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Data: 07/06/2019
Testata giornalistica: Il Centro
Marsilio a Crimi: «Hai illuso l'Abruzzo». Il governatore attacca il sottosegretario 5 Stelle: insufficienti le norme per il personale e per la ricostruzione nei comuni

L'AQUILA Il Senato ha detto sì, e ora la legge di conversione del decreto sblocca cantieri passa alla Camera per l'approvazione definitiva, ma le promesse fatte all'Abruzzo sono state mantenute solo in parte. E il governatore, Marco Marsilio, non nasconde la delusione circa il trattamento riservato a un territorio che dal punto di vista elettorale non ha certo lesinato consensi alle forze rappresentate all'interno del governo giallo-verde. Un territorio che combatte da 10 anni con ogni genere di problema, e che aspettava qualcosa di più.
LA DELUSIONE. «L'approvazione al Senato del decreto sblocca cantieri», dice Marsilio, «fa registrare qualche passo in avanti sulla ricostruzione, ma è molto lontano dalle aspettative che il premier Giuseppe Conte e il sottosegretario Vito Crimi avevano generato». L'esternazione non lascia spazio ad alcun fraintendimento. La delusione riguarda una serie di questioni, dal personale per gli uffici della ricostruzione, alle norme invocate dagli enti locali per rendere più efficiente il processo di ripristino dai danni provocati dai terremoti che a più riprese hanno infierito sul territorio.
QUALCOSA DI BUONO. «Note positive», spiega Marsilio, «sono la proroga del pagamento delle tasse e lo stanziamento dei fondi anche per il prossimo anno per la città dell'Aquila, anche se in questo caso si trattava di interventi doverosi e scontati». Qualche nota positiva Marsilio la scorge anche per quanto riguarda «le procedure per le gare e gli appalti dei lavori, in linea con la riforma generale del Codice. Al di fuori del terremoto molto positivi sono gli emendamenti condivisi con la Regione per le nomine dei commissari per la messa in sicurezza dell'acquifero del Gran Sasso e per i lavori al porto di Pescara».
PROMESSE A METÀ. Marsilio non le manda a dire: «Sul fronte del nuovo personale necessario per far funzionare gli uffici speciali della ricostruzione», incalza, «ci siamo fermati a metà di quanto era stato promesso e di quanto realmente è necessario. E per quel poco personale concesso lo stesso non potrà essere reclutato nelle società in house e quindi ci vorrà molto tempo affinché entri in servizio». Ma non basta, perché, come aggiunge il presidente, dalla legge di conversione del decreto sblocca cantieri «sono rimaste fuori tutte le norme elaborate dai Comuni e dalle Regioni per la semplificazione dei piani di ricostruzione, sia pubblica sia privata. Non è neanche stata sanata la discriminazione di trattamento delle lievi difformità edilizie degli edifici fuori cratere, così come avviene per gli edifici nel cratere».
IL TEMPO DELL'ILLUSIONE. In sostanza, ha aggiunto il presidente, «il sottosegretario Vito Crimi aveva promesso e illuso il territorio del fatto che questo sarebbe stato l'ultimo decreto della storia che avrebbe accolto le giuste esigenze del territorio. Invece, a essere generosi, abbiamo ottenuto metà di quanto sperato. Ora solleciteremo i deputati della Camera a completare l'opera in seconda lettura, anche se il poco tempo a disposizione lascia pensare che la Camera non farà modifiche e questo significa che bisognerà continuare a chiedere al governo di fare ulteriori atti per raggiungere gli obiettivi».
IL GRAN SASSO. Esulta su facebook il ministro Danilo Toninelli. «Qualche settimana fa si è paventata la chiusura del Traforo del Gran Sasso, che sarebbe stata una tragedia in termini di trasporti, comunicazioni e isolamento di una comunità: non abbiamo permesso che ciò accadesse». Come ha sottolineato il senatore M5S Mauro Coltorti, «stiamo facendo di tutto per mettere in sicurezza la struttura geologica e le falde della zona». Il commissario che dovrà gestire i lavori di messa in sicurezza dell'acquifero avrà poteri straordinari (eliminata la parte che si riferiva alla durata in carica per tre anni). Per gli interventi, secondo "Il Sole "24 Ore", sono stati previsti circa 120 milioni di euro. Somma lontana dai 177 previsti da una delibera della Giunta regionale sull'emergenza Gran Sasso.

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