Si è tenuto presso la Prefettura di Campobasso un tavolo tecnico, in tema di trasporto pubblico al quale oltre alle sigle sindacali hanno preso parte anche i rappresentanti istituzionali della Regione Molise che hanno ammesso la propria responsabilità in merito ad una mancanza di pianificazione e di programmazione. In una nota congiunta Fais Cisal, Filt-Cgil, Fit-Cisl, Uil Trasporti e Ugl Autoferro spiegano che i problemi mai risolti legati al trasporto sono tanti, "l'elenco del resto è lunghissimo - scrivono - e vogliamo rammentarlo per l’ennesima volta anche all’opinione pubblica: si comincia dalla mancanza in questa Regione di una vera riforma del trasporto locale che invece da decenni si regge con un sistema perverso nel quale nessuna delle 29 imprese private che operano in Molise e che si spartiscono l’invitante “torta” del trasporto pubblico, ha mai partecipato ad una gara per l’affidamento del servizio necessario a gestire i circa 12 milioni di km annui di una realtà regionale che in relazione alle caratteristiche dimensionali e alla densità di popolazione, potrebbe affidarsi ad un’unica ed affidabile impresa. Si comincia da un servizio mai revisionato e conseguentemente non più adeguato alle esigenze dell’utenza, peraltro assicurato con un parco autobus che è tra i più vetusti a livello nazionale al punto da costringere la Regione a chiedere espresse deroghe per continuare a far circolare i tanti autobus “fuorilegge” classificati “euro 0”. Anche in questo caso sono emerse precise responsabilità ovvero da un lato le aziende che se ne guardano bene dal fare investimenti e dall’altro la Regione Molise che si è fatta scappare (salvo un tentativo dell’ultim’ora per rientrare in partita) l’opportunità di intercettare i finanziamenti pubblici per il rinnovo del parco rotabile".
In merito poi all'utenza sottolineano che manca una politica tariffaria, interventi di innovazione tecnologica che vadano a sostituire un sistema anche qui vetusto nel quale i biglietti acquistabili con smartphone e comunque da casa costituiscono ancora oggi un’utopia per questa Regione. "Per non parlare delle profonde differenze tra le diverse realtà territoriali: a Termoli il biglietto urbano costa 1 euro, a Campobasso 60 centesimi, profonde differenze si registrano anche per gli abbonamenti".
Soffermandosi sul discorso della sicurezza sottolineano che "viaggiare su autobus di oltre vent’anni e che hanno macinato migliaia e migliaia di chilometri, aldilà delle revisioni obbligatorie, non è affatto rassicurante. Sarà pur vero che a Campobasso il caldo diventa insopportabile soltanto due mesi l’anno ma vorremmo sfidare a viaggiare o ancor peggio a lavorare per un intero turno di lavoro su un autobus senza aria condizionata e con 40 gradi all’esterno. Altra questione legata alla sicurezza interessa la condizione delle fermate: dalla Regione è arrivata un’altra pesante ammissione ovvero che soltanto 14 delle oltre 300 fermate (appena il 5%) sono effettivamente dotate delle caratteristiche ma soprattutto delle autorizzazioni necessarie per far salire e scendere i viaggiatori. Percentuale che di fatto si azzera se focalizzassimo l’attenzione sui diritti dei diversamente abili".
Senza tralasciare le questioni che riguardano i lavoratori le organizzazioni sindacali commentano che "in Molise di fatto non esiste una contrattazione decentrata aziendale un elemento che per inciso, in ambito nazionale, incide mediamente per il 30% dell’ammontare complessivo della retribuzione di un autista. Invece in Molise non solo vale uno 0% (nonostante la Regione negli anni abbia corrisposto contributi alle aziende anche per questa finalità), ma le imprese molisane in qualche caso arrivano a non rispettare finanche il contratto nazionale di lavoro. Ricordiamo l’atavico caso dell’Atm che da anni ormai non corrisponde regolarmente gli stipendi ai propri dipendenti ma in generale problemi di carattere retributivo e normativo imperversano in tutte le realtà aziendali e i provvedimenti disciplinari fioccano nei confronti di coloro che osano ribellarsi".
I sindacati a questo punto hanno deciso di fare la propria parte accettando una tregua di un mese suggerita dalla Prefettura nel tentativo di trovare soluzioni che potrebbero arrivare da un tavolo concertativo al quale parteciperanno Regione e rappresentanti delle parti sociali e datoriali.