PESCARA Non si respira, si suda e si boccheggia sul vetusto bus arancione della linea 10 che copre la zona tra lo stadio e il terminal bus della stazione. Dai finestrini aperti entra aria calda e la situazione peggiora. Ci si sventola con oggetti di fortuna, anche con i pezzi di carta se non si ha disposizione un ventaglio, per allentare la morsa dell'afa che rende l'atmosfera irrespirabile dentro l'abitacolo. Il 2 barrato, linea Montesilvano-Grandi Alberghi via lungomare, non parte.Tutti fuori. L'aria condizionata non si accende e i finestrini sono sigillati. È necessario intervenire con un mezzo sostitutivo. Nel frattempo chi è appena salito a bordo, è subito risceso dal mezzo di trasporto e si è messo in attesa del prossimo autobus accanto alla pensilina, col sole del primo pomeriggio che picchia in testa.Le macchinette obliteratrici spesso non funzionano (linea 8 Tiburtina) alcune segnano un orario diverso da quello che dovrebbe essere indicato al momento dell'annullo del biglietto di viaggio. E, in qualche caso, anche i contachilometri a bordo dei mezzi di trasporto sono rotti, con le lancette ferme che impediscono agli autisti di capire a che velocità stanno andando.Il viaggio del Centro dentro i bus urbani della Tua è iniziato ieri mattina intorno alle 12 dal terminal bus della stazione. Numerose sono le criticità segnalate dagli utenti, pendolari o occasionali, che ogni giorno si spostano da un luogo all'altro della città in condizioni disagevoli, che non giustificano il costo del biglietto, 1 euro e 20 centesimi se acquistato nelle tabaccherie o nei punti a terra, 1, 50 centesimi a bordo, 90 minuti la durata. Ai numerosi disservizi denunciati dagli utenti, l'azienda regionale dei trasporti risponde chiedendo «scusa per i disagi» e informando i viaggiatori che «sono pronti 760mila euro da destinare alla risoluzione urgente delle problematiche. I fondi sono stati deliberati dall'ultimo consiglio di amministrazione svoltosi il 26 giugno scorso».Nel frattempo, Simone, un cameriere pendolare sulla linea 10, alle 12.30 di ieri si sventolava con un foglio di carta. Il volto imperlato di sudore malgrado fosse seduto accanto al finestrino aperto. Dal terminal bus si recava in zona stadio a lavorare. E ha raccontato la sua personale odissea da abituale viaggiatore: «Qui dentro si soffoca e non sempre i bus arrivano puntuali. Mi è capitato anche di essere respinto dagli autisti di un' altra linea, la 38, perché il mezzo era sovraccarico di persone. Sono rimasto a terra». Inoltre, dice mostrando il biglietto da 1,50, «le macchinette non danno resto, per cui spesso regalo due euro alla Tua». Raccontano, altri viaggiatori, che «viaggiare di notte è molto pericoloso. Più di una volta gli autisti sono stati costretti a chiamare i carabinieri a causa di facinorosi che salgono a bordo e si mettono a urlare, schiamazzare, infastidire le ragazze». Francesca, dalle unghie smaltate di azzurro, trattiene il fiato. Deve arrivare, cambiando linea, fino a San Silvestro. Ma non vede l'ora di scendere: «Tutti i giorni la stessa storia, niente aria condizionata, una situazione difficile per anziani e bambini, soprattutto. Però il biglietto lo paghiamo lo stesso». Ad una fermata di via Bardet, si cambia corsa. Alla fermata del civico 49 di via Marconi, alle 13.10 saliamo su un bus della linea 21 dopo 10 minuti di attesa. È affollato e i condizionatori funzionano. Sono seduti turisti inglesi e romani. Questi ultimi dicono: «Tutto bene, a Roma stiamo messi peggio». Consolante. Arrivo al terminal alle 12.20. Da un mezzo della linea 2/ scendono velocemente due o tre persone. Una delle quali, un'anziana donna di Montesilvano, fa fatica «perché le pedane sono troppo alte».Da dentro, la voce dell'autista avverte: «Questo bus non parte, tutti a terra, i condizionatori non funzionano, i vetri sono sigillati. Alle 13.30 arriverà un mezzo sostitutivo». Pochi secondi e fugge via col mezzo guasto. Alle 12.35 il bus sostitutivo non c'è ancora. La speranza dei viaggiatori si infrange contro gli orari tradizionali: «Allora dobbiamo aspettare le 2 prima che arrivi l'altro pullman», è il responso di Tefta, origini albanesi da venti anni a Pescara che rivela il difetto delle macchinette obliteratrici: «Segnano ore diverse da quelle dell'annullo, un'ora prima o un'ora dopo. E non è la prima che rimaniamo a piedi perché i bus si guastano all'improvviso, sono malandati e alle fermate le attese sono lunghe».A proposito di tempi lunghi, alla fermata civico 148 di via Silvio Pellico, a pochi passi dal terminal dei giardinetti, si infervora Anna, pescarese dall'accento russo, che «aspetta da troppo tempo sotto questo sole cocente e meno male che ho la bottiglietta d'acqua». È furiosa perché «nessuno ci rimborsa il tempo che sprechiamo per aspettare gli autobus. Novanta minuti passano in fretta e poi, per risalire a bordo, dobbiamo utilizzare un altro biglietto». A bordo non si vedono controllori dalle 12 alle 14,30. Però dalla Tua assicurano che ci sono in giro, malgrado qualche pensionamento. I mezzi non sono pulitissimi «e sono anche puzzolenti» tagliano corto i passeggeri. Ogni sera nei garage dell'azienda, a Villa del Fuoco, rientrano un centinaio di bus (su 900 a livello regionale), ma secondo voci vicine all'azienda, gli addetti al lavaggio dei pullman sarebbero «solo due».