ROMA Niente salario minimo orario e regole sulla rappresentanza stabiliti per legge, ma utilizzare rafforzandoli - i contratti nazionali per definire la paga base dei lavoratori. Domani le imprese e i confederali metteranno le basi per un'alleanza proprio contro due provvedimenti rilanciati anche ieri da Luigi Di Maio: cioè il salario minimo e la legge sulla rappresentanza. Se ne discuterà in un vertice previsto nel pomeriggio a viale dell'Astronomia, dove il padrone di casa, Vincenzo Boccia, ospiterà Maurizio Landini (segretario della Cgil), Anna Maria Furlan (Cisl) e Carmelo Barbagallo (Uil): oltre che su queste due misure si proverà ad allargare la piattaforma comune anche su Mezzogiorno e fisco e ad accelerare gli avvisi comuni (su formazione, politiche sociali e partecipazione dei lavoratori nella gestione aziendale) per rendere operativo il Patto della fabbrica, firmato dalle parti nel marzo del 2018. Sul fronte del salario minimo i Cinquestelle hanno proposto l'introduzione di una paga base oraria di 9 euro loro per tutti i lavoratori, mentre la Lega e il Pd sono favorevoli ad applicare questo strumento soltanto per gli addetti non coperti dai contratti nazionali. Sia le forze di maggioranza sia le forze di opposizione vogliono, però, anche una legge sulla rappresentanza per pesare e decidere quali sindacati e quali aziende possano firmare i contratti collettivi. Ed è proprio da questo punto - la rappresentanza - che confederali e Confindustria partono per spuntare le armi alla politica. Le parti sociali chiedono di rendere operative le intese firmate dal 2014 in poi: misurare il peso delle sigle attraverso il numero degli iscritti (da controllare attraverso le trattenute in busta paga) e dei partecipanti alle Rsu.
IL VAGLIO INPS
Al riguardo l'Inps avrebbe già inviato un anno fa al ministero del Lavoro un monitoraggio ad hoc, ma si attende ancora la certificazione del dicastero a questa rilevazione. Sindacati e Confindustria, parallelamente, sono pronti anche a pesare le imprese: in questo caso, per capire quali associazioni datoriali hanno l'autorevolezza per siglare le intese, si farà riferimento agli attuali requisiti camerali quanto al valore del fatturato e alla quota dei dipendenti delle imprese iscritte alle stesse associazioni. Ecco, quindi, il primo passaggio: definire, con un atto delle parti e non con una legge, le regole della rappresentanza. Ma per congelare l'ipotesi di salario minimo viale dell'Astronomia e confederali vogliono rafforzare la contrattazione collettiva e limitare l'applicazione delle cosiddette intese pirata, cioè quelle contraddistinte da deroghe alle norme vigenti in materia di lavoro. Confindustria, Cgil, Cisl e Uil chiedono al governo di definire la paga base non con il salario minimo, ma con i cosiddetti trattamenti minimi economici definiti settore per settore proprio dagli accordi nazionali. Che a questo punto diventerebbero obbligatori per tutti. Per evitare il ricorso ai contratti pirata, si vogliono a far accedere a incentivi e agli sgravi soltanto le imprese che applicano il solo contratto nazionale. Secondo i sindacati questo percorso potrebbe evitare l'approvazione di una legge su materie da sempre decise dalle parti. Approccio in parte seguito da Confindustria, pronta ad accettare una norma sulla rappresentanza, se questa si dimostrerà sbloccherà l'impasse in atto, reso palese dal mancato via libera del ministero del Lavoro al monitoraggio fatto dall'Inps.