ROMA I risparmi su reddito di cittadinanza e Quota 100 ci saranno e verranno destinati alla riduzione del deficit. Al di là dello scontro sulla bozza della lettera destinata alla Commissione europea, culminato nell'annuncio da parte Giovanni Tria di una denuncia alla Procura della Repubblica, è lo stesso ministero dell'Economia a mettere nero su bianco il concetto nel documento tecnico che conta davvero, quello destinato a illustrare i fattori rilevanti che dovrebbero evitare all'italia una procedura per il suo debito pubblico. Il testo sul quale si sarebbe consumata la violazione di segreti d'ufficio è di per sé una lettera di accompagnamento al rapporto sul debito, nella quale il ministro ha comunque voluto ricapitolare la linea del governo italiano. Una linea finalizzata in questo momento a raggiungere un solo obiettivo: mantenere aperto il canale del dialogo ed evitare che si arrivi già prima dell'estate all'avvio formale di una procedura. Obiettivo complesso, nel momento in cui il vicepremier ripete che «il governo va avanti se si mantiene l'impegno a tagliare le tasse presto e bene».
Da parte di Via Venti Settembre c'è tutto l'interesse a presentare un quadro di finanza pubblica meno sfavorevole di quello disegnato dalla commissione nelle proprie previsioni del 7 maggio scorso. Così nel testo del rapporto vengono riepilogati i principali argomenti già utilizzati in passato - anche dai precedenti esecutivi - per giustificare il fatto che il rapporto debito/Pil non sia avviato sul desiderato percorso di discesa: innanzitutto la situazione di bassa crescita nominale, aggravata in tempi recenti da fattori esterni come il rallentamento globale del commercio e degli investimenti che penalizzano le economie manifatturiere e orientate all'export. Ovvero soprattutto Germania e Italia. Non mancano poi osservazioni più tecniche sulle diverse metodologie di calcolo tra Roma e Bruxelles sul punto dell'output gap, lo scarto tra crescita potenziale e crescita reale che in base alle regole europee potrebbe autorizzare maggiore flessibilità. E si accenna anche alla «posizione finanziaria forte» del nostro Paese, caratterizzato da un basso debito privato e dal surplus corrente della bilancia dei pagamenti.
LA PRODUZIONE
Ma la parte su cui probabilmente il governo fa maggiore affidamento è proprio quella che guarda ai segnali positivi, pur se flebili, recentemente emersi sia sul fronte della produzione che su quello dei conti pubblici. Ed in quest'ultimo ambito accanto al buon andamento delle entrate fiscali (connesso anche all'avvio della fatturazione elettronica generalizzata) e ai maggiori dividendi da Bankitalia e società pubbliche viene citato il fatto che «le richieste per il reddito di cittadinanza con Quota 100 sono al momento significativamente più basse rispetto alle proiezioni per il 2019». I dati sono quelli di circa 750 mila domande accolte per il sussidio e di 132 mila presentate per il pensionamento anticipato. In quest'ultimo caso, nonostante i mesi che restano, si ritengono probabili tiraggi più bassi di quelli alla base delle stime (85 per cento nel settore privato e 70 nel pubblico). Il punto politico però è che secondo Tria questi fondi avanzati non dovranno essere destinati ad altre finalità, come immagina ad esempio Luigi Di Maio, ma serviranno per ridurre il deficit, facendolo scendere almeno al 2,3% (contro il 2,4 del Def e il 2,5 stimato dalla commissione).
IL RIGORE
Non è affatto detto che tutto ciò basti a convincere Bruxelles. «L'Europa è una comproprietà, ci sono regole che tutti osservano e non possiamo avere nemmeno uno che se ne disinteressi. Ma la mia parola d'ordine è dialogo, dialogo, dialogo» ha detto ieri il commissario Pierre Moscovici parlando alla radio francese France Inter. «Ne saprete di più mercoledì», ha concluso allusivamente il politico transalpino, riferendosi alla prossima diffusione dei rapporti sui vari Paesi. Se come è probabile la commissione riconoscerà che ci sono le condizioni per l'avvio di una procedura, la partita si farà politica, a livello di ministri e poi di capi di governo. Non mancano Paesi intenzionati a battere sul tasto del rigore e per il governo italiano sarebbe già un buon risultato ottenere un rinvio all'autunno: passaggio per il quale però al momento non si vedono grandi appigli tecnici, senza un gesto da Roma sotto forma di misure aggiuntive.