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Data: 17/06/2019
Testata giornalistica: molise tabloid
Trasporti, zero programmazione e deroghe. Così funziona il sistema Molise.

Questa volta non si poteva proprio più “bluffare” e la Regione Molise nel corso del tavolo prefettizio convocato a Campobasso ha finalmente ammesso le proprie innegabili responsabilità su una “mancanza di pianificazione e di programmazione” che ha interessato per decenni il settore del trasporto pubblico locale”. E’ quanto denunciano i sindacati dei trasporti sulla vertenza che da tempo coinvolge i lavoratori del settore. “Di fronte ai sindacati regionali e nazionali (questi ultimi intervenuti in maniera del tutto eccezionale e inusuale proprio al fine di perorare quello che tutti ormai definiscono “il caso Molise”) e di fronte soprattutto ad un elenco dettagliato e inconfutabile delle tante criticità che caratterizza il sistema della mobilità collettiva di questa Regione, il dirigente rappresentante delle Istituzioni Regionali (al vertice era assenti il Governatore Toma e l’Assessore Niro), ha avuto modo di confermare, seppur con qualche comprensibile imbarazzo, quanto i sindacati instancabilmente hanno cercato di sostenere in questi anni attraverso sistematiche dichiarazioni, denunce, scioperi e mobilitazioni. L’elenco del resto è lunghissimo e vogliamo rammentarlo per l’ennesima volta anche all’opinione pubblica: si comincia dalla mancanza in questa Regione di una vera riforma del trasporto locale che invece da decenni si regge con un sistema perverso nel quale nessuna delle 29 imprese private che operano in Molise e che si spartiscono l’invitante “torta” del trasporto pubblico, ha mai partecipato ad una gara per l’affidamento del servizio necessario a gestire i circa 12 milioni di km annui di una realtà regionale che in relazione alle caratteristiche dimensionali e alla densità di popolazione, potrebbe affidarsi ad un’unica ed affidabile impresa. Eppure a sentirle parlare, quelle stesse imprese locali, rappresentanti e fautori del libero mercato e delle liberalizzazioni, sembrerebbero affascinate dall’idea di potersi mettere “finalmente” in competizione con i grossi colossi nazionali, magari con Busitalia (gruppo FS) che da qualche anno gestisce il trasporto pubblico nella vicina e similare per caratteristiche Regione Umbria. La triste realtà che poi è all’origine del “caso Molise” è che i tentativi di liberalizzare il settore partiti con il primo bando regionale risalente al 2011, sono tutti mestamente falliti, compresi quelli a livello locale tentati dalle amministrazioni comunali, al punto che il sistema si regge esclusivamente in virtù di proroghe, in taluni casi ultraventennali, concesse alle 29 imprese di cui sopra. E a cascata da questo sistema ingessato che per anni ha visto un connubio di reciproci interessi tra le Istituzioni e le imprese, sono poi scaturite le tante criticità che di riflesso interessano ancora oggi sia la pessima qualità del servizio riservata all’utenza che le altrettante pessime condizioni di lavoro (retributive e normative) riservate ai circa 400 dipendenti molisani. Si comincia da un servizio mai revisionato e conseguentemente non più adeguato alle esigenze dell’utenza, peraltro assicurato con un parco autobus che è tra i più vetusti a livello nazionale al punto da costringere la Regione a chiedere espresse deroghe per continuare a far circolare i tanti autobus “fuorilegge” classificati “euro 0”. Anche in questo caso sono emerse precise responsabilità ovvero da un lato le aziende che se ne guardano bene dal fare investimenti e dall’altro la Regione Molise che si è fatta scappare (salvo un tentativo dell’ultim’ora per rientrare in partita) l’opportunità di intercettare i finanziamenti pubblici per il rinnovo del parco rotabile. Sempre sul fronte dell’utenza, manca una vera politica tariffaria e soprattutto interventi di innovazione tecnologica che vadano a sostituire un sistema anche qui vetusto nel quale i biglietti acquistabili con smartphone e comunque da casa costituiscono ancora oggi un’utopia per questa Regione. Per non parlare delle profonde differenze tra le diverse realtà territoriali: a Termoli il biglietto urbano costa 1 euro, a Campobasso 60 centesimi, profonde differenze si registrano anche per gli abbonamenti. Poi ci sono i tanti aspetti legati alla mancanza di sicurezza: viaggiare su autobus di oltre vent’anni e che hanno macinato migliaia e migliaia di chilometri, al di là delle revisioni obbligatorie, non è affatto rassicurante. Sarà pur vero che a Campobasso il caldo diventa insopportabile soltanto due mesi l’anno ma vorremmo sfidare a viaggiare o ancor peggio a lavorare per un intero turno di lavoro su un autobus senza aria condizionata e con 40 gradi all’esterno. Altra questione legata alla sicurezza interessa la condizione delle fermate: dalla Regione è arrivata un’altra pesante ammissione ovvero che soltanto 14 delle oltre 300 fermate (appena il 5%) sono effettivamente dotate delle caratteristiche ma soprattutto delle autorizzazioni necessarie per far salire e scendere i viaggiatori. Percentuale che di fatto si azzera se focalizzassimo l’attenzione sui diritti dei diversamente abili. E poi in ultimo ci sono le questioni che più da vicino interessano i lavoratori e conseguentemente le organizzazioni sindacali. In Molise di fatto non esiste una contrattazione decentrata aziendale un elemento che per inciso, in ambito nazionale, incide mediamente per il 30% dell’ammontare complessivo della retribuzione di un autista. Invece in Molise non solo vale uno 0% (nonostante la Regione negli anni abbia corrisposto contributi alle aziende anche per questa finalità), ma le imprese molisane in qualche caso arrivano a non rispettare finanche il contratto nazionale di lavoro. Ricordiamo l’atavico caso dell’Atm che da anni ormai non corrisponde regolarmente gli stipendi ai propri dipendenti ma in generale problemi di carattere retributivo e normativo imperversano in tutte le realtà aziendali e i provvedimenti disciplinari fioccano nei confronti di coloro che osano ribellarsi. Insomma un quadro complessivamente inquietante dal quale i sindacati responsabilmente hanno deciso di fare comunque la propria parte accettando una tregua di un mese suggerita dalla Prefettura nel tentativo di trovare soluzioni che potrebbero arrivare da un tavolo concertativo al quale parteciperanno Regione e rappresentanti delle parti sociali e datoriali. Vogliamo provarci ancora una volta masia chiaro, non molliamo”.

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