L'AQUILA «Una consuetudine, quella di pagare gli stipendi in ritardo». I sindacati attaccano i vertici del Centro Turistico del Gran Sasso, l'ex municipalizzata che gestisce la stazione sciistica di Campo Imperatore: ancora una volta, finiscono sotto accusa le tempistiche con cui i 20 lavoratori percepiscono il salario. E non solo. Secondo i segretari di Filt-Cgil, Uiltrasporti e Ugl, la «poca attenzione» da parte dell'azienda starebbe rallentando, ad alcuni dipendenti, anche le procedure di aggancio con la pensione. «Ancora una volta, ormai è consuetudine», dichiarano Domenico Fontana della Filt-Cgil, Primo Cipriani della Uiltrasporti e Roberto Bussolotti dell'Ugl, «stipendi in ritardo per i dipendenti della partecipata del Comune. Non conosciamo la natura del problema che ogni mese non consente all'azienda di rispettare la tempistica per erogare quanto dovuto al personale. L'elenco delle casistiche si aggiorna di volta in volta: irregolarità del Durc, mancato o tardivo incasso del rateo del contratto di servizio, priorità diverse. Cose da azzeccagarbugli. Un solo dato è costante. I dipendenti della partecipata non possono far affidamento sui tempi». I rappresentanti sindacali sollecitano gli amministratori del Ctgs a individuare e risolvere il problema, che pare diventato cronico, anche se non imputabile alla mancanza di risorse: «Eppure l'azienda», sottolineano Fontana, Cipriani e Bussolotti, «è dotata di figure professionali all'uopo inquadrate e pertanto verosimilmente preparate a svolgere il proprio lavoro. C'è quindi un problema. Un problema che, chi amministra la partecipata, ha il dovere di risolvere». Eclatante, per i sindacati, anche il caso di quei lavoratori che hanno maturato i requisiti per andare in pensione, ma che non possono farlo a causa delle posizioni contributive non gestite in maniera regolare: «Non possono venti lavoratori», aggiungono Fontana, Cipriani e Bussolotti, «pagare sottovalutazioni o pressappochismo. La condizione degli stessi richiede attenzione. Attenzione che è mancata sempre e che provoca danni enormi agli stessi lavoratori, addirittura impossibilitati ad agganciare la pensione visto che le loro posizioni contributive non risultano regolarmente imputate e gestite. E sì che l'azienda avrebbe esattamente bisogno di favorire l'uscita di detto personale. Se il problema, come sembra, non è di risorse», concludono i sindacati, «non è accettabile dover far pagare a tanti l'inefficienza aziendale».