della ripartizione dei seggi. Tra questi Marco Presutti, escluso con 444 voti, e Moreno Di Pietrantonio addirittura con 518. «Sono stato sempre affezionato al numero 4. E 444 sono state le persone che mi hanno scelto come loro rappresentante in consiglio comunale. Non è bastato e mi sento molto in colpa per non poter dar voce a un numero così grande e così bello di persone. Altri sono i numeri che contano, a me resta oggi la consolazione dell'insuccesso» ha scritto l'ex assessore Presutti su facebook ringraziando gli elettori. Di Pietrantonio spera invece in un colpo di coda dalla verifica della commissione elettorale che si insedia oggi coordinata dal presidente del Tribunale, Bozza. «E' possibile che al Pd spetti un seggio in più, lo spero» ha detto il segretario cittadino Pd. Convinto tuttavia dell'esigenza di dover avviare un nuovo corso nel partito a cominciare da un congresso regionale, come suggerito da Piazza Grande Abruzzo. «Il vento leghista ha soffiato forte, una situazione su cui riflettere per poi agire - ha premesso -. Nel Pd c'è bisogno di una ripartenza, senza disquisire su dalfonsiani e non dalfonsiani, tutte cavolate: la verità è che quando perdi resti fuori anche con centinaia di voti, succede sempre così. Sorprende che a vincere stavolta siano state le stesse persone che avevano perso nel 2014. Auguro al sindaco Masci di fare le cose per bene».
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