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Data: 03/07/2019
Testata giornalistica: Il Messaggero
Il ministero: «Autostrade è inadempiente ma il contenzioso rischia di costare troppo»

ROMA Autostrade per l'Italia è stata «gravemente inadempiente». I presupposti per la revoca unilaterale della concessione autostradale nelle mani di Atlantia, ci sono tutti per i tecnici del Ministero dei trasporti. Ma c'è un dettaglio cruciale emerso nel documento dei tecnici pubblicato solo ieri sul sito del Mit che cambia notevolmente lo scenario disegnato nei giorni scorsi dalle parole del vicepremier Lugi Di Maio, così disinvolto nello sventolare «l'avvio della revoca della concessione». Se ieri lo stesso vicepremier ha corretto il tiro dicendosi pronto a «individuare una soluzione» è perchè l'avvio di quella tanto decantata revoca anticipata porterebbe con sè anche un alto rischio di contenzioso, troppo alto per lo Stato. E questo «potrebbe comunque consigliare una diversa soluzione», dicono gli stessi tecnici nelle ultime righe del dossier di 61 pagine, «rimessa alla valutazione politica e legislativa, volta alla rinegoziazione della stessa convenzione». Un passaggio determinante che apre uno spiraglio per una soluzione alternativa allo scontro totale.
I NODI
Dunque, è vero che il pool di giuristi chiamato dal Mit a valutare la posizione di Aspi, analizza nel dettaglio tutta la situazione, evidenziando le mancanze dal punto di vista dei controlli e della manutenzione, ma rileva anche molto altro. E cioè che rivedere daccapo le condizioni per lasciare comunque alla società la gestione delle autostrade potrebbe essere la via «consigliabile» per uscire da un ingorgo giuridico dal costo potenziale molto alto in caso di conferma della concessione ad Aspi, ma anche nel caso si debba provvedere al subentro di un altro soggetto nella stessa concessione.
Nel primo caso, ci sarebbero da considerare, oltre all'indennizzo previsto dall'art. 9 bis della convenzione, anche l'eventuale risarcimento dei danni ulteriori. Senza contare il «risarcimento del danno reputazionale» con tanto di «drastico peggioramento del rating» e «il conseguente incremento del costo per la gestione del servizio sul debito» di Aspi-Atlantia che scatterebbe in attesa del guidizio. Se infatti alla fine la revoca «fosse ritenuta illegittima», dicono gli esperti, «il Concessionario potrebbe invocare una tutela risarcitoria correlata al maggior costo del capitale subito per un fatto ingiusto imputabile all'amministrazione, per importi anche assai elevati». Insomma, lo Stato rischierebbe di rimetterci parecchio. Nessun numero, i giuristi rimandano al ministero per una eventuale quantificazione dell'importo. Ma se non si tratta dei 20-25 miliardi stimati finora dal mercato, non si andrà molto lontano, visti i toni del documento. Non solo. Anche nella prospettiva della cancellazione della concessione, dovrebbe essere riconosciuto ad Aspi «un valore di subentro» anche «di entità elevata» da parte del nuovo concessionario. Ieri il titolo Atlantia si è permesso una boccata d'ossigeno in Borsa. (+3,8%). E non è un caso, considerata la frenata di Di Maio.

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