ROMA La batosta elettorale non sembra aver fermato la battaglia ideologica dei 5Stelle contro i concessionari autostradali e, soprattutto, contro Autostrade per l'Italia. A riaprire le ostilità ci ha pensato ieri il ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli, con un emendamento al decreto Sblocca-cantieri che, se approvato, potrebbe consentire a un funzionario pubblico di cancellare con un semplice tratto di penna una concessione autostradale in vigore. Violando di fatto, attraverso un percorso a dir poco singolare, l'attuale cornice regolatoria oltre che i contratti siglati.
LE INSIDIE
Dietro il linguaggio fumoso del ministro si nasconde un'insidia davvero grave per le società concessionarie che potrebbero, con molta più facilità, perdere i diritti sulla tratta autostradale che gestiscono. Si tratta, ha spiegato il ministro, di «un emendamento che può creare un giusto equilibrio tra lo Stato concedente e le concessionarie autostradali e che prevede un vaglio preventivo del contratto concessorio da parte della Corte dei Conti e da parte dell'Avvocatura generale dello Stato che scuda anche per colpa grave il funzionario pubblico che firma l'eventuale cessazione anticipata del rapporto di concessione autostradale». Il che, tradotto dal legalese, significa che si punta a deresponsabilizzare completamente un funzionario pubblico dalla «gravità della colpa e ogni conseguente responsabilità» erariale nel caso in cui, chiesto un parere preventivo all'Avvocatura, si decida di interrompere non un contratto in generale tra lo Stato e un privato, ma tra lo Stato e un concessionario autostradale. In pratica, una norma ad aziendam, si mormorava ieri in Senato, congegnata con l'intento di far uscire dalle secche burocratiche la procedura di revoca della concessione ad Autostrade per l'Italia, che è stata più volte ritenuta non applicabile da parte di eminenti giuristi consultati anche dal gabinetto di Toninelli. Gli stessi giuristi, probabilmente, non avranno dubbi sulla illegittimità dell'emendamento - giudicato estemporaneo e persino pericoloso - per i principi assurdi che vorrebbe introdurre, mettendo inutilmente in difficoltà aziende quotate in Borsa e impegnate nella realizzazione di investimenti infrastrutturali per lo sviluppo del Paese. Quando la notizia è iniziata a circolare tra gli operatori finanziari e gli investitori istituzionali, il giudizio più ricorrente è stato, ancora una volta, quello dell'inaffidabilità del sistema Paese. L'emendamento arriva oggi in aula, e avrà molti occhi puntati addosso, soprattutto dall'estero. Senza contare che, pur su un piano diverso, non aiuta certo la trattativa tra Atlantia e Fs per salvare Alitalia. La Lega è pronta a farlo cadere, mentre anche la Corte dei Conti ha lanciato l'allarme, bocciando la proposta per «fondati dubbi di costituzionalità».