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Data: 06/07/2019
Testata giornalistica: La Repubblica
La Corte dei Conti avverte: Alitalia è un potenziale pericolo per i bilanci Fs. Ecco perché…

“In ordine alle operazioni di ingresso nel capitale di Alitalia, la Corte dei conti, tenuto conto dell’impatto che l’operazione in parola avrebbe su FSI, rivolge la raccomandazione già formalmente condivisa dal Collegio sindacale, di acquisire tutti gli elementi necessari per valutare la fattibilità e sostenibilità della stessa, attivando tutte le iniziative idonee a tutelare l’integrità patrimoniale del Gruppo, la continuità e lo sviluppo aziendale”. Che tradotto, suona più o meno così: Ferrovie dello Stato Italiane, occhio a quel che fate! Se decidete di comprare Alitalia, fatelo con ogni garanzia possibile.

È una raccomandazione per nulla banale né scontata quella contenuta nella “Relazione sul risultato del controllo eseguito sulla gestione di Ferrovie dello Stato Italiane Spa e del Gruppo Ferrovie dello Stato”, resa nota venerdì 5 luglio dalla Corte dei Conti. A preoccupare i massimi giudici amministrativi, la (molto probabile) possibilità che l’Unione Europea possa dichiarare aiuto di stato il prestito ponte da 900 milioni di euro concesso dal governo alla compagnia. Un conto aperto che in realtà oggi ha già superato abbondantemente il miliardo di euro, se si calcolano gli interessi maturati. Se arrivasse la mannaia della Ue, infatti, potrebbe essere messa a rischio non solo l’operazione Alitalia, ma la stessa stabilità di Ferrovie dello Stato.

La Corte ha infatti “ricordato” come ad aprile 2018 sia partita l’indagine formale della Direzione generale della Concorrenza (DG COMP) – l’antitrust europea – riguardante “due prestiti per complessivi 900 milioni di euro concessi dallo Stato italiano ad Alitalia e non ancora rimborsati (600 milioni di euro nel 2017 e 300 milioni di euro nel 2018)”.

I giudici hanno poi aggiunto come il 14 novembre 2018 si sia tenuto un incontro tra le Autorità italiane (MISE, Commissari straordinari) e la DG COMP per discutere della eventuale proroga del Prestito e della procedura di Amministrazione Straordinaria. Hanno inoltre sottolineato come, con l’emanazione del decreto-legge 135 del 14 dicembre 2018, convertito con la legge 11 febbraio 2019, n. 12, sia stata disposta la proroga del termine di restituzione a 30 giorni dalla cessione dei complessi aziendali e, comunque, non oltre il 30 giugno 2019, cioè la settimana scorsa! Un passaggio che allarma la Corte, tanto che nella relazione si legge: “la definizione di tale caso è di cruciale importanza per il Gruppo FS, per evitare il rischio, in caso di acquisto dei complessi aziendali di Alitalia, di subentrare nell’obbligo di restituzione” del debito.
Leggi di più: “Alitalia, all’inutile incontro Di Maio-sindacati il governo prende ancora tempo. Intanto la società brucia cassa”

Dal canto suo, FSI ha evidenziato che in tale ambito, elemento determinante è costituito dal requisito della discontinuità economica ed industriale tra l’impresa originaria e quella che eventualmente dovesse avere origine con l’intervento di FSI, ovvero la ventura Alitalia. Una tesi che difficilmente convincerà Bruxelles. E, infatti, la spada di Damocle della Ue è una delle principali motivazioni – che comunque sono numerose – che tengono lontani gli investitori dall’operazione. Del resto, quale operatore economico si lancerebbe nel salvataggio di Alitalia, sapendo che molto probabilmente sarà sanzionato? Probabilmente solo un investitore “forzato” dal proprio azionista, cioè lo Stato, il quale, arrancando senza un disegno chiaro, è riuscito a partorire solo l’idea di coinvolgere un gruppo sano in un’operazione ad alto rischio.

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