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Data: 04/07/2019
Testata giornalistica: Il Messaggero
Sassoli, un dem guida l’Europarlamento E la Lega vota contro. L'italiano in missione a Strasburgo per umanizzare la nuova Europa. Tra Moro e Mattarella, l’ex volto del Tg1 esponente del cattolicesimo-democratico

Naturaliter mattarelliano. Cattolico-democratico. E non a caso, appena è diventato presidente dell'Europarlamento, David Sassoli ha citato Aldo Moro, uno dei suoi punti di riferimento politici e ideali di cui sa tutto e i cui scritti legge e rilegge e discute anche con gli amici a cena a Bruxelles, dove vive da 10 anni (tranne il weekend tra Roma e Sutri dove ha casa). E dunque, accingendosi a diventare l'unico italiano ai vertici delle istituzioni Ue, Sassoli osserva: «Si tratta, come diceva Moro, di vivere il tempo che ci è stato dato con tutte le sue difficoltà. Si tratta però, anche, di essere coraggiosi e fiduciosi».
Ha fatto molta gavetta in 10 anni da europarlamentare, fino a diventare vice-presidente e ora presidente dell'assemblea, e sa bene quanto le trasformazioni epocali del continente richiedano una politica saggia ma allo stesso tempo non paurosa. «Serve il massimo d'audacia», è il suo proponimento. E il nostro Paese, che stenta a inserirsi nel quadro del potere europeo e che è stato tagliato fuori dall'asse continuista franco-tedesco, ha trovato una carta imprevista in Sassoli e lui fa bene a sottolineare il tema dell'orgoglio nazionale: «Spero che l'Italia sia contenta» di questa elezione. Che ci può dare un protagonismo e una centralità di cui c'è assoluto bisogno. E il timbro Sassoli è quello di un italiano in missione per umanizzare la Ue. Per liberarla da certe rigidità che la rendono asfittica, per darle un respiro che in questi anni - non per colpa dell'Europarlamento ma per l'azione o l'inazione di altri palazzi - non ha avuto.
Il tipo - ex volto familiare del Tg1 e poi vicedirettore del telegiornale, aria da bravo ragazzo ormai 63enne, indelebile impronta scout - è rassicurante, dialogante, inclusivo. Caratteristiche che l'hanno portato dove è arrivato e custodiscono anche il senso e il sapore di ciò che vorrà essere la sua presidenza. Non sottovaluta la forza dei partiti sovranisti Sassoli, ma non li demonizza: «Il populismo si batte con la buona politica». Il che non è un'ovvietà, ma una constatazione che gli viene, oltre che dall'esperienza diretta accumulata in questi anni, dalla lettura dei libri di storia. A cominciare da quelli di storia romana, da lui prediletta, in cui l'idea civilizzatrice dell'Occidente si dipana e si sviluppa nelle pagine dei grandi autori e per lui il passato rappresenta una traccia da non perdere. Non ha ancora letto il tomone di Antonio Scurati su Mussolini, intitolato M e probabile vincitore del prossimo Premio Strega, ma si augura di farlo presto.
Intanto è il momento in cui lo chiamano tutti per i complimenti, a cominciare da Zingaretti e dagli altri colleghi del Pd. Ma è il messaggio di Mattarella quello in cui il senso nazionale, e non partitico, del successo ottenuto da Sassoli si coglie davvero: «A nome degli italiani tutti e mio personale desidero porgerle le più vive congratulazioni per la sua elezione alla presidenza del Parlamento Europeo e sentiti auguri di pieno successo nello svolgimento del suo importantissimo incarico».
LA COMPLESSITÀ
Sassoli, fiorentino, gran tifoso dei viola, due figli con la moglie Alessandra conosciuta sui banchi del liceo, soprannominato il bello della sinistra e nativo dem (Veltroni lo coinvolse nel nuovo partito), la passionaccia per la politica l'ha avuta da sempre anche se avrebbe voluto fare l'archeologo. Suo padre, parrocchiano di don Milani, era amico di Giorgio La Pira. E lui in quel cattolicesimo democratico è cresciuto, per poi diventare giornalista alla redazione romana del Giorno e quindi in Rai. Si racconta così: «Mi piace la complessità della politica, la politica vera, non le semplificazioni». Non gli piacciono i gesti spettacolari. E infatti l'altro giorno, davanti allo show degli eurodeputati inglesi pro-Brexit che hanno voltato le spalle alle note dell'inno europeo, Sassoli ha reagito: «Io davanti all'inno di ogni Paese mi metto sull'attenti». Ecco, la sua sarà una presidenza «aperta e rispettosa». E non fa che ripetere Sassoli: «Ci vuole più Europa». Ossia il coraggio di tornare all'ispirazione dei padri fondatori, per andare avanti. Il Manifesto di Ventotene il neo-presidente lo conosce quasi a memoria. E in questi frangenti gli piace ricordare il richiamo di Jean Monnet: «E' molto attuale. Diceva: niente è possibile senza gli uomini, niente dura senza le istituzioni». Per Sassoli, l'aula di Strasburgo e quella di Bruxelles sono i luoghi «dove si protegge la nostra indipendenza». Dalle ideologie, dalle lobby, dai potentati. Solo in uno spazio libero, insomma, si possono prendere decisioni libere nell'interesse generale: e il cambiamento del Trattato di Dublino sui migranti, così penalizzante per l'Italia, è uno dei primi impegni che Sassoli si è assunto. Guadagnandosi anche i complimenti di Berlusconi.
PRIMARIE A ROMA
Prima ai ora c'è stato il Sassoli - un tipo mai sopra le righe, anzi «un noioso»: autodefinizione - che si candida alle elezioni europee del 2009 come capolista nell'Italia centrale e raccoglie una valanga di preferenze (412.500). Lavora subito bene e si fa notare. Nel 2012 perde le primarie del Pd per la candidatura a sindaco di Roma, quando vinse Marino e lui si piazzò secondo davanti a Gentiloni. Si ricandida nel 2014. E diventa vice presidente del Parlamento europeo. Il Pd lo ripresenta nel maggio scorso, ed è il tris. A Strasburgo ha maneggiato particolarmente, in commissione trasporti, il cosiddetto «quarto pacchetto ferroviario», ossia la modernizzazione a livello europeo dell'intera rete, tra cui anche la Tav: di cui è sostenitore. E da vice-presidente si è battuto, dentro il bureau del Parlamento, contro gli sprechi. Esempio: perché non abolire il costoso trasporto, a bordo di decine di camion da Bruxelles a Strasburgo, di documenti ad uso dei parlamentari? Lui nell'epoca digitale ha proposto di superare il sistema della carovana, ma i deputati dopo una consultazione on line hanno decretato: «Noi preferiamo studiare i dossier sulla carta e non nei file». Ecco, si tratta adesso di togliere di mezzo tanti piccoli e soprattutto grandi conservatorismi nell'edificio Ue. E non è escluso che con un mix di garbo e fermezza, il cocktail italiano denominato Sassoli, non ci si possa riuscire.

BRUXELLES David Sassoli ce l'ha fatta al secondo colpo e nel giro di una mattinata la partita dell'europarlamentare del Pd, ex giornalista noto per aver condotto telegiornali e speciali al Tg1, si è chiusa. Per i prossimi due anni e mezzo sarà il presidente del Parlamento europeo. Poi toccherà a Manfred Weber, lo sconfitto nella partita per la Commissione europea (resterà capogruppo). Sassoli ha ottenuto 345 voti superando la maggioranza assoluta dei voti validi. Candidato del gruppo Socialisti&Democratici (Pse) è stato sostenuto dal Ppe. Forza Italia si è astenuta. Il Movimento 5 Stelle ha dato libertà di coscienza ai parlamentari. Non lo hanno votato né Lega né Fratelli d'Italia che, invece, hanno sostenuto il ceco Jan Zahradil (gruppo conservatore/sovranista) che ha preso 160. La tedesca Ska Keller, capogruppo dei Verdi, ne presi 119. La spagnola Sira Rego della Sinistra Unita 43.
L'ESPERIENZA
Alla terza legislatura sempre nelle file del Partito democratico, Sassoli non era il candidato atteso perché l'accordo raggiunto al Consiglio attribuiva quella casella sì a un socialista ma con l'indicazione dell'ex premier bulgaro Sergej Staniscev. Indicazione respinta ai mittenti (cioè i capi di stato e di governo che hanno confezionato il pacchetto delle nomine ai vertici Ue): avendo i leader respinto gli Spitzenkandidaten, i campioni dei partiti che correvano per prendere il posto di Juncker, era il minimo che potesse accadere. E Sassoli e il Pd hanno saputo giocare ottimamente le loro carte.
L'EPILOGO
L'esponente Pd ce l'ha fatta alla seconda votazione. Alla prima gli mancavano sette voti. Applausi a scena aperta, tutti in piedi per qualche minuto, il benvenuto di Antonio Tajani, presidente uscente che sarà capodelegazione di Forza Italia all'interno del gruppo Ppe. Sassoli ha parlato brevemente passando in rassegna i temi politici di fondo che dovrà fronteggiare la legislatura e indicando i rapporti politico-istituzionali tra Parlamento e Consiglio Ue, cioè tra rappresentanti eletti direttamente dai cittadini europei i responsabili di governo: «L'Europa si deve attrezzare e i governi devono trasferire un po' di potere all'Europa, devono collaborare di più». Il Consiglio europeo «ha il dovere morale di discutere la proposta del Parlamento di riforma del regolamento di Dublino perché sapete quanta tensione si crei attorno alla non gestione della questione migratoria: i cittadini giustamente si chiedono dov'è la Ue». E poi: «Il nazionalismo che diventa ideologia e idolatria produce virus che stimolano istinti di superiorità e producono conflitti distruttivi».
GLI AUGURI
Auguri da tutti anche da chi non l'ha votato. Silvio Berlusconi ha detto che Forza Italia non è soddisfatta della scelta per le nomine Ue», che includono anche l'Europarlamento, «scaturita da un accordo tra Germania e Francia: è un pacchetto compromissorio». Il M5S auspica che il neopresidente «sia sempre rispettoso di tutte le voci presenti al parlamento europeo». Poi in serata la notizia da Strasburgo che ha scatenato l'ira del vicepremier Matteo Salvini: dopo un presidente del Pd, l'Europarlamento elegge un vicepresidente del M5S, Fabio Massimo Castaldo, facendo balenare i sospetti di un accordo tra Pd e Movimento.
Un'elezione che fa gridare il Movimento al «capolavoro diplomatico» e la Lega a un «cordone sanitario messo in piedi» contro il sovranismo. E sebbene sia dal pd che dal M5S neghino, il duo Sassoli-Castaldo fa pensare perlomeno ad un patto di non belligeranza tra il M5S e il Pd, con la partecipazione attiva del Ppe. E ora, per la Lega, il timore è che il «cordone sanitario» possa portare più di un ostacolo alla «conquista» di un posto da commissario.
Auguri e complimenti per Sassoli, erano arrivati anche dall'Italia in giornata, a partire dal presidente della Repubblica Mattarella. Questo mentre Salvini non nasconde il suo scetticismo: «Vediamo come partono i nuovi vertici europei, non voglio dare pre-giudizi, spero che siano equilibrati anche se Sassoli aveva parlato di un cordone sanitario contro la Lega e i populisti, il che non mi sembra esattamente l'approccio più democratico per un presidente». Più che legittima, invece, la soddisfazione dei vertici democrat a Roma. Il primo tweet del segretario Nicola Zingaretti: «Il governo italiano ha fatto danni e ci ha isolato. Il Pd c'è e conta». E poi: «L'elezione di Sassoli è un successo dell'Italia e del Pd».

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