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Data: 03/06/2019
Testata giornalistica: Il Centro
«Fondi Ue, bene l’Abruzzo Tasse dell’Aquila: trattiamo». Vito Borrelli (rappresentante in Italia della Commissione) fa il punto sulle risorse «Grandi capacità di far fronte agli impegni. Post-sisma, ecco cosa sta accadendo»

L’Europa e la mannaia delle tasse sulle imprese aquilane. L’Abruzzo e la sua capacità di intercettare – e spendere – i fondi Ue. I progetti finanziati e le prospettive future. Questi i temi che il capo facente funzioni della rappresentanza in Italia della Commissione europea, Vito Borrelli, affronta nell’intervista al Centro. L’Europa e l'Abruzzo. La nostra regione, a suo parere, spende bene tutte le opportunità derivanti dai vari fondi? «Per quanto riguarda il Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr), al 31/12/2018 l’Abruzzo è riuscito a spendere 36,5 milioni. Questa spesa rientra nella prima fase del ciclo finanziario 2014-2020. Le previsioni per il 2019 sono molto incoraggianti e la Commissione sorveglia con grande attenzione l’attuazione del programma. Per quanto riguarda il Fondo sociale europeo (Fse), al 31/12/2018 la Regione Abruzzo ha certificato spese per oltre 14,3 milioni (ovvero circa il 10% della dotazione complessiva del Programma Operativo), raggiungendo quindi pienamente gli obiettivi di spesa previsti per la data indicata e recuperando terreno dopo un inizio di programmazione piuttosto lento. Va notato comunque che il Por Fse Abruzzo registra un livello di avanzamento finanziario inferiore rispetto alla media dei programmi Fse in Italia, sia per quanto riguarda gli impegni che, in misura maggiore, per quanto riguarda i pagamenti. Le previsioni di spesa 2019 sono incoraggianti anche per Por Fse». Quanti e quali fondi sono stati destinati agli interventi in Abruzzo oggetto della vostra campagna? «L’Abruzzo dispone per il periodo 2014-2020 di 270 milioni, per i quali il Fesr contribuisce per la metà dell’importo. A differenza di altre regioni italiane, l’Abruzzo non ha ridotto il finanziamento nazionale per far fronte a difficoltà attuative. L’investimento globale è stato mantenuto, a riprova delle grandi capacità di questa regione di fare fronte agli impegni con l’Europa. Il Por Fse Abruzzo dispone di una dotazione complessiva di 142,5 milioni, finanziati al 50% da risorse Ue». È possibile dettagliare i cinque campi indicati nel prospetto dei progetti selezionati? «I principali campi di intervento del programma Fesr sono la ricerca e l’innovazione a favore delle imprese, la riduzione del rischio idrogeologico e sismico, e la riduzione del consumo di energia negli edifici pubblici e nelle imprese, anche noto come efficientamento energetico. Tra gli obiettivi ci sono anche la realizzazione di strategie di sviluppo urbano sostenibile all’Aquila, Pescara, Chieti e Teramo e la valorizzazione di una parte delle 27 riserve naturali abruzzesi. Il Por Fse interviene in quattro ambiti principali: nel sostegno all’inserimento lavorativo e all’occupazione dei disoccupati di lunga durata, dei giovani e delle donne; nella lotta alla povertà e all’esclusione sociale, attraverso interventi integrati che prevedono anche la partecipazione di enti territoriali e organismi del terzo settore; per l’istruzione e formazione, al fine di accrescere le competenze della forza lavoro e la partecipazione e il successo formativo nell’istruzione universitaria; e per la capacità istituzionale e amministrativa per il miglioramento dei servizi pubblici e delle prestazioni della pubblica amministrazione». All’Aquila parlare di Europa vuol dire declinare il tema dell’annosa battaglia istituzionale per la restituzione delle tasse sospese all’epoca del sisma 2009, che va avanti di proroga in proroga in attesa di un provvedimento definitivo. Quali le risposte per imprese e partite Iva? Quali le possibili soluzioni a quello che appare come un salasso (124 aziende sul territorio, in gran parte di piccole e medie dimensioni, chiamate dall’Ue a sborsare 76 milioni)? «La Commissione condivide pienamente la necessità di intervenire nelle zone colpite da calamità naturali. Le norme Ue relative agli aiuti di Stato lo consentono esplicitamente e prevedono ampio margine di manovra per gli Stati membri per risarcire le imprese dei danni effettivi subiti in seguito a calamità naturali. L’anno scorso, ad esempio, la Commissione ha approvato una misura a sostegno della ripresa economica nelle regioni italiane colpite dai terremoti del 2016 e del 2017 del valore di 44 milioni. In una decisione dell’agosto 2015, la Commissione ha tuttavia constatato che le misure italiane che riducevano le imposte e i contributi previdenziali alle imprese nel periodo 2002-2011 non erano mirate a risarcire le imprese per i danni subiti a seguito di calamità naturali. Nello specifico, la maggior parte delle misure non richiedeva alle imprese di dimostrare che avevano subito danni. Ciò ha comportato che imprese registrate in una zona colpita da calamità potessero ricevere sostegno pubblico anche senza avere una sede o un’attività economica in quel territorio. Di conseguenza alcune imprese hanno ricevuto un risarcimento senza aver subìto alcun danno e altre hanno ricevuto un risarcimento superiore al valore dei danni subiti. Ciò ha dato a queste imprese un vantaggio economico indebito rispetto ai loro concorrenti, che devono operare senza tali finanziamenti pubblici, e si configura pertanto come aiuto di Stato incompatibile ai sensi delle norme Ue. In linea di principio, le norme Ue relative agli aiuti di Stato impongono di recuperare gli aiuti di Stato incompatibili al fine di ridurre la distorsione della concorrenza da essi prodotta. Stiamo lavorando in modo costruttivo con le autorità italiane per attuare la decisione della Commissione del 2015».

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