PESCARA Delocalizzazione e mancanza di infrastrutture adeguate sono i due fattori che potrebbero mettere in ginocchio il tessuto industriale abruzzese, costituito soprattutto dalle piccole e medie imprese che rappresentano l'indotto di grandi realtà produttive, come Sevel, Honda, Fater, Fameccanica, Dayco e Ontex, Aptar e altre per rimanere nel distretto Chieti-Pescara. L'Abruzzo è orfano di un sistema che colleghi i porti di Ortona e Vasto con quelli di Civitavecchia e Barcellona a ovest e con il porto di Ploce a est. Attraverso le infrastrutture, politiche europee che tengano conto di tutti i Paesi membri, l'aumento dei salari e una riduzione delle tasse per le imprese si gioca la partita economica dell'Abruzzo e dell'Italia secondo il presidente nazionale di Confindustria Vincenzo Boccia, che ieri pomeriggio ha partecipato a Pescara all'assemblea pubblica di Confindustria Chieti Pescara. «Il rischio per la Sevel, così come per le altre imprese del territorio di delocalizzare la produzione verso Paesi dell'est esiste e - conferma Boccia - resterà alto e probabilmente si concretizzerà se non si amplieranno le infrastrutture e se la politica regionale e nazionale non farà squadra con quella degli altri Paesi europei per rivendicare il ruolo centrale dell'Europa nella produzione. Bisogna poi puntare sui giovani, sulla loro formazione e sul loro potenziale, che va coltivato in questo Paese con contratti a tempo indeterminato e con salari più alti».
Cruciale per Boccia anche il ruolo del Commissario europeo e l'esercizio del potere esercitato dall'Italia. «Appena si è allontanato- continua- il rischio infrazione per l'Italia, lo spread è sceso, segnale che in Europa dobbiamo far sentire di più la nostra voce. Poi dobbiamo pensare a come attrarre investitori, invece spesso noi facciamo il contrario, e l'Ilva di Taranto ne è un esempio lampante. Noi imprenditori dobbiamo fare squadra, anche con i colleghi europei, e far sentire di più la nostra voce alla politica, diversamente non saremo in grado di continuare ad essere il secondo paese manifatturiero in Europa e la settima potenza mondiale, abbiamo di fronte due giganti come Cina e Usa e noi Europei dobbiamo essere compatti per contrastare queste due potenze economiche e demografiche».
Batte sulla tecnologia e sul sistema delle infrastrutture anche il presidente di Confindustria Chieti Pescara, Silvano Pagliuca, che spiega: «Il cambio di autorità portuale per i porti abruzzesi da Ancona a Civitavecchia è assolutamente possibile anzi auspicabile, perché Civitavecchia è un porto della rete trans-europea dei trasporti e pertanto la Zes (Zona economica speciale) Abruzzo può collegarsi perfettamente al porto laziale. Chi sostiene il contrario, sostiene il falso.
Conndustria Chieti-Pescara, Unindustria Lazio delegazione di Civitavecchia e le tre sigle sindacali regionali Cgil, Cisl e Uil unitamente alle altre organizzazioni datoriali sono già intervenute diverse volte, sollecitando la Regione e difendendo questi principi. La trasversalità tirreno-adriatica aveva già incassato peraltro il sostegno dei governatori di Abruzzo e Lazio, D'Alfonso e Zingaretti, in una lettera di intenti del 24 febbraio 2016. Il 25 maggio di quest'anno il Mise, in riferimento al trasferimento dell'Autorità portuale, ha inviato richiesta alla Regione affinché venisse confermato l'intendimento da parte del presidente Marsilio. Insomma la partita del sistema portuale e del suo eventuale naufragio è nelle mani della politica regionale e di Marsilio. Ieri di politici, a parte il sindaco di Pescara, Masci, non c'era traccia, ma c'era il Consiglio.