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Data: 09/07/2019
Testata giornalistica: Il Messaggero
Ama, più soldi dal Comune per evitare rincari dei biglietti

Aumento di 1,2 milioni del contratto di servizio che nel 2019 passerà da 6,5 a 7,7 milioni e individuazione del costo medio chilometrico in 2,17 euro. Sono le maggiori novità dell'attività di pianificazione e rilancio dell'azienda dei trasporti Ama, presentate ieri mattina dagli assessori alla Mobilità e alle Partecipate Carla Mannetti e Fausta Bergamotto, dall'amministratore unico dell'Ama Giammarco Berardi e dal consulente Augusto Equizi che ha elaborato il Piano economico finanziario (Pef) di azienda. Tra gli interventi, oltre all'implementazione degli autobus, anche la digitalizzazione dell'azienda e dei mezzi con infomobilità e bigliettazione elettronica, e una riduzione di 100 mila chilometri l'anno, eliminando corse quasi completamente inutilizzate.
«Abbiamo adeguato il contratto di servizio ai nuovi parametri che si stabiliscono attraverso l'individuazione del costo standard e contemporaneamente abbiamo dovuto redigere un Pef ha detto la Mannetti La delibera è pronta e nella prossima Giunta approveremo questo studio. Stiamo ora lavorando sull'addendum del contratto di servizio che sarà sottoposto presto all'approvazione del Consiglio. L'individuazione del nuovo costo standard avrà dei costi maggiori a carico del Comune, ma questo non farà crescere il prezzo del biglietto. Il costo standard a 2,17 euro comporterà un contributo aggiuntivo del comune di 1,2 milioni».
Intanto l'Ama ha intrapreso azioni di razionalizzazione della spesa, cercando di aumentare i ricavi. «La prima cosa che abbiamo affrontato è la vetustà del parco mezzi ha aggiunto A fine luglio arriveranno altri 4 mezzi a gasolio. Entro il 2019 avremo in dotazione 4 ulteriori bus elettrici e nel 2020 ne arriveranno altri 6. Abbiamo puntato tutto sugli investimenti anche perché i mezzi vecchi portano costi elevatissimi». Berardi ha descritto una situazione «tragica» al suo arrivo in Ama.
«Il capitale sociale era stato eroso dalle perdite cumulate dal 2016 in poi anche ammontavano a 1,9 milioni e che tuttavia sono state riassorbite dal capitale sociale che era di 3 milioni. Per il 2019, per evitare che il capitale sociale scenda al di sotto del minimo legale, bisogna fare delle operazioni che speriamo siano sufficienti. Ci siamo comunque subito attivati per prendere in mano la situazione con una ricognizione costi-ricavi comparandoli con i 3 esercizi precedenti. Siamo poi andati avanti, abbiamo fatto il piano industriale, il piano di razionalizzazione dei costi e l'amministrazione ha elaborato il Pef e il calcolo del costo standard, tra i primi a livello italiano. Siamo sulla buona strada». «Si è dovuto fronteggiare la problematica questione economico-patrimoniale ereditata e il mancato contributo regionale di 900 mila euro l'anno non erogato dal 2016. E' evidente che un milione l'anno su una società già in difficoltà incide notevolmente».

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