PESCARA Chi rinuncia alle cure per mancanza di disponibilità economica. Chi si impoverisce per garantire l'assistenza sanitaria a un proprio familiare: un malato cronico, un disabile, un anziano assistito in casa. Chi si rivolge fuori Regione a causa dei lunghi tempi di attesa delle Asl abruzzesi o perché le strutture private costano. Questioni antiche, che le segreterie regionali di Cgil, Cisl e Uil - assieme alle varie federazioni del pubblico impiego - riportano adesso sul tavolo del nuovo governo regionale chiedendo che venga garantito a tutti, partendo dai più debili, il diritto universale alla salute.
DARE RISPOSTE
Con una petizione accompagnata da 20.000 firme, i sindacati sollecitando la giunta Marsilio e il neo assessore alla Salute, Nicoletta Verì, a dare risposte organiche su quattro punti: l'abolizione del superticket di 10 euro, la riduzione dei tempi di attesa e il potenziamento delle attività e dei servizi, anche attraverso l'assunzione di nuovo personale; l'adozione di un piano di investimenti per potenziare la medicina territoriale e domiciliare (Case della salute, centri per anziani non autosufficienti, ospedali di Comunità, potenziamento dei Distretti e dell'Assistenza domiciale integrata). E ancora, l'inserimento in tutti gli atti di programmazione sanitaria di uno specifico protocollo a garanzia e rispetto della medicina di genere. La premessa dei tre segretario regionali: Michele Lombardo (Uil), Leo Malandra (Cisl) e Carmine Ranieri (Cgil), è che sulla nuova presa di posizione del sindacato non c'è nessun retroscena politico. Ranieri ricorda a questo proposito la grande manifestazione organizzata il 9 aprile del 2017 a Pescara sotto la sede dell'assessorato regionale (allora retto da Silvio Paolucci) per sollecitare sostanzialmente le stesse cose di oggi: «Con Paolucci - ricorda il segretario della Cgil - avevamo anche raggiunto un accordo per l'abolizione del superticket, ma il provvedimento non fu ratificato dal ministero. E oggi, proprio il nuovo ministro della Salute, Grillo, dopo avere sempre detto che il superticket andava assolutamente abolito, ha fatto sapere che il provvedimento non è stato inserito nel Def (il documento di economia e finanza del governo)».
Alla nuova giunta regionale di centrodestra si dà atto di essersi appena insediata. Il neo assessore alla Salute, Nicoletta Verì, ha inoltre già ottenuto nel maggio scorso l'approvazione di una delibera per l'abbattimento dei tempi delle liste di attesa, con un impegno finanziario di 2milioni di euro da parte della Regione, a cui si aggiungono gli altri 16 stanziati dal ministero. «Ma anche qui - hanno spiegato ieri i tre segretari - siamo di fronte a un semplice atto di programmazione che dovrà essere concretizzato».
PASSARE LA PALLA
La palla è stata infatti passata alle quattro Asl abruzzesi, di cui due commissariate (L'Aquila e Chieti), a cui la Regione ha dato 60 giorni di tempo per predisporre un piano operativo. Ma senza l'assunzione di nuovo personale e con i concorsi ancora da espletare, anche le nuove, buone intenzioni rischiano di fare slittare tutto alla calende greche a detta dei sindacati: «Da un lato si taglia sulle strutture e sui piccoli ospedali - osserva Ranieri -, dall'altro non si investe mai sul personale, costringendo sempre più cittadini ad andare a curarsi fuori regione».
PIANO GENERALE
Più in generale, Cgi, Cisl e Uil denunciano l'assenza di un piano per il potenziamento delle strutture territoriali che avrebbe dovuto compensare la chiusura dei piccoli ospedali: «Il pagamento del superticket, oltre ad essere una tassa odiosa sulle malattie dei cittadini, contribuisce ad avvantaggiare le strutture private. I protocolli della medicina di genere non sono stati mai adottati. Non vorremmo - segnala Ranieri - ritrovarci nella stessa condizione di qualche regione vicina che è stata costretta a fare intervenire l'esercito per sopperire all'assenza di personale medico».